Alcuni lo chiamano già «l’altro direttore». Qualcuno dice che così è troppo, ma tutti convergono che è lui a tenere in piedi la baracca. Fatto sta che al Tg2 tutti guardano al vicedirettore Alfonso Samengo.
Calabrese di discendenza democristiana, ha in curriculum un passaggio a Rai International, poi un incarico da caporedattore a Cosenza e infine lo sbarco a Rai parlamento. 

È lì che ha conosciuto il suo dante causa, Antonio Preziosi, già direttore di quella rete. Quota Forza Italia, anzi quota Antonio Tajani, fa trasparire la sua fede in quasi ogni edizione del notiziario, mettendo in piedi una Tajaneide (per dire, 38 minuti relativi al soggetto misurati dall’Osservatorio di Pavia ad aprile, più di ogni altro telegiornale) che può solo far felice il suo leader politico di riferimento. 

Ma nonostante la nuova veste grafica che verte verso il bianco e cancella quasi tutto il rosso che caratterizza da sempre la testata, gli ascolti continuano a colare a picco.

La sera arranca intorno al 5 per cento di share, lontano dal Tg3 e lontanissimo dalla rete ammiraglia. Dopo una lenzuolata di nomine a inizio anno, il direttore non ha ancora trovato il modo di invertire la tendenza, ma può contare sul suo fedele scudiero. 

«Chiedi a Samengo» è diventata ormai la frase più ricorrente in redazione. Spesso sono rogne, ma c’è già chi preferisce rivolgersi a lui per risolvere i propri problemi, invece di passare per il tajaneo.

Vecchia scuola Rai, qualcuno lo definisce addirittura affettuoso. Sta di fatto che è l’unico in cui Preziosi ripone la propria fiducia. La scorsa primavera, Dagospia li aveva pizzicati a fare le “vasche” a Saxa Rubra, avanti e indietro mentre aspettavano indicazioni dalla politica, già con la prospettiva dello sbarco al Tg2. Sempre in due, tanto da guadagnarsi il perfido soprannome di “Ronda”. 

Quanto vale un buon vice

Da poco, poi, al Tg2 – già regno di Gennaro Sangiuliano prima che diventasse ministro – è andato in pensione Carlo Pilieci, a detta di tanti uno dei migliori uomini-macchina in Rai, sbarcato al notiziario sotto la direzione di Mauro Mazza, che lo scippò al Tg1.
E allora di Samengo c’è ancora più bisogno, visto che gli altri vicedirettori hanno altri talenti (e con nessuno c’è lo stesso feeling): Elisabetta Migliorelli e Fabrizio Frullani, graditi ai Fratelli d’Italia, Massimo D’Amore in orbita Pd che però si occupa soprattutto del Tg2 Post o Maria Antonietta Spadorcia, quota Lega, promossa ai tempi di Sangiuliano. A sostituire Pilieci – attribuito a Forza Italia ma considerato un “laico” – dovrebbe essere un nome in arrivo da fuori.

Intanto Samengo, nato democristiano come Preziosi ma poi fulminato sulla via salviniana, è diventato anche punto di riferimento di tante rubriche e speciali che gravitano intorno al giornale.

Su tutti, il Tg2 Italia, il notiziario che va in onda in tarda mattinata, che ha rafforzato attingendo al personale di altre redazioni per renderlo più vivace in un giornale a cui dello spirito innovativo che lo caratterizzava in altre epoche è rimasto poco. In capo a lui sono finite anche diverse altre rubriche precedentemente in mano a colleghe poi andate in pensione.

Più casualità che strategia, dicono in redazione, ma fatto sta che senza Samengo, a questo punto, il Tg2 non sta più in piedi. Le manie di protagonismo non sono proprie del personaggio, racconta chi lo conosce bene, si tratta più di lealtà e di tentare di salvare il salvabile. Intanto per Preziosi si citano anche orizzonti più elevati: Forza Italia paga una fase di grave carenza di nomi da indicare nelle trattative per l’assegnazione di nuovi incarichi. E l’ex direttore di Rai Parlamento può essere l’uomo giusto nel momento giusto. Che il Tg2 continui a essere in crisi nera è secondario. 

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