È terminato poco fa il vertice del centrodestra sul Quirinale in cui i leader del centrodestra hanno convenuto sulla candidatura di Silvio Berlusconi come presidente della Repubblica. 

«I leader della coalizione hanno convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono», si legge nel comunicato finale, dove chiedono anche di «sciogliere la riserva fin qui mantenuta» del fondatore di Forza Italia, che in realtà sta facendo opera di convincimento tra i parlamentari già da un po’ con la sua «Operazione Scoiattolo». 

«Su questa indicazione, le forze politiche del centro-destra lavoreranno per trovare le più ampie convergenze in Parlamento e chiedono altresì ai Presidenti di Camera e Senato di assumere tutte le iniziative atte a garantire per tutti i 1009 grandi elettori l’esercizio del diritto costituzionale al voto» si legge ancora nel comunicato, una presa di posizione che pesa, considerato il rifiuto del Pd di Enrico Letta e quello arrivato nell’assemblea di giovedì sera dei Cinque stelle di prendere in considerazione una trattativa sulla figura di Berlusconi.

Il secondo passaggio, quello che fa riferimento alla garanzia di voto, viene letta da alcune voci del centrodestra come una rassicurazione nei confronti della fetta di parlamentari isolani che non hanno intenzione di sottoporsi al vaccino e rischiano quindi di essere tagliati fuori dal voto perché non possono raggiungere Montecitorio. 

Già qualche giorno fa, Vittorio Sgarbi, reclutatore dei peones per conto di Berlusconi, aveva dichiarato ai giornali d’aver messo nel mirino i voti dei parlamentari No-vax. Secondo il deputato, se non avessero modo di accedere al voto, infatti, Berlusconi potrebbe anche arrivare a sindacare sulla validità della consultazione.

I leader di Fratelli d’Italia e Lega, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, si sono riuniti a Villa Grande, la residenza romana di Silvio Berlusconi. Insieme a Meloni c’era anche il senatore Ignazio La Russa. Per Cambiamo! ha partecipato Luigi Brugnaro, assente invece presente il presidente della Liguria Giovanni Toti. Siedono al tavolo anche Antonio Tajani, Gianni Letta, Lorenzo Cesa (Udc) e Maurizio Lupi di Noi con l’Italia. A margine dell’incontro i leader hanno confermato a nome dei loro partiti di essere impegnati, in vista delle future elezioni politiche, a non modificare l’attuale legge elettorale in senso proporzionale.

Le reazioni

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Dall’alleanza di centrosinistra arrivano le prime reazioni, non positive, alla decisione del centrodestra. Il vicepresidente del M5s Mario Turco ha spiegato che «per noi la convergenza su Berlusconi è impossibile». Pochi minuti prima dell’annuncio, il presidente Giuseppe Conte da parte sua aveva ribadito che «fino all'ultimo rivolgeremo un appello alle forze di centrodestra perché non insistano su una candidatura di parte». Anche dal Pd arrivano reazioni di delusioni per il merito e preoccupazione per le implicazioni che questa scelta può avere.

Se il centrodestra insisterà sulla candidatura del fondatore di Forza Italia, infatti, il centrosinistra dovrà scegliere con attenzione come comportarsi alla quarta votazione, quando il quorum scende e per essere eletti basta la maggioranza semplice. Il segretario dem Enrico Letta aveva annunciato nei giorni scorsi di aver valutato anche la possibilità di boicottare il voto alla quarta chiama, ma il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ha definito in queste ore questa opzione «rischiosa». 

In mattinata, la manifestazione in vista del voto alle elezioni suppletive di Roma per la candidata Simonetta Matone è diventata occasione di dichiarazioni.

Salvini: centrodestra compatto

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Il leader della Lega Matteo Salvini ha già lanciato un appello agli alleati di centrodestra. "Sul Quirinale il centrodestra voterà dall'inizio alla fine in maniera compatta", ha detto, aggiungendo che "nessuno può mettere veti, rinnoverò il mio invito a Conte, a Renzi, a Letta a incontrarci". Insomma, rimane nel mezzo, non allontanando l’ipotesi di un piano B, oltre Berlusconi.

Aggiunge però che “Saremo in 210 e in 210 voteremo, se Berlusconi deciderà di scendere in campo, saremo il partito più compatto e granitico", visto che "per trenta anni è stato il centrosinistra a dare le carte, ora il centrodestra può avere una occasione storica di fare una scelta di livello che non sia di sinistra".

Il vertice si svolgerà a ora di pranzo e Berlusconi dovrà convincere gli alleati Salvini e Meloni, oltre ai centristi di Giovanni Toti, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa, che la sua caccia ai voti di queste settimane è stata fruttuosa.

Gasparri: Berlusconi deve avere pieno sostegno

Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, chiede che dal vertice esca una indicazione di pieno sostegno alla candidatura al Colle di Silvio Berlusconi, ricordandone i meriti come premier e come leader del centrodestra. “Dobbiamo andare avanti su questa strada, forti dell'esperienza accumulata da Berlusconi e cercando nel Parlamento la maggiore condivisione possibile. Ma non c'e' nessuno che possa individualmente mettere un timbro su una singola persona per definirla divisiva o unitaria”.

Sgarbi: «Oggi ho raccolto altri 5 voti»

Intanto, proseguono anche i movimenti per assicurare i voti necessari all’elezione. «Oggi è andata bene, ho trovati altri cinque nuovi parlamentari pronti a votare Berlusconi al Colle...»., dice Sgarbi, considerato uno degli intermediari quirinalizi del fondatore di Forza Italia in parlamento, all’AdnKronos poco prima dell’inizio della riunione dei leader del centrodestra a Villa Grande

«Personalmente, compresi i 5 di stamattina, ho raccolto 15 parlamentari in più e siamo partiti da più di una settimana» con quella che è stata ribattezzata l'operazione scoiattolo. «Questo significa che oggi sono più sollevato di ieri...», dice fiducioso Sgarbi, che però dice di aver anche individuato 12 parlamentari di centrodestra che non voteranno mai Berlusconi.

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