- Silvio Berlusconi è stato indicato dai leader del centro destra come candidato alla Presidenza della Repubblica e invitato a sciogliere la riserva. Nuova verifica sui numeri la prossima settimana.
- Matteo Renzi lo interpreta come “un passo indietro”. Gli altri leader raccontano che il Cav è sembrato “meno irragionevole”. Ma esiste una strategia subordinata se non si trovassero i voti? Per ora non c’è.
- Per sostenere la candidatura di Mr B. Augusto Minzolini e Maurizio Lupi evocano il precedente di Romano Prodi. Ma il leader dell’Ulivo fu impallinato dai franchi tiratori del centro sinistra: i famosi 101.
La coincidenza della lingua in effetti risolverebbe ogni problema. Ieri il centro destra ha formalizzato la sua strategia per il Quirinale e il titolista del quotidiano Il Tirreno ha trovato la soluzione perfetta per presentare icasticamente le decisioni prese: Quirinale, parte il piano B.
In cui B. sta sicuramente per Silvio Berlusconi e tuttavia, dà conto anche di questo significato: per come è stata presentata, la candidatura non ha l’abbrivio di una decisione presa una volta per tutte. Non ancora è una candidatura definitiva, anzi. Matteo Renzi è arrivato a commentare: «La candidatura del Cavaliere ha fatto un passo indietro».
Dice Libero: Silvio c’è (i voti forse) , ancora più scettico il Quotidiano Nazionale: Berlusconi candidato in stand by. Il Corriere della Sera lascia in sospeso: Berlusconi alla prova dei voti. Certo sui quotidiani di stamattina ci sono anche i fan e gli entusiasti, come Il Giornale: Il centrodestra sceglie Silvio. E gli inorriditi oppositori, come il manifesto: Povera patria. E Il Fatto: “Figura adatta”.
MR B. CANDIDATO A METÀ
Sì, ma allora che cosa hanno davvero deciso ieri i leader nella riunione di Villa Grande? Cronache, interviste e reazioni interpretano i due comunicati prodotti dal vertice del centro destra, riunitosi subito dopo i funerali di David Sassoli.
Prima notizia che ritorna: il Cav “finalmente si è dimostrato meno irragionevole” (frase anonima di un big riportata da Marco Cremonesi e Paola Di Caro sul Corriere). In sostanza il Berlusconi macchietta delle telefonate insieme a Sgarbi che chiama i grandi elettori un po’ a casaccio ha lasciato il posto all’imprenditore concreto che sa far di conto.
Al Cav mancano 55 voti, già sulla carta, per essere eletto alla quarta votazione. Seconda notizia: Berlusconi ha sedotto Giorgia Meloni e Matteo Salvini perché firmassero un comunicato in cui si chiede a lui di candidarsi, quantomeno di verificare se ci sono i consensi.
Terza notizia: ma c’è un piano B, una subordinata, una strategia alternativa? No. Non ufficilamente. Altra battuta anonima di un leader raccolta dalla Stampa: «Il problema è che se ci facciamo menare per il naso fino alla quarta votazione poi non c'è un "piano B" del centrodestra, ma il piano A della sinistra». E si torna così alla sintesi del titolista del Tirreno: il piano B per ora coincide col piano, cioè con la candidatura di Silvio Berlusconi.
IL RISCHIO DI FINIRE COME PRODI
Se quella di Silvio Berlusconi è una partenza a metà, l’ombra che ritorna in tanti commenti e interviste è quella di Romano Prodi. Lo evoca Augusto Minzolini nel suo commento in prima pagina, per dire che è del tutto legittima la candidatura del Cav.
Lo cita Maurizio Lupi nell’intervista alla Stampa con lo stesso intento: “Berlusconi è la persona che più rappresenta la storia del centro destra”. Già, ma Prodi fu bruciato perché impallinato da 101 franchi tiratori. Non sarà che alla quarta votazione anche Silvio farà la fine di Romano? A quel punto piani B disponibili non ce ne sarebbero più.
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