L’attesa è tutta per martedì prossimo. Quel giorno, Giorgia Meloni dovrebbe incontrare Matteo Salvini e Antonio Tajani per far partire il rinnovo della governance Rai. Rompendo così gli indugi che paralizzano l’azienda da alcune settimane, complicando qualsiasi cosa e favorendo numerosi incidendi di percorso.

Su tutti quello del direttore di Rainews 24, Paolo Petrecca, la cui passione per Pomezia – a cui è stata dedicata l’apertura del notiziario la sera delle legislative francesi – è stata difesa a spada tratta dall’amministratore delegato, Roberto Sergio.

Ieri Petrecca si è beccato anche una condanna per comportamento antisindacale durante lo sciopero dello scorso 6 maggio, per non aver dato lettura del comunicato. Assolto invece il direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, che pure aveva messo in piedi un’edizione straordinaria.

La lettera di “difesa” di Sergio, inviata alla presidente della Vigilanza, Barbara Floridia, sarà discussa martedì dalla commissione. La Rai vorrebbe archiviare la pratica francese il prima possibile, ma l’ad ha anche colto l’occasione per rimproverare la presidente Marinella Soldi. Accusandola di aver creato un danno d’immagine all’azienda con le sue critiche.

Stessa colpa che le aveva attribuito già durante il caso Bortone. La richiesta di collaborazione arrivata come replica da Soldi sono parole al vento, il sentimento che predomina è il sollievo che questo anno da incubo sia ormai arrivato alla fine. I bisticci tra i vertici gettano ombre lunghe sull’atmosfera a viale Mazzini, dove il tempo scorre lento in attesa di un gesto di Meloni.

Lo attende soprattutto Giampaolo Rossi che dovrebbe ottenere il posto di Sergio. Il rapporto tra l’attuale direttore generale e la premier, negli ultimi mesi, è stato altalenante. Ma alla fine Meloni avrebbe ritrovato la fiducia nel suo “Bussola”, come Rossi era soprannominato ai tempi della militanza nella sezione di Colle Oppio. Anche “Spugna” Giovan Battista Fazzolari e “Delfino” Francesco Filini convengono, non c’è alternativa.

Sulla sfondo resta comunque la possibilità che alla fine si punti su un manager esterno. Il nome che circola è sempre quello di Luigi Gubitosi, ma per i Fratelli d’Italia è e rimane un corpo estraneo, non ha nemmeno un soprannome da militante.

A voler velocizzare le operazioni è anche Salvini che, pur avendo a disposizione pochi nomi spendibili, ha già promesso ai suoi di chiedere lumi alla premier.

Intanto la sua pattuglia parlamentare continua a pungolare i meloniani: dopo la proposta di tagliare progressivamente il canone compensandolo con la pubblicità, la senatrice Tilde Minasi ha chiesto conto delle spese della direzione Approfondimenti degli ultimi cinque anni.

Peccato che la direzione Approfondimenti – oggi guidata dal meloniano Paolo Corsini – non esistesse cinque anni fa. Ma al referente di Salvini in Rai Alessandro Morelli (e al suo braccio destro Giovanni Alibrandi) non importano i dettagli.

I palinsesti

Così, il carrozzone un po’ malconcio del servizio pubblico si avvia verso la presentazione dei palinsesti autunnali. L’appuntamento è per venerdì prossimo. E chi sospettava che Sergio non volesse far suo il palco di Napoli resterà deluso. Complice la dilatazione delle tempistiche, quella che doveva essere la prima uscita pubblica del “Bussola” incoronato, sarà ancora la scena dell’ad inaspettato. Tutto il resto è noia.

Dai palinsesti nessuno si aspetta fuochi d’artificio. Le cartucce a disposizione sono già state sparate tutte. Per il resto, riconferme e nozze con i fichi secchi: approfondimento ridotto all’osso e lontano anni luce dai talk di Mediaset, che Meloni sembra prediligere per le sue interviste fiume provocando una certa frustrazione in Rai; Fiorello fermo per un anno e Discovery che inizia a disporre di un bel parterre di talenti. Ultimo acquisto, Belén Rodriguez. Ma lo show di Napoli – non è ancora certa la partecipazione né della presidente Soldi, né dei due consiglieri Simona Agnes e Igor De Biasio – è solo l’antipasto. Il vero banchetto sarà la nuova tornata di nomine interna all’azienda.

I leghisti, pur meno forti di Forza Italia sulla carta, a domanda rispondono combattivi e in mancanza di un nome per il posto da dg ripropongono sempre gli stessi tre volti per una delle due direzioni di genere attualmente in capo a FdI: Angela Mariella, Francesco Giorgino e Milo Infante.

Non è un caso che nell’accusa al «resto dell’azienda» di avere lasciato solo Sergio, avanzata dalla Lega, vengono chiamati in causa la direttrice dell’offerta informativa Monica Maggioni e Corsini agli Approfondimenti. A scalare, potrebbe muoversi il resto, anche se a ragionare oggi sul tetris degli incastri si sfiora la divinazione.

Anche perché i tre colonnelli neri di Mazzini sono intoccabili: Corsini si è blindato con la sua professione pubblica di fede meloniana, Petrecca è indifendibile ma potrebbe trovare un altro incarico mentre Angelo Mellone gestisce molti di quei programmi che fanno ancora ascolti. Nella trattativa che verrà il “Bussola” dovrà mostrare di avere la situazione in pugno e non cedere troppo terreno. Il modo di infilare il voto nel calendario di luglio c’è ancora. Garantirebbe alla maggioranza la possibilità di proporre i suoi vertici anche fra tre anni, quando la legislatura non sarà ancora finita.

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