La ministra dell'Agricoltura e capodelegazione di Italia viva nel governo, Teresa Bellanova, in un'intervista a Repubblica interviene sulla norma sul Recovery plan proposta da Conte «Se dovesse passare così com'è, si darebbe il via libera a una sorta di esautoramento delle funzioni e del ruolo dello stato»
«Giuseppe Conte va avanti se non governa contro il parlamento: non siamo una repubblica fondata sui Dpcm né sulle task force». Così la ministra dell'Agricoltura e capodelegazione di Italia viva nel governo, Teresa Bellanova, in un'intervista a Repubblica.
Se la norma sulla cabina di regia sul Recovery plan proposta da Conte «dovesse passare così com'è, si darebbe il via libera a una sorta di esautoramento delle funzioni e del ruolo dello stato. Il testo, inviato nella notte tra domenica e lunedì e illustrato lunedì mattina, commissaria i ministeri, la pubblica amministrazione, le regioni. Assegnando rilevanti poteri sostitutivi a sei responsabili di missione, che verrebbero scelti esclusivamente sulla base di conoscenza personale, e a trecento altri tecnici individuati con lo stesso metodo, liberi peraltro da quelle responsabilità che costituzionalmente sono in capo alla pubblica amministrazione. Aggiungo che il premier non può dire “ce la chiede l'Europa” e poi essere smentito dalla stessa Ue: così si diventa inaffidabili.
Quella norma va ritirata. Progettazione, attuazione, capacità di spesa vanno insieme. Se Conte insiste, non so cosa pensano gli altri partiti, so per certo che se la proposta è inserita in un decreto legge, Iv voterà contro in Cdm e in parlamento lavorerà senza sconti per modificarlo. Se malauguratamente dovesse essere presentato surrettiziamente un emendamento al Bilancio, ci costringerà a votare contro la legge di Bilancio», aggiunge Bellanova.
«Mi auguro che la maggioranza sappia dimostrare di avere i numeri in parlamento. Tutti i voti in più che dovessero arrivare sono assolutamente benvenuti. Ma il problema non si risolve solo con l'approvazione della riforma. Il Mes significa anche utilizzare, e farlo quanto prima, quei 37 miliardi che ci metterebbero in condizione di garantire una maggiore qualità dell'assistenza sanitaria ai cittadini e alle cittadine italiane», prosegue Bellanova, «non abbiamo firmato la risoluzione di maggioranza perché prima vogliamo sentire se Conte nel suo intervento alle Camere rispetta i patti sul Mes».
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