L’eco della manovra si fa sentire ancora. Complice le giornate di vacanze (post) natalizie, Matteo Renzi, in versione Cavaliere Nero di Proietti, ha rilanciato la battaglia contro il governo. Dopo lo show al Senato, in cui ha appunto citato il personaggio del comico romano (a cui, per definizione, non bisogna rompere il c...) il leader di Italia viva ha ribadito il concetto espresso nell’intervento in aula: «La norma che le sorelle Meloni hanno voluto contro di me è illiberale», ha scritto sui profili social. 

«Per la prima volta in 70 anni di storia repubblicana il capo del governo esige una legge ad hoc contro un dirigente dell'opposizione. Non era mai accaduto prima. Stupisce il silenzio dei liberali», ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio. Nel suo inner circle garantiscono che è solo l’inizio di uno scontro durissimo con l’esecutivo di Giorgia Meloni. 

L’asse Lega-Renzi

Renzi, dopo essersi scatenato con Ignazio La Russa, è uscito ringalluzzito anche dalla vicinanza manifestata dalla Lega, prima dall’intervento del capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, («Renzi non ha tutti i torti», ha detto in riferimento alla norma) e poi dalle parole in privato – riportate dal Fatto quotidiano – del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Non ho capito quella norma», avrebbe detto.

Così come dentro Forza Italia monta un certo imbarazzo. Renzi ha sostenuto che Silvio Berlusconi si sarebbe ribellato nei confronti della misura che colpisce prima di tutto l’ex premier. E qualcuno nel partito azzurro, in privato, ha concordato.

La disposizione, inserita nella Legge di Bilancio, prevede che il divieto di percepire utilità da attività all'estero. «Il divieto non si applica nel caso di compensi non superiori a 100.000 euro annui – previa autorizzazione rilasciata dai rispettivi organi di appartenenza secondo le procedure interne», specifica la norma.

Inoltre, come spiega il dossier predisposto dalla Camera, «il compenso percepito in violazione di tale divieto – e ferma restando ogni altra responsabilità dei soggetti interessati – deve essere versato, entro 30 giorni dall’erogazione, all’entrata del bilancio dello Stato per essere destinato al fondo di ammortamento dei titoli di Stato e in caso di mancato versamento, si prevede l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria di importo pari al compenso percepito».

Insomma, le risorse eccedenti vanno all’erario oppure scatta una multa.

L’allarme sulla povertà educativa

Tra i tanti nodi emersi in queste ore, c’è la questione sociale che la manovra sembra ignorare. «Non è stato inserito il necessario aumento del tetto al 5 per mille: in questo modo non viene rispettata la volontà dei contribuenti», denuncia la portavoce del Forum Terzo settore, Vanessa Pallucchi. Inoltre, sottolinea, «per la povertà educativa minorile, una delle grandi emergenze nazionali, non viene rifinanziato il Fondo nazionale».

Insomma, «quasi nessuna delle nostre proposte per la Legge di Bilancio è stata accolta e a pagarne le conseguenze saranno non solo i soggetti della solidarietà, penalizzati anche dalla nuova norma che impone un tetto agli investimenti sociali, ma anche i più fragili, già colpiti dalle emergenze sociali», è la posizione del Terzo settore.

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