Roberto Cingolani per l’Antitrust non è incompatibile. L’ex ministro della Transizione ecologica del governo Draghi, in passato comparsa della Leopolda di Renzi, sarà nominato così come indicato dal ministero dell’Economia e delle Finanze amministratore delegato di Leonardo e forse anche direttore generale, nonostante fino a pochi mesi fa fosse il titolare di un dicastero.

L’assemblea degli azionisti e il nuovo Cda si preparano così a promuovere il chief technology officer, passato da una parentesi ministeriale in aspettativa «fino a fine mandato», e già “rincasato” all’indomani della caduta del governo Draghi.

Giorgia Meloni lo aveva recuperato subito anche come consulente a titolo gratuito in materia energetica del governo. Una consulenza specifica per Palazzo Chigi, visto che al ministero dell’Ambiente e dalla sicurezza energetica nessuno ci ha più avuto a che fare. È bastato comunque per far crescere la fiducia nell’ex ministro, al punto tale che il governo Meloni ha deciso di affidargli la partecipata che opera nel settore della difesa e dell’aerospazio.

La questione dell’incompatibilità

(laPresse)

Il ministero dell’Economia ha ribadito a Domani che la nomina è stata indicata a fronte del fatto che a loro giudizio non ci sarebbe stato alcun problema di compatibilità. Al contrario, Angelo Bonelli, leader di Europa Verde, partendo dalla legge sul conflitto di interessi che impedisce ai ministri di assumere incarichi in aziende di settori da loro precedentemente regolamentati nei 12 mesi successivi alla cessazione del loro mandato, ha presentato un reclamo.

Ma le sue argomentazioni, che vanno dalle autorizzazioni ambientali concesse a Leonardo, al Piano nazionale di ripresa e resilienza di cui Cingolani si è occupato da ministro, non hanno convinto l’autorità.

Nel testo di risposta, che Domani ha avuto in esclusiva, si legge: «Per quanto riguarda le incompatibilità, non emerge alcuna connessione fra l'attività istituzionale svolta dall'ex ministro Cingolani con i settori in cui opera prevalentemente la società Leonardo, attinenti al settore militare e della difesa». Prima motivazione.

Le autorizzazioni concesse a Leonardo di tipo ambientale, prosegue l’Antitrust, non sono ancora una volta un motivo sufficiente: «Adottate nell'ambito dell'attività istituzionale attribuita ope legis al citato dicastero dell'ambiente».

Nemmeno il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un problema: «Circa la partecipazione del Ministro dell'ambiente alla Cabina di regia per l'attuazione del Pnrr, posto che essa svolge una funzione di indirizzo e coordinamento, si rileva che la partecipazione ad organi collegiali è ritenuta rilevante da parte dell'autorità solo ai fini dell'eventuale conflitto di interessi dell'interessato. Per quanto concerne, invece, le incompatibilità post-carica, l'autorità ha fatto riferimento all'attività del titolare di carica in quanto tale e non in quanto componente di un organo collegiale», e anche in questo caso sottolinea che non ci sarebbe sovrapposizione di competenza.

E così l’autorità, nella riunione del 2 maggio, «ha deliberato di archiviare la segnalazione in esame».

Bonelli non è convinto: «Trovo discutibile che chi come Cingolani ha gestito e programmato il Pnrr che avrà come beneficiario la Leonardo non sia in conflitto come la legge prevede».

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