Gli attivisti hanno gridato «sul mio corpo decido io» e «fuori lo Stato dalle mie mutande». 29 denunce da parte della Digos. Montaruli si è messa a urlare contro il direttore del Salone: «Vergognati, come fai a dire che questa è una contestazione legittima, con tutti i soldi che pigli?». Sui social le hanno fatto notare che è stata condannata per peculato. Schlein difende Lagioia e la contestazione, per Meloni «inaccettabile»
Al Salone del Libro di Torino la ministra alla Famiglia Eugenia Roccella è stata contestata al grido di «sul mio corpo decido io» e «fuori lo Stato dalle mie mutande», in riferimento al diritto all'aborto. Appena ha iniziato a parlare del suo libro Una famiglia radicale le attiviste hanno dato il via alle proteste fino a quando Roccella ha chiesto un confronto pubblico, invitando chi protestava a spiegare le proprie ragioni. Una portavoce è quindi salita sul palco per leggere un comunicato. Il gruppo era formato da componenti di Extinction Rebellion, l’associazione ambientalista, e Non una di meno, che difende i diritti delle donne.
La ministra però non ha approvato il loro punto di vista: «Lottate contro l’utero in affitto insieme a noi - ha replicato rivolta ai ragazzi - contro la mercificazione del corpo delle donne, lottate contro un mercato razzista dove i figli delle donne nere costano meno di quelle bianche». Il direttore del Salone del Libro uscente, Nicola Lagioia, ha parlato di contestazione legittima in democrazia e ha invitato le due parti a trovare un modo di dialogare tra loro, ma è stato a sua volta contestato dalla deputata di Fratelli d'Italia, Augusta Montaruli. L’esponente di punta di FdI gli ha urlato a più riprese: «Vergognati, come fai a dire che questa è una contestazione legittima con tutti i soldi che pigli?».
Sui social le hanno fatto notare che l’ex sottosegretaria ha lasciato il suo ruolo al ministero perché è stata condannata per peculato, reato commesso quando era consigliera della regione Piemonte.
Meloni e Schlein
La ministra Roccella ha raccolto la solidarietà dei suoi colleghi di governo e di maggioranza, dal ministro Matteo Salvini (Lega) al vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (FI). Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni «inaccettabile e fuori da ogni logica democratica» quanto accaduto.
Alla fine la ministra si è detta addolorata con un post su Facebook: «Mi ha colpito, e sinceramente mi addolora, che delle donne abbiano impedito ad altre donne di parlare, presentando un libro che parla molto di donne e di femminismo, e che avrebbe stupito quelle ragazze, se lo avessero letto». Avrebbe dovuto presentare il suo libro allo stand della Regione Piemonte, insieme all'assessore Maurizio Marrone (FdI) e all’avvocata Annamaria Bernardini de Pace (di recente legale anche della premier Giorgia Meloni). «Come è andata a finire probabilmente lo sapete tutti. Quello che mi ha colpito, però, non è soltanto la totale chiusura al confronto, al quale io mi ero detta fin da subito disponibile invitando sul palco i contestatori per poter interloquire con loro», ma «il fatto che si sia impedito ad altri di parlare e di presentare un libro… nel Salone del Libro».
Il leader di Italia viva Matteo Renzi ha citato in suo favore Pier Paolo Pasolini, è stata vittima del «fascismo degli antifascisti».
In serata la segretaria del Pd Elly Schlein intervenendo a InOnda su La7 ha invece difeso Lagioia: «In un democrazia chi sta la potere o fa politica deve mettere in conto che ci siano contestazioni, che ci sia il dissenso». Per Schlein è stato piuttosto «surreale» attaccare Nicola Lagioia «per avere cercato di costruire un dialogo con chi stava contestando». È l’esecutivo, secondo la leader del Pd, che ha problemi col dissenso. Intanto si moltiplicano gli episodi, sempre oggi il ministro Matteo Salvini è stato contestato durante la sua visita in Emilia-Romagna.
La Digos di Torino, che era intervenuta a identificare i contestatori, ha denunciato 29 persone per violenza privata.
© Riproduzione riservata