- La ministra della Famiglia ha presentato in parlamento le linee programmatiche della sua attività al ministero. Ampio spazio alla natalità, che Roccella vuole spingere tornando a rendere attraente la prospettiva di maternità.
- Per Roccella non bisogna «rendere uguale ciò che è diverso» e la ministra, più che prevedere una migliore ripartizione dei compiti genitoriali, vuole valorizzare la maternità.
- Oltre a non lasciare più sole le puerpere per evitare tragedie come quella del Pertini, Roccella chiede un codice deontologico per favorire il reinserimento lavorativo.
La ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, ha presentato oggi davanti alle commissioni Affari sociali, Lavoro e Affari costituzionali riunite alla Camera le linee programmatiche che ha intenzione di perseguire nella sua attività al ministero.
Roccella, nota per le sue posizioni conservatrici su argomenti come aborto e fine vita, ha messo al centro del suo programma la natalità, tema che ha fatto aggiungere anche alla denominazione ufficiale del ministero. Di qui la lunga parte della presentazione sul tema e le misure che la ministra ha in mente per contrastare l’«inferno demografico», come lo chiama lei.
Libertà di procreare
«Le donne italiane non sono effettivamente libere di avere figli se lo desiderano. Anzi, nonostante lo desiderino» ha detto Roccella, e mette in campo la sua soluzione: «Restituire valore sociale alla maternità».
Per la ministra le madri sono al centro del progetto e vanno guardate non soltanto come genitore, ma valorizzano “il materno”. «Poiché, come è stato detto, è ingiusto trattare in modo diverso persone uguali ma è ingiusto anche trattare in modo uguale persone diverse, pari opportunità significa anche riconoscere la specificità del materno».
Un punto di vista che si declina in un’interpretazione comunitaria della procreazione, perché «un figlio non è un fatto privato. Un figlio ha riflessi sulla vita della comunità, garantisce il futuro, la coesione intergenerazionale, la tenuta del welfare. Dunque, chi lo genera e se ne prende cura lavora per tutti. È a questo che ci si riferisce quando si parla di valore sociale della maternità. Potremmo definirlo un lavoro “socialmente utile”» ha detto la ministra.
Per Roccella, è importante che la maternità torni a essere un obiettivo desiderabile per le donne, e vuole incoraggiare un mutamento culturale in questo senso. «Occorre promuovere quei cambiamenti culturali che rendano la maternità un'attribuzione premiante, non un ostacolo alla realizzazione personale» ha detto.
Rimuovere gli ostacoli
Insomma, fare figli deve diventare innanzitutto più attraente. Per rimuovere gli ostacoli pratici che tante coppie incontrano quando desiderano un figlio, però, Roccella dà pochi spunti. Certo, il suo è un ministero senza portafoglio, ma la ministra oltre a un progressivo ampliamento dell’assegno unico, che in prospettiva vuole vedere legato al numero di figli più che all’Isee, si limita a rispolverare il tavolo con le aziende per il miglioramento del welfare aziendale inaugurato dal suo predecessore, oggi presidente della Camera, Lorenzo Fontana.
L’altra iniziativa che Roccella vuole mettere in campo è «un codice deontologico per le imprese, a cui aderire su base volontaria, teso soprattutto a favorire il reinserimento delle donne in seguito all'assenza per maternità».
Il testo, che sarà pubblicato a breve, prevede «la continuità di carriera delle madri» e «iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute», oltre a una maggiore flessibilità per quanto riguarda luogo, orario e altre caratteristiche del lavoro.
Roccella vuole anche tutelare maggiormente le neomadri per evitare casi come quelli dell’ospedale Pertini, dove poche settimane fa un neonato è morto dopo che la madre si era addormentata mentre lo allattava. Per la ministra va ricostruita una «rete di sostegno alle partorienti e ai bambini, per costruire un welfare di prossimità per le mamme».
Diritto all’aborto e lotta alla violenza
La ministra per le Pari opportunità non ha speso neanche una parola sul diritto all’aborto. Roccella in una trasmissione televisiva di recente aveva commentato il fatto che l’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto delle donne italiane con l’espressione «purtroppo».
Anche in questa occasione la ministra si è riferita alla legge 194 che lo regola soltanto in un contesto negativo: «È incredibile che il valore della maternità, espressamente tutelato dalla Carta costituzionale, a livello di legislazione ordinaria trovi menzione solo nel titolo e nella prima parte della legge 194».
Sulla questione della violenza contro le donne, Roccella annuncia un «tavolo tecnico interministeriale con Giustizia e Interni che lavorerà sia sull’applicazione delle norme sia su un eventuale rafforzamento delle stesse». La ministra tocca anche il tema dei minori allontanati dalle famiglie e dei bambini adottati all’estero: a entrambi promette una tutela maggiore. Ultimo punto del suo discorso il razzismo, contro cui Roccella vuole elaborare «un piano nazionale».
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