- Il cronoprogramma prevede 87 opere per il Giubileo, più altre che si aggiungeranno in un prossimo dpcm di Palazzo Chigi. Dal centro di Castel Sant’Angelo alla periferia di Tor Vergata, bisogna aprire una serie di cantieri da chiudere prima del 2025.
- Il potenziamento dei mezzi di trasporti su ferro è già un miraggio. Le linee tram previste sono quattro, ma nessuna sarà ultimata in tempo per l’inizio dell’anno giubilare.
- Il governo Meloni prepara la polpetta avvelenata per Gualtieri: con i “super poteri” dati al commissario gli ha tolto ogni alibi. Così da puntare alla gestione di Expo 2030.
Nella Roma dei mezzi pubblici che vanno a rilento negli orari di punta, con pendolari e turisti ammassati nelle metropolitane e con le scale mobili perennemente guaste, bisogna aprire e chiudere qualcosa come 87 opere nel giro di un anno e mezzo per il Giubileo 2025. Anzi pure di più, stando ai futuri aggiornamenti: nei prossimi giorni è atteso un nuovo Dpcm di palazzo Chigi che aggiungerà altri lavori all’elenco iniziale. Il governo vuole mettere la propria impronta sull’evento.
Un fatto è certo: nella seconda metà del 2023 dovranno iniziare lavori in massa, dal centro di Castel Sant’Angelo alla periferia di Tor Vergata, per fare gli interventi previsti in occasione del Giubileo, da concludere a dicembre 2024. E lo sguardo è già rivolto a Expo 2030, altro grande appuntamento accarezzato dalla capitale. Per questo nei giorni scorsi intorno al Colosseo si levavano al cielo 500 droni illuminati. Bisognava dare degna accoglienza agli ispettori del Bie, il Bureau international des expositions, che sta valutando la candidatura di Roma per l’esposizione universale. A novembre ci sarà il verdetto finale.
Opere e omissioni
Mentre si sogna in grande per il futuro, bisogna fare i conti con il presente, con l’imminenza del Giubileo, per cui già si scorgono ritardi e si ridimensionano cantieri considerati fondamentali. Dal Campidoglio si percepisce una certa preoccupazione: Roma oggi fa fatica ad accogliere i circa 15 milioni di turisti che ogni anno visitano la città e dovrà essere pronta a reggere all’urto di 30-40 milioni di pellegrini stimati nel 2025. Il sindaco Roberto Gualtieri, nominato commissario per il Giubileo, deve provare a vincere la sfida.
L’euforia di qualche mese fa per la presentazione del cronoprogramma sta però evaporando di fronte a una realtà complicata. Gli stanziamenti non mancano: a disposizione c’è già un miliardo e 837 milioni di euro, tra cui le risorse del Pnrr, rintracciabili alla voce “Caput Mundi”. Alla fine si stima un totale di 3 miliardi di euro di investimento con il completamento dell’iter del secondo Dpcm in via di elaborazione, che potrebbe raddoppiare il numero delle 87 opere, ampliando la sfera territoriale alla provincia romana.
Gualtieri ha lanciato i primi segnali con cinque ordinanze molto attese, tra cui quella per la riqualificazione della basilica di San Giovanni, per i lavori di piazza dei Cinquecento, antistante la stazione Termini, e l’intervento al sottovia di piazza Pia.
I due capitoli fondamentali di intervento sono la mobilità e l’accoglienza, su cui ci sono delle marce indietro come si desume dai verbali della commissione speciale Giubileo 2025, istituita in Campidoglio. Il potenziamento dei mezzi di trasporti su ferro è già un miraggio. Le linee tram immaginate sono quattro la Termini-Vaticano-Aurelio, per collegare la Santa sede con la stazione e la parte nord della città, la Togliatti, lungo il quadrante sud est della capitale, Tiburtina-Verano per facilitare l’arrivo dalla stazione al centro, e Termini-Tor Vergata.
Tram fermi
La tratta più difficile è proprio «quella che da Termini conduce a Giardinetti considerando anche il nuovo pezzo che arriva a Tor Vergata», si legge nella documentazione di Roma capitale consultata da Domani, «perché prima deve essere sottoposta a valutazione di impatto ambientale». Passaggi che rendono «il progetto più difficoltoso». Tradotto: entro il Giubileo non si farà. Peraltro, dall’audizione dell’assessore alla Mobilità di Roma capitale, Eugenio Patanè, è emerso che «per i 130 tram per un valore di mezzo miliardo di euro che inizieranno ad arrivare da dicembre 2024, occorre affrontare il tema dei depositi anch’essi o da ristrutturare o da prevedere ex novo». La beffa è di avere veicoli nuovi che non si sa dove parcheggiare.
Laddove la situazione procede più spedita, come il collegamento tra Termini e largo Argentina, non mancano intoppi. Si parla della fornitura dei nuovi treni che dovranno essere a batteria: la stima più ottimistica prevede una soluzione definitiva entro febbraio-marzo 2025. Basta un problema ed ecco che ci sarà una linea fantasma, senza mezzi. Intanto, per la tranvia Tiburtina-piazzale Verano la prima gara di appalto è andata deserta e, stando alla documentazione ufficiale, «non si sa se si riuscirà a fare la tranvia per il Giubileo perché non ci sono termini per la progettazione». E ancora: la linea metro C dovrebbe estendersi, raggiungendo i Fori imperiali, ma in questo caso «non c’è tempo materiale per ordinare nuovi treni». Ci si dovrà arrangiare con l’esistente, che già regge a fatica il flusso di pendolari. Per le altre due linee, la A e la B, sono in corso lavori di manutenzione straordinaria.
A Vele spiegate
Ma non di soli tram è lastricata la strada del Giubileo. C’è il capitolo dell’accoglienza, a cui sono stati destinati oltre 20 milioni di euro da spalmare tra l’ostello della gioventù a Santa Maria della Pietà, il centro dei senza fissa dimora a Pietralata e il centro per persone con disabilità. Nel mare magnum del Dpcm presentato a gennaio c’è tanto altro, come la riqualificazione delle pavimentazioni storiche: gli interventi dovranno coprire in totale 71.150 mq della città per una spesa di 30 milioni di euro.
La vera scommessa è però la riqualificazione delle “Vele di Calatrava”, la grande opera incompiuta di Roma, pensata come Città dello pport della capitale. Sul progetto sono stati messi 150 milioni di euro con l’affidamento dell’intervento all’agenzia del Demanio, che ha però già messo le mani avanti. «Si tratta di lavori impegnativi anche dal punto di vista temporale, mancando 21 mesi all’inaugurazione del Giubileo». L’obiettivo è di fare tutto in tempo. Per Gualtieri è un cantiere ad alto impatto di immagine politica.
Al di fuori del perimetro dei maxi investimenti, c’è la questione organizzativa da pianificare: da poco sono stati istituiti otto tavoli tematici, dalla comunicazione alla salute, per capire come prepararsi all’arrivo dei 30-40 milioni di pellegrini stimati. In particolare sul settore della salute si deve individuare la dotazione organica di medici, di potenziamento dei pronto soccorso, del numero di ambulanze, mentre sempre sulla mobilità è necessario capire come migliorare il carente servizio di trasporto pubblico, al netto delle eventuali nuove linee.
Partita politica
Dietro i cantieri e le opere da realizzare c’è un risvolto politico. Dal Campidoglio traspare la consapevolezza di muoversi con l’acqua alla gola: un piccolo granello di sabbia può inceppare la macchina. La narrazione è già quella di uno slittamento accumulato a causa del cambio di governo: il Dpcm presentato a gennaio era atteso a luglio, a causa della campagna elettorale è stato messo in stand-by. Oltre a Gualtieri, una fetta della partita politica è affidata a Marco Vincenzi, ex presidente del Consiglio regionale del Lazio.
Roberto Botta è l’uomo-macchina dal punto di vista tecnico: ha già diretto il dipartimento sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana. Un apparato complesso in cui bisogna saper mettere le mani. Anche l’apposita società Giubileo 2025, controllata interamente dal ministero dell’Economia, è ai primi passi. Il compito principale è di fornire un supporto nell’espletamento della gare.
Gualtieri sa che con l’anno giubilare rischia di essere politicamente giubilato. Ma è consapevole che è la sua occasione per guadagnarsi l’eventuale rielezione: con le risorse in arrivo può rifare il look a Roma, smentendo il luogo comune dell’inefficienza capitolina.
Il governo Meloni ha affidato il dossier al sottosegretario, Alfredo Mantovano, per i suoi buoni uffici con le gerarchie vaticane. Finora palazzo Chigi non ha osteggiato l’amministrazione di centrosinistra: nell’ultimo decreto Pnrr ha previsto altre procedure in deroga per consentire una rapida attuazione dei progetti.
La «leale collaborazione», come viene definita da ambo i lati, è anche la più classica delle polpette avvelenate. Con i “super poteri” affidati al sindaco, Roma capitale non potrà scaricare responsabilità su altri. Un Gualtieri senza alibi per un Giubileo in affanno è per la destra la ghiotta occasione di avere un’amministrazione amica in vista dell’Expo 2030. E con un occhio al Giubileo straordinario 2033 per il bimillenario della redenzione di Cristo.
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