Il popolare conduttore televisivo conferma di aver ricevuto offerte per candidarsi a sindaco di Roma, una sfida nuova ma che lui cerca da tempo
- Dopo settimane in cui aveva detto di essere pronto a entrare in politica, Giletti ha ricevuto un’offerta concreta
- Il centrodestra lo vuole candidare a Roma o forse Torino: lo stesso conduttore scherza su queste incertezze
- Giletti è abituato a mettersi al centro della scena e a tentare imprese impossibili, ma quella di vincere e gestire la capitale sarà una sfida di un altro calibro
Il conduttore televisivo Massimo Giletti «non smentisce» di aver ricevuto un’offerta dal centrodestra per candidarsi a sindaco di Roma. Lui stesso aveva detto di essere pronto a entrare in politica in almeno tre interviste diverse rilasciate nell’ultimo mese. La Lega lo corteggia da tempo. Lo scorso giugno, per esempio, si era parlato di una sua candidatura a Torino, la città dove Giletti è nato 58 anni fa. All’epoca il giornalista l’aveva definita «una notizia da Carnevale».
Fedele alla massima «il potere non lo si cerca, lo si aspetta», che Indro Montanelli attribuiva al suo quasi omonimo Giovanni Giolitti, il conduttore ha aspettato che le elezioni si facessero più vicine e le offerte più concrete.
Poi, due giorni fa, i leader del centrodestra si sono incontrati per iniziare a discutere le candidature del prossimo anno e un’offerta più sostanziosa si è presentata alla sua porta. Giletti non ha perso tempo per confermare le voci e ci ha anche scherzato sopra. «Mi fa sorridere che mi accostino a tutte le città. Ero rimasto che ero candidato sindaco a Torino, la prossima volta vado a Palermo».
Una relazione “familiare”
Per la sua nuova avventura, Giletti può contare sulla popolarità che ha acquisito in trent’anni di carriera televisiva e su un ottimo rapporto con il leader della Lega, Matteo Salvini. La vicinanza tra i due si è costruita nel corso di dozzine di ospitate di Salvini nel suo programma Non è l’arena, su La7.
Ed è arrivata, in alcune occasioni, a livelli letteralmente familiari. Durante una puntata del novembre 2019, Giletti ha salutato in diretta la figlia di Salvini autodefinendosi «zio Giletti» e dicendo che lui e il leader della Lega erano parte di una «famiglia allargata». «Era una battuta – ha spiegato dopo le critiche – L’importante è che ho fatto le domande che dovevo».Nonostante le domande dovute che gli ha rivolto, la familiarità di Giletti è ricambiata dall’ex ministro dell’Interno. «Complimenti perché da giornalista vero ti porti a casa lo scoop», gli ha detto in diretta nel corso di una puntata andata in onda lo scorso maggio, dopo che il conduttore aveva concluso un’intervista particolarmente riuscita. Pochi giorni prima aveva twittato dal suo profilo «Forza Massimo! Uomo e giornalista libero».
Tra gli episodi che hanno più avvicinato i due c’è una vicenda che risale a quest’estate: la battaglia di Giletti contro la decisione del ministero della Giustizia (guidato da Alfonso Bonafede) e di alcuni tribunali di sorveglianza di concedere i domiciliari a circa duecento detenuti in regime di massima sicurezza.
Giletti ha ricevuto la solidarietà dal leader della Lega soprattutto dopo la pubblicazione di un’intercettazione registrata in carcere in cui si sentiva il boss mafioso Filippo Graviano, detenuto da 26 anni, che durante l’ora d’aria diceva che Giletti gli stava «scassando la minchia». Pochi giorni dopo, il ministero dell’Interno ha disposto una scorta per il conduttore.
Il corpo di Giletti
La vicenda è un esempio di uno dei principali talenti di Giletti: il misto di tigna, fiuto e personalismo che lo hanno trasformato in uno dei conduttori di maggior successo in Italia. Giletti non è il semplice conduttore di una trasmissione.
Giletti è la trasmissione. Lo è quando guarda dritto in camera con i suoi sottili occhi scuri e si indigna per le ingiustizie raccontate dai suoi inviati, quando si inferocisce con uno dei suoi ospiti, trasformandosi di colpo in protagonista del dramma che ha allestito. E lo è quando i leggendari ritmi forsennati che impone a sé stesso e ai suoi collaboratori gli causano un malore in diretta, come è accaduto in una puntata del gennaio 2018, già entrata nella leggenda del conduttore.
Soltanto Giletti avrebbe potuto trasformare una storia come quella delle sorelle Napoli, un’oscura vicenda di pastorizia e mafia agricola nella profonda campagna siciliana, in un tema in grado di reggere un’intera stagione di una trasmissione nazionale di prima serata.
Ma mettere il proprio corpo sempre in prima fila porta inevitabilmente a inimicizie e passi falsi. Lo scorso settembre, pochi giorni prima dell’inizio della nuova stagione della trasmissione, una rivista di proprietà dello stesso editore di La7 ha pubblicato una fotografia che ritraeva Giletti in giro per Roma con indosso un giubbotto antiproiettile.
A molti è sembrato un tentativo un po’ goffo di pubblicizzare la trasmissione e il giornalista e presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana, Claudio Fava, ha parlato «di antimafia da talk show e da giubbotto antiproiettile». «Quelle foto sono state scattate quando c’era un’afa di 35 gradi! – ha risposto Giletti – Avrei dovuto mettermi la giacca sul giubbotto per non farlo vedere?».
Se si concretizzerà, la nuova avventura politica di Giletti lo metterà di fronte a nuove sfide, ben più difficili di un passo falso pubblicitario o della curva degli ascolti. Il suo cammino sarà particolarmente ripido se sarà Roma la città in cui gli chiederanno di candidarsi. La capitale è un animale feroce che ha rovinato quasi tutti i politici che hanno cercato di dominarla.
Se la sua impresa non dovesse finire per lui nel migliore dei modi almeno il suo pubblico continuerà ad essergli fedele? Viene da pensare che chi lo ha seguito fino a qui non avrà ragione di abbandonarlo.
© Riproduzione riservata
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