La legge salva-Milano s’ha da fare. Matteo Salvini lo ha deciso e non vuole sentire ragioni, nonostante gli stop arrivati durante l’iter del decreto salva-casa, in cui erano stati inseriti appositi emendamenti, bocciati sempre per questioni tecniche. L’altolà, in qualche caso, è giunto direttamente dal Quirinale.

La destra, trainata dalla Lega, ha confezionato una proposta di legge, visionata da Domani, da presentare alla Camera e firmata dai capogruppo della maggioranza in commissione Ambiente, Aldo Mattia (Fratelli d’Italia), Gianpiero Zinzi (Lega), Piergiorgio Cortellazzo (Forza Italia) e Martina Semenzato (Noi Moderati).

Nessuno di loro è lombardo, eppure dimostrano di avere a cuore le sorti di Milano-. Ma tant’è. L’aspetto politico più rilevante d’altra parte attiene ai tempi. La maggioranza vuole discutere e approvare il testo rapidamente a differenza delle miriadi di disegni di legge che ammuffiscono nei cassetti del parlamento.

Salva-Milano di corsa

Alla prossima conferenza dei capigruppo alla Camera, infatti, il testo sarà messo all’ordine del giorno come provvedimento da discutere con carattere d’urgenza. Si tratta di uno strumento che spesso viene usato dalle opposizioni e che in questo caso sarebbe adoperato dalla maggioranza. La road map è tracciata.

L’intento è di avviare l’iter subito dopo la pausa di agosto, alla ripresa dei lavori a Montecitorio: le commissioni dovrebbe riunirsi già a inizio settembre. E la commissione Ambiente se lo ritroverebbe tra i primi punti in discussione. A quel punto la proposta di legge salva-Milano potrebbe approdare in aula a fine settembre e ricevere il via libera alla Camera a inizio autunno. Un ritmo da record, insomma.

Ma cos’è la legge salva-Milano? La norma punta a dare una copertura legislativa ai progetti di costruzioni di nuovi edifici, bloccati da un’inchiesta della procura. Secondo gli inquirenti ci sarebbe una violazione delle norme urbanistiche, stoppando inevitabilmente vari cantieri. La proposta «mira all’obiettivo di salvaguardare la pianificazione urbanistica generale dei Comuni e di tenere in considerazione i naturali e costanti mutamenti del tessuto urbano, nonché di dettare disposizioni in materia di ristrutturazione edilizia».

E ancora: «La vetustà delle disposizioni legislative in materia urbanistica alla luce delle nuove competenze in materia assunte dalle regioni e dagli enti territoriali nel tempo ha determinato la necessità di porre un chiarimento interpretativo che tenga conto appunto dell’evoluzione normativa che si è avuto nella materia del governo del territorio». Informalmente la versione è quella di sbloccare i lavori fermati.

Tanti stop

La gestazione dell’intervento è stata alquanto travagliata. Salvini aveva studiato già nelle scorse settimane la norma per superare l’impasse con una strategia improvvisata. E poco attenta al corretto iter. Al decreto salva-Casa, approvato definitivamente dal parlamento nei giorni scorsi, era già depositato l’emendamento salva-Milano. Ci sono stati, tuttavia, alcuni problemi.

Nella prima formulazione venivano sanate le questioni passate, fino all’entrata in vigore del provvedimento. I tecnici degli uffici legislativi hanno sottolineato che in questo modo veniva avallata la tesi dell’abuso. «Se diciamo che vanno sanate, diventa un’ammissione di colpevolezza», hanno spiegato ai leghisti. Perciò, a malincuore, c’è stato il passo indietro, che non è dispiaciuto a Fratelli d’Italia apparsa tiepida di fronte alla proposta, sebbene successivamente si sia piegata ai voleri salviniani. Quindi è stata valutata un’altra opzione: l’interpretazione di una vecchia norma in senso più ampio, in modo da realizzare una sanatoria totale, che abbracciasse l’esistente e quello che verrà.

In questo caso il Colle ha sollevato qualche perplessità, dimostrando di non gradire particolarmente una soluzione del genere. A quel punto Salvini ci ha riprovato: ha pensato di introdurre la norma “pro-Milano” nel decreto Infrastrutture, attualmente all’esame del parlamento.

Solo che è arrivato un altro stop politico: non era lo strumento idoneo per intervenire in materia edilizia, peraltro, dopo che era stato convertito un decreto su quella materia. Si torna al punto di partenza: una legge ad hoc. Da discutere e approvare a tempo di record al ritorno dalla pausa agostana. Ammesso che qualcuno, soprattutto nel partito di Giorgia Meloni, non trovi il cavillo per mettersi di traverso. E stoppare l’operazione salva-Milano.

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