Il ministro dei Trasporti, responsabile anche della Guardia costiera, si scaglia contro i «vergognosi insulti» dei «giornali di sinistra» dopo le ricostruzioni sulle responsabilità nel naufragio di fronte alle coste di Steccato di Cutro
Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, stamattina ha criticato i giornali che hanno tirato in ballo la Guardia costiera nella vicenda del naufragio della barcone carico di migranti di fronte alle coste di Steccato di Cutro.
«Non una parola contro i veri responsabili della strage (cioè i trafficanti di esseri umani), ma insulti e fango contro la Guardia Costiera e il sottoscritto. Trovo vergognoso che i giornali di sinistra scarichino le colpe sulle donne e gli uomini in divisa, oltretutto in un momento delicato di minacce anarchiche alle istituzioni» si legge in una nota.
Salvini sottolinea anche che non accetta «infamie su chi da sempre, tra enormi sforzi e sacrifici, salva vite umane. Aiutare chi è in difficoltà non è una scelta ma un dovere: è folle e gravemente offensivo immaginare che qualcuno abbia voluto far morire delle persone» e annuncia di volersi «tutelare nelle sedi opportune».
A partire dagli articoli di Domani, nella giornata di ieri sono state ricostruite le responsabilità degli organismi coinvolti, da Frontex alla Guardia costiera.
La vicenda
Alle 22:30 di sabato scorso l’agenzia europea, Frontex, segnala la presenza in mare di un’imbarcazione, la stessa che si schianterà provocando la morte di oltre 60 persone, tra queste almeno quindici bambini. Già alla cinque di mattina di sabato era stato diffuso un avviso generico sulla situazione di imbarcazioni nel mar Ionio.
«Nella serata di ieri un velivolo Frontex in attività di pattugliamento ha avvistato un’imbarcazione che presumibilmente poteva essere coinvolta nel traffico di migranti, a circa 40 miglia dalle coste crotonesi», si legge in una comunicazione della Guardia di finanza che ricostruisce quei momenti.
La vicenda viene rubricata come operazione di polizia di frontiera «coinvolta nel traffico di migranti» e non come salvataggio in mare.
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