- Salvini contro Bonafede. Azione contro il Pd per l’idea di una commissione di inchiesta sui fatti di Santa Maria Capua Vetere: «Erano al governo».
- I giornali locali pubblicano il nome degli agenti, la ministra Marta Cartabia chiama il presidente dell’ordine dei giornalisti Verna. E Fratelli di Italia accusa i media di rappresaglia.
- E intanto ambienti della polizia penitenziaria riferiscono di uno striscione anarchico trovato a Roma contro gli agenti.
Sulla spedizione punitiva consumata il 6 aprile del 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere si consuma uno scontro politico tutti contro tutti. Il leader della Lega, Matteo Salvini, che prima della diffusione da parte di questo giornale del video del pestaggio dei detenuti aveva sempre difeso gli agenti, ora attacca l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «Mentì: o dormiva o non capiva», ha detto il leghista.
La giravolta del leader del Carroccio è avvenuta proprio nel giorno della sua visita al carcere casertano, lo scorso 1° luglio. E ieri dopo le sue parole su Bonafede, il capogruppo del M5s in commissione giustizia alla Camera gli ha ricordato come pochi giorni prima avesse puntato il dito «contro il nostro ex ministro reo, secondo lui, di non difendere dalle violenze dei detenuti gli agenti penitenziari accusati di torture. A questo punto la domanda ci pare legittima: parliamo dello stesso Salvini che oggi attacca Bonafede accusandolo di avere responsabilità sui fatti accaduti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere o si tratta di un suo omonimo?».
Una campagna denigratoria
Fratelli d’Italia, invece, con il coordinatore nazionale Edmondo Cirielli arriva a denunciare una «campagna denigratoria» nei confronti della polizia penitenziaria. «È inaccettabile che dei servitori dello stato vengono quotidianamente presi di mira su giornali e televisioni senza avere la possibilità di difendersi. Questa rappresaglia mediatica contro gli agenti penitenziari rischia di generare pericoli anche per la tenuta del sistema carceri, dove sono proprio loro a garantire la legalità e la sicurezza, nonostante la grave e permanente mancanza di organico e l’assenza di strumenti utili alla difesa come il taser», ha detto Cirielli, non è chiaro se riferendosi ad alcuni giornali locali che ieri hanno pubblicato i nomi e i cognomi degli indagati.
Lo striscione
Cirielli non è il solo a prendersela con i media. Ieri mattina, secondo quanto riferito in ambienti della polizia penitenziaria, è stato trovato su un cavalcavia di Roma uno striscione con la frase «52 mele marce? Abbattiamo l'albero!» e il simbolo di un movimento anarchico. Gli agenti che hanno riportato il fatto hanno denunciato forte preoccupazione per la minaccia. Il presidente nazionale dell'Unione dei sindacati della Polizia penitenziaria (Uspp) Giuseppe Moretti e il segretario dell'Uspp Campania, Ciro Auricchio, hanno commentato sottolineando la «troppa attenzione mediatica» che «rischia di generare pericoli anche per la tenuta del sistema carceri dove fino a prova contraria è la polizia penitenziaria a l’ordine, la sicurezza e la legalità che non può essere considerata solo all'interno delle mura perimetrali dei penitenziari ma anche per l'intera società».
Il Dap si difende
Pd e Italia viva, invece, hanno chiesto alla ministra della giustizia Cartabia di indagare all’interno del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) per capire da chi sia stata avallata l’azione nei reparti dirigenziali. E ieri il direttore del Dap, Francesco Basentini, intervistato dal Corriere della sera, si è difeso: «Sono stato io a consegnare ai magistrati la copia delle mie conversazioni in chat con il provveditore della Campania Antonio Fullone. Dire che sapessi quello che era avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è pura follia». «Il provveditore Fullone mi informò che il 5 aprile un gruppo di 50 detenuti si era barricato all'interno di un reparto. Mi disse che aveva avviato un dialogo ed effettivamente riuscì a tenere la situazione sotto controllo». Basentini ha detto di essere stato informato il giorno successivo che avevano proceduto a una perquisizione straordinaria», da lui approvata nel nome della fiducia e della professionalità del provveditore. Se avesse saputo, conclude, non avrebbe esitato a denunciare.
Azione contro il Pd
La strada di una commissione parlamentare di inchiesta sulle violenze sostenuta da eletti sia del Partito democratico che del Movimento cinque stelle, intanto, viene picconata anche dal centro. Ieri Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione, il partito di Calenda, ha definito la proposta una presa in giro: «Il Pd ora chiede una commissione d'inchiesta sui maltrattamenti dei detenuti? Al momento dei fatti di Santa Maria Capua Vetere loro erano al governo con M5s, sostenevano Bonafede, il loro segretario ha parlato di “doverosa azione di ripristino di legalità e agibilità dell'intero reparto”. Chi vogliono prendere in giro?». Il giorno prima il senatore dem Franco Mirabelli aveva definito lo strumento della commissione di inchiesta percorribile e utile per fare chiarezza.
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