- Il Carroccio in questi ultimi mesi del 2022 con una mano dà e con l’altra toglie: le agende dei due ministri Matteo Salvini e Roberto Calderoli si muovono in parallelo, e quando uno accelera immediatamente lo fa anche l’altro.
- Il ministro può contare però su una posizione più morbida dei presidenti di regione di destra, anche di quelli che non sono i leghisti nordisti che hanno fatto dell’autonomia uno dei loro obiettivi principali.
- Calderoli può raccogliere i frutti della semina di Salvini: «Ci sono materie che possono essere oggetto di autonomia differenziata e creare potenzialmente ricchezza anche nelle regioni del sud» dice per esempio Roberto Occhiuto, presidente della Calabria.
Il sud è uno dei punti deboli del governo. Soprattutto per la Lega, che si sta muovendo in equilibrio su un percorso strettissimo che coniuga l’autonomia differenziata e i finanziamenti delle infrastrutture del meridione.
Il Carroccio in questi ultimi mesi del 2022 con una mano dà e con l’altra toglie: le agende dei due ministri Matteo Salvini e Roberto Calderoli si muovono in parallelo, e quando uno accelera immediatamente lo fa anche l’altro. È quello che è successo ieri, quando, durante la riunione tra ministero degli Affari regionali e Conferenza stato-regioni, si è concretizzata l’impressione che la legge quadro che definisce l’autonomia differenziata possa essere approvata entro la fine dell’anno. Un successo pieno per regioni come il Veneto, che ha già opzionato tutte e 23 le materie devolvibili, una grossa sfida per le due grandi regioni del sud governate dal Pd, Puglia e Campania.
A poche ore di distanza arriva però la compensazione di Salvini, che promette lo stanziamento di risorse in manovra per il ponte di Messina, per cui chiederà anche il finanziamento di Bruxelles.
Tensione con il sud
Dopo la conferenza, il presidente della regione Puglia Michele Emiliano non è andato per il sottile: «La bozza Calderoli, violando la Costituzione, dice che se una regione e il governo fanno un’intesa su competenze e finanziamenti il parlamento non può mettere bocca ma può solo dire sì o no, come se fosse un trattato internazionale. È escluso che scuola, energia, trasporti possano essere oggetto di delega alle regioni, altrimenti si crea una “Babele”». Non è tenero neanche Vincenzo De Luca, che nei giorni passati ha chiesto a Calderoli di ritirare la bozza e oggi parla di «avventure sgangherate», spiegando che c’è bisogno di «modernizzazione, non della rottura dell’unità nazionale».
Dal ministero degli Affari regionali spiegano che con i due presidenti di regione si dialogherà nelle prossime occasioni che si apriranno durante la trattativa.
Nel dubbio, Calderoli ha spiegato a chi criticava la costituzionalità della sua proposta che «per me incostituzionale è non applicare la Costituzione come è stato fino a oggi, visto che una riforma del 2001 non ha ancora trovato attuazione».
Il ministro può contare però su una posizione più morbida dei presidenti di regione di destra, anche di quelli che non sono i leghisti nordisti che hanno fatto dell’autonomia uno dei loro obiettivi principali.
È da registrare tuttavia una certa timidezza da parte di Francesco Acquaroli e Marco Marsilio.
I due presidenti di Fratelli d’Italia di Marche e Abruzzo non possono esporsi: il loro partito ha parecchie riserve su alcuni ambiti specifici nei quali verrebbe applicata l’autonomia, uno su tutti l’istruzione.
La carta Salvini
Calderoli ha trovato però interlocutori interessati alla sua proposta nei presidenti delle altre regioni di sud e isole. Il merito è soprattutto del suo collega Salvini: fin dai primi giorni del suo incarico alla guida del ministero delle Infrastrutture ha promesso che si sarebbe occupato del ponte sullo stretto di Messina ed effettivamente ha già convocato più volte i presidenti di Calabria e Sicilia.
Il prossimo passo sarà riattivare il consorzio di costruttori che si era occupato in passato del progetto, mai realizzato. Salvini ha anche promesso di assicurarsi i finanziamenti europei per far partire i lavori già in questa legislatura. «Nessuno può promettere un ponte in cinque anni. Io sarò il 5 dicembre a Bruxelles (per una riunione dei ministri dei trasporti, ndr) per chiedere che l’Europa faccia la sua parte e quindi partecipi a finanziare il progetto, che non è siciliano ma europeo». Per non arrivare sguarniti al prossimo anno, in ogni caso, il segretario del Carroccio ha annunciato anche uno stanziamento in manovra, che sarà discussa nelle prossime settimane.
Calderoli può raccogliere i frutti della semina di Salvini: «Ci sono materie che possono essere oggetto di autonomia differenziata e creare potenzialmente ricchezza anche nelle regioni del sud» dice per esempio Roberto Occhiuto, presidente della Calabria. Qualche giorno prima, era a colloquio con il vicepremier anche per il finanziamento della statale 106.
Ma Salvini ha creato altri legami consolidati da corposi investimenti del suo ministero: Christian Solinas ha ottenuto per la sua Sardegna 38 milioni per dighe, ferrovie e gap infrastrutturale. A far da intermediario con la presidenza del Molise, in mano a Forza Italia, invece, ha pensato Michele Marone, segretario della Lega regionale. Con lui Salvini ha discusso lo sblocco di due statali, quella del Fondo Valle Trigno e la Fondo Valle del Biferno. Il 2 novembre, poi, Salvini ha incontrato l’assessora lucana ai Trasporti, Donatella Murra, con cui ha discusso dell’alta velocità in regione. Non pervenuti, almeno per il momento, appuntamenti con i rappresentanti di Puglia e Campania.
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