Oggi lo spoglio dalle 7. Nelle ultime ore i seggi si svuotano: i votanti sono un punto e mezzo meno del 2019. Urne chiuse alle 22. Niente exit poll, solo qualche fake. La destra è sicura di raccogliere la vittoria. Il centrosinistra spera: pesa la sfida fra la candidata Alessandra Todde e l’ex presidente Renato Soru. ma nell’isola non ha mai rivinto lo schieramento uscente.
Alla fine in Sardegna l’affluenza cala di un punto e mezzo rispetto al 2019, quando era arrivata al 53,09 per cento. Stavolta si ferma prima, al 52,4. Durante la giornata le file in alcuni seggi faceva sperare in meglio, ma a notte il dato è rimasto fermo al palo, consegnando il primo pessimo responso. Ci sono volute però più di due ore per le cifre ufficiali del voto per il nuovo presidente e il nuovo consiglio regionale. Sono andati alle urne solo 758.252 elettori. In tutto gli aventi diritto erano 1.447.753, più donne che uomini (737.916 contro 709.837).
I seggi si sono aperti ieri mattina alle sei e mezza. Alle 12 è arrivata una prima mezza notizia che sembrava far sperare il centrosinistra: il numero dei votanti era in crescita, anche se di pochissimo. E questo nonostante la splendida giornata di sole sul tutta l’isola, impreziosita, almeno sulle coste, da un gradevolissimo maestrale.
Al sorgere di una luna quasi piena, però, vengono confermate le attese degli osservatori più pessimisti. Il futuro presidente, o la futura presidente, dovranno fare i conti con il fatto che quasi metà dell’isola è rimasta a casa.
Nuoro vota più delle altre
È Nuoro la città dove si registra la maggiore partecipazione: vota il 56,4 per cento, +3,2 rispetto alla tornata precedente. È probabile che a spingere alle urne lì sia stata la competizione fra candidati del centrosinistra: di Nuoro è l’aspirante governatrice Alessandra Todde, ex viceministra dei governi Conte II e Draghi, sostenuta da Pd M5s e Progressisti. Ma in corsa lì c’era anche il sindaco della città Andrea Soddu, candidato al consiglio regionale per il Progetto Sardegna dell’ex governatore Renato Soru.
È Cagliari invece la città in cui si vota meno: a questo giro ai seggi è andato solo il 52,5 per cento, -2,9 rispetto al 2019. Questo dato mette di buon umore la sinistra, che è convinta che il disimpegno nel capoluogo dipenda dall’elettorato di destra che non è tornato a votare il sindaco Paolo Truzzu, stavolta in corsa per la carica di presidente di Regione della destra. Ma sarà lo scrutinio a dire se la speranza è ben riposta
Meno 2,9 anche nel Medio Campidano, dove vota solo il 48 per cento. L’affluenza nelle altre città: a Sassari si ferma al 53,8 dunque flette di quasi un punto (-0,9); nell’Ogliastra al 53 (-1,3); a Oristano al 51,1 (-0,2); Olbia-Tempio 50,8 (-1,9) e infine Carbonia-Iglesias, la zona rossa, si ferma al 49,6 (-1,6): dunque questa non sembra una buona notizia per il centrosinistra.
L’isola dell’alternanza
Sulla carta c’è una tendenza che favorirebbe il centrosinistra. Si tratta di una tradizione, in realtà, anzi di un tradizionale comportamento elettorale: da quando c’è l’elezione diretta del governatore (ovvero dal 1999, quando è stata introdotta l’elezione diretta del presidente), in Sardegna nessun candidato uscente è stato mai confermato. Può significare che la nuova legge elettorale è stata uno stimolo per l’alternanza fra gli schieramenti; oppure che i sardi sono stati sempre scontenti dei loro presidenti. Unico caso di continuità politica fu quello delle elezioni del 1994, ma con la vecchia legge: ad Antonello Cabras, socialista e grande vecchio della politica sarda, seguì il cristiano-sociale Federico Palomba.
Il dato dell’affluenza definitiva è l’unico solido della giornata del voto. Su WhatsApp sono circolati exit poll senza paternità, probabilmente falsi. Non risulta infatti che qualcuno dei candidati, o dei media regionali o nazionali, ne abbia commissionato: resta fresca la figuraccia del 2019 dove a sera le rilevazioni avevano indicato un risultato che la mattina dopo, nello spoglio reale, si è letteralmente ribaltato. Nessun politico stavolta si azzarderebbe a commentare. Tanto più che la sfida è regionale fra i quattro candidati presidenti (Todde, Truzzu, Soru e Lucia Chessa, candidata della lista “rossomora” Sardigna R-esiste) ma anche fra gli schieramenti nazionali e i loro leader.
“Forestas” in sala stampa
Lo spoglio avverrà oggi, lunedì 26 febbraio, a partire dalle 7. Da sabato è già pronta la sala stampa alla sede della Presidenza della Regione, in viale Trento a Cagliari. C’è il maxi schermo per i risultati aggiornati in tempo reale con i dati che vengono comunicati direttamente dai comuni, che li inseriranno nel portale della Regione. E le postazioni per le dirette tv. Ad accogliere i cronisti sarà anche un tocco suggestivo, insieme ecologico e molto sardista: l’amministrazione ha scelto di arredare tutti gli ambienti con piante tipiche della macchia mediterranea, dalle mirto alle palme all’alloro, fornite da Forestas, l’Agenzia forestale regionale per lo Sviluppo del Territorio e dell’Ambiente della Sardegna.
Lo scrutinio zero
Curiosamente nella notte è arrivato il primo scrutinio, l’unico seggio a aver aperto la scatola con le schere dei 1884 presenti nell’isola. È quello della Residenza per Anziani Korian Nicola, a Sassari. Avevano diritto di voto 11 elettori, tutti uomini. È finita con Todde al 62,5 per cento e Truzzu al 37,5. Nessuno voto per Soru e Chessa.
Soru contro Soru
Poche le polemiche a urne aperte. Da segnalare quella di Camilla Soru, figlia di Renato e a sua volta candidata al consiglio regionale ma nelle liste del Pd, contro una collega schierata in una lista che sostiene il padre. Ha scoperto che nella lista di Più Europa c’è una sua quasi omonima, candidata all’ultimo posto, quindi non in posizione di rilievo. Si tratta della ventenne Anita Sirigu, accanto al cui nome compare la dicitura “nota Soru”. «La conseguenza è evidente: le espressioni di voto col mio vero cognome, Soru, inserite per errore accanto a liste diverse dal Pd, potrebbero non venire assegnate a me, come invece accadrebbe se non ci fosse questa candidata “Soru fasulla”», scrive sui social Camilla Soru. Soriga dal canto suo si è scusata e ha spiegato che il nomignolo è le stato assegnato a sua insaputa. E così ha comunicato di volersi ritirare dalla corsa, cosa che però formalmente non è possibile fare a urne aperte. Il senatore dem Marco Meloni, cagliaritano di Quartu, parla di «piccole (neanche tanto piccole) truffe ai danni degli elettori, del Pd e di una sua candidata, della coalizione guidata da Alessandra Todde».
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