«Chiamare Musk o Vox significa vivere in un mondo diverso», ha attaccato Romano Prodi, ribaltando sulla destra di Fratelli d'Italia l'accusa tipica che viene rovesciata sulla sinistra, l'essere in un altro luogo, fuori dal paese in cui vive.
Tra gli studios della Tiburtina dove si è svolto il forum del Pd e la Mole Adriana, la sede scelta da Fratelli d'Italia per la festa di Atreju, ci sono solo nove chilometri e meno di mezz'ora di auto, anche nel traffico impazzito pre-natalizio.
Ma il momento di apertura della campagna elettorale in vista delle europee 2024 dei due principali partiti italiani è la rappresentazione di una distanza politica e culturale abissale. Una guerra dei mondi.
Ad Atreju sfilano i nostalgici del franchismo spagnolo di Vox che vogliono appendere Pedro Sánchez per i piedi, i reduci del liberismo thatcheriano, con l'ultimo dei cinque primi ministri prodotti in sette anni (come l'Italia, chi l'avrebbe mai detto) in picchiata nei sondaggi, dopo la disastrosa Brexit.
L'ospite d'onore era Elon Musk, un tipo che ogni buon sovranista dovrebbe evitare, a proposito di guerra dei mondi sogna di volare verso Marte, visto nel cuore di Roma appariva in effetti in tutto simile al marziano di Ennio Flaiano.
Al Forum del Pd, attorno alla segretaria Elly Schlein con il computer sulle gambe, si parlava invece di questioni come lo stop agli stage gratuiti, sanità pubblica, casa, lavoro.
L'impasto ideologico di Fratelli d'Italia va cercato al supermercato delle identità, tra i baronetti inglesi, il turbo-capitalista che sogna di colonizzare lo spazio, il neo-franchista che somiglia tanto a Matteo Salvini, il ma-anchismo meloniano che sta con Macron e Scholz ma-anche con Orbán.
Il partito di governo sembra allontanare da sé la realtà, in un mondo di fantasy dove tutto è Giorgia. Il partito di opposizione non presenta il libro dei sogni, ma prova a tornare a parlare con quei pezzi di società da cui si è separato per anni.
Al forum del Pd è evidente l'ispirazione remota, il manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, i protagonisti della storia più recente erano tutti o quasi presenti nella sala, Paolo Gentiloni, l'applauditissima Rosy Bindi e soprattutto Romano Prodi.
Più che dei capitoli di un possibile progetto per l'Europa di domani, «è cambiato il pensiero, ora deve cambiare la politica», il Pd dovrebbe fare tesoro del metodo indicato da Prodi.
Il dialogo «non con migliaia ma con centinaia di migliaia, milioni di persone», quelle che hanno voltato le spalle al Pd negli ultimi anni, «abbiamo perso le bussola, i riformisti hanno adottato gli stessi slogan del pensiero unico, ma gli elettori hanno votato l'originale e il Pd ha perso metà dei voti», e quelle che non l'hanno mai votato, «il populismo è il rifugio di un popolo che non trova più casa nei partiti».
Un partito di popolo, come il Pd ha smesso di essere, su modello di quell'Ulivo che era molto di più di una federazione di partiti, ma un'idea di società e di partecipazione.
Prodi è sembrato benedire il percorso di Elly Schelin, «può essere benissimo lei a federare», ma a patto di tornare a parlare con questo popolo perduto. E qui c'è il problema. Il Pd attuale, quello che Schlein guida da quasi dieci mesi, è un partito scarico, con un gruppo dirigente disperso e svogliato, o addirittura assente, se si giudicano le sedie vuote di quei capicorrente che sono attivissimi nei loro convegni del fine settimana e poi disertano l'appuntamento assembleare.
Le nuove leve della segreteria Schlein sono acerbe e ancora sconosciute al corpaccione del partito. Eppure il combattimento elettorale è alle porte, con un doppio obiettivo.
Accorciare le distanze da Fratelli d'Italia, aumentare le distanze dal Movimento 5 Stelle che proprio ieri, per bocca del portavoce di Conte Rocco Casalino, ha sferrato un violento attacco personale alla segretaria del Pd, per dire del clima che si respira tra alleati.
In questa situazione, è evidente la solitudine della segretaria del Pd, in battaglia su più fronti. Una solitudine che in politica è quasi sempre un problema, ma che, sembra suggerire Prodi, può diventare anche un'opportunità.
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