- Smentisce piccata il Domani che dà conto del fatto che «medita» di ritirarsi dalle primarie, poi anzi organizza
- il suo lancio domenica a Roma. In un ex locale di jazz.
- Non ha ancora definito il pacchetto di mischia dei giovani che dovrebbero affiancarla; non vuole essere “portata” dalle correnti alle quali chiede «innovazione»; il rapporto con il consenso necessario al Sud passerà per Michele Emiliano, ma anche in questo caso non sarebbero precisi i contorni della collaborazione.
- Ma non convince la sinistra interna, che pensa al sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Di sostenerlo sta pensando Goffredo Bettini, possibilista anche Orlando. E forse Zingaretti. Nardella verso il candidato Bonaccini.
La notizia che Elly Schlein sta «meditando» un passo indietro nella sua corsa al congresso del Pd, pubblicata in mattinata da Domani – a cui il suo staff, contattato in anticipo, aveva risposto uno scarno «a noi non risulta» – le avrebbe provocato uno scatto d’orgoglio. Le difficoltà di provare a diventare segretaria di un partito di cui non è ancora iscritta sono molte, moltissime. I sondaggi sul suo nome non sono tutti incoraggianti. Per lei mettere in piedi una rete nazionale fin qui è stato un auspicio, ora deve materialmente farlo. Deve cucire rapporti con gli amministratori locali, mescolarli ai giovani che la seguono da tempo. Forse anche per questo negli scorsi giorni si è sfogata con un dirigente nazionale Pd a cui ha detto: «Forse non sono in grado». Forse in un momento di scoramento.
Fatto sta che ieri in serata Schlein ha fatto sapere, da facebook, che domenica mattina ha convocato un evento a Roma, al quartiere di Portonaccio, al Monk Club, spazio culturale, un tempo un locale di jazz. L’accelerazione che i suoi le chiedevano: «Abbiamo bisogno di vederci con le tante persone con cui ci siamo scritti e sentiti in queste settimane dentro il Pd e sul percorso costituente così come fuori», dice nel videomessaggio, «Abbiamo bisogno di organizzarci».
Un lavoro in solitaria
Schlein però lavora ancora molto in solitaria: neanche chi le sta più vicino a ieri poteva dire con certezza se sarà domenica il lancio ufficiale della candidatura. Ma sarà così. Anche se ad alcuni ha detto che si tratta di una «cosa» convocata innanzitutto per mettere un freno alle voci del suo disimpegno, circolate con insistenza negli scorsi giorni. Per assicurare che in corsa c’è anche lei. Perché i giorni del silenzio non possono che essere finiti: è vero che per candidarsi alla segreteria del Pd c’è ufficialmente tempo fino al 27 gennaio del 2023, ma è pur vero che il primo voto, quello interno dei circoli, è quello per lei più difficile. E nel Pd il primo voto è quello che promuove e lancia il segretario che poi vincerà ai gazebo aperti ai votanti e ai simpatizzanti.
Il fatto è che, mentre il candidato partito per primo, Stefano Bonaccini, lavora senza sosta a raccogliere il sì anche dai potenziali sfidanti (in queste ore il pressing sarebbe su Dario Nardella, che presto potrebbe decidere di schierarsi al suo fianco) sul tema dei sostenitori Schlein è ancora indietro, al netto della simpatia non ufficiale dei lettiani (ma il segretario non si schiererà, sarà «garante» del congresso) e di quella altrettanto non ufficiale ma molto solida di Dario Franceschini, anche se non tutta la sua corrente Areadem ha deciso.
Dall’11 novembre, quando da Instagram ha annunciato il «passo avanti», ma non ancora la corsa, a oggi, quelli che hanno dato segnali di interesse, non hanno ancora detto, in alcuni casi neanche deciso e neanche capito, se davvero sostenerla. A differenza di molti, una outsider come lei se anche non vincesse, avrebbe poco da perdere. Dal canto suo non ha ancora definito il pacchetto di mischia dei giovani che dovrebbero affiancarla; non vuole essere “portata” dalle correnti alle quali chiede «innovazione»; il rapporto con il consenso necessario anche al Sud passerà per Michele Emiliano, ma anche in questo caso non sarebbero precisi i contorni della collaborazione.
Non convince la sinistra Pd
E poi c’è il rapporto difficile con l’ala sinistra del partito, in teoria il suo naturale terreno di gioco, il mare in cui nuotare, per una che è stata molto vicina al movimento delle sardine, poi. E che invece non ha convinto, per ora. Da questa parte, sfumata l’ipotesi di convergere su Enzo Amendola, si segnala un grande attivismo del sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Di sostenerlo sta pensando Goffredo Bettini, possibilista anche Andrea Orlando. E ieri si è notato un affettuoso retweet di un post del sindaco da parte dell’ex presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti: non certo un endorsement, del resto neanche la candidatura di Ricci è ufficiale (prepara un evento a Roma per il 16 dicembre, il giorno prima della manifestazione nazionale del Pd), ma di sicuro un segno di attenzione.
© Riproduzione riservata