Chiusi dal 14 al 17 dicembre. Sono stati esclusi dai codici Ateco che permettono di avere i ristori. Hanno inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico, sanno che causeranno un disagio in prossimità di Natale: «Ma è l’unica arma che abbiamo». Le pompe di benzina devono restare aperte perché servizio essenziale, ma con il coprifuoco anti Covid-19 «non passa nessuno»
I benzinai hanno proclamato lo sciopero: dalla sera di lunedì 14 dicembre prossimo fino alla mattina di giovedì 17, gli impianti di distribuzione carburanti, sia in rete ordinaria che su autostrada, saranno chiusi. Sono stati esclusi dai “ristori” previsti dei decreti messi in campo dal governo per arginare la crisi economica scatenata dalla pandemia, da quella che Gaetano Pergamo, Coordianatore nazionale dell’associzione di categoria Faib, chiama «la lotteria dei codici Ateco».
Il calo di fatturato, con le regioni chiuse e la mobilità ridotta, per loro è stato ingente: «Dobbiamo garantire tre turni immutati in autostrada, ma con il coprifuoco non c’è nessuno che passa. Non possiamo reggere all’infinito», dice Pergamo, che aggiunge: «Il governo non può ignorare una categoria in prima linea, e poi fregarsene». Infatti quella dei benzinai è riconosciuta tra le categorie essenziali, e dall’inizio del primo lockodwn a marzo non ha chiuso un giorno, semmai ha smesso di vendere, visto che il limite agli spostamenti è la prima arma contro il contagio: «così non ce la facciamo».
L’accusa è per il ministro Stefano Patuanelli, che al ministero dello Sviluppo economico dovrebbe seguire la categoria. «Non ci ascolta – racconta il coordinatore -. Abbiamo avuto un colloquio nella prima fase dell’emergenza a marzo-aprile, dopodiché abbiamo scritto al ministro e un’altra lettera è partita questa mattina. Finora non abbiamo avuto nessuna attenzione e questo ci ha costretto a proclamare uno sciopero: se non ci rispondono è l’unica arma che abbiamo».
Nella prima fase della pandemia i benzinai avevano ottenuto di essere inseriti nei primi ristori, anche lì con la minaccia dello sciopero. Poi più nulla. «Siamo stati previsti nella prima fase di emergenza, non si capisce perché la categoria debba essere esclusa adesso» dice Pergamo. Tra i codici Ateco rientrano ad esempio gli agenti di commercio del settore dei carbolubrificanti, ma non loro.
Nella prima fase di lockdown, il premier Giuseppe Conte aveva lasciato in sospeso l’ipotesi di vietargli lo sciopero: «Io spero che ci sia la libertà di manifestare, abbiamo già limitazioni personali per l’emergenza che rispettiamo, e stiamo dando un servizio di pubblica assistenza», invece «ci sembra che non risponda a un criterio di equità essere esclusi dalle compensazioni».
Per questo oltre alla lettera stamattina è partito il comunicato congiunto delle organizzazioni di categoria, Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio: «I gestori, oltre a subire contrazioni drammatiche del proprio fatturato per effetto delle restrizioni alla mobilità e del coprifuoco notturno, non hanno alcuna possibilità di contenere costi fissi necessari a mantenere l’attività di distribuzione a disposizione del pubblico».
Per il futuro prevedono fallimenti: «con riflessi drammatici sui livelli occupazionali del settore che dà lavoro a quasi 100.000 persone». Per i benzinai «si tratta di considerazioni che il governo conosceva perfettamente ancor prima dell’emergenza e che con l’inizio della pandemia si sono ulteriormente aggravate, ma che il ministro Patuanelli resosi latitante sin dal suo insediamento, sembra aver deciso di non prendere in alcuna considerazione nemmeno nella fase attuale». Il ministro «continua a mostrare una sgradevole quanto immotivata volontà punitiva verso la categoria».
I benzinai sanno che la loro azione causerà un disagio, soprattutto a ridosso delle chiusura tra le regioni che dovrebbe essere fissata partire dal 21 dicembre: «Nella consapevolezza che una tale azione di protesta potrebbe causare ulteriori disagi al Paese – conclude la nota sindacale- anche per l’imminente periodo di festività, la categoria è comunque impegnata a sollecitare il governo perché assuma impegni che appaiono del tutto equi e ragionevoli».
Per i benzinai, dice Pergamo, serve «una norma che dica che chi ha avuto un perdita di fatturato superiore al 33 per cento per le misure introdotte deve avere un ristoro». Lo sciopero è proclamato, ma restano in attesa: «Se il ministro Patuanelli ci chiama vediamo che succede».
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