Il viceministro alla Salute, intervistato da La Stampa, chiede di aspettare per «vedere l’effetto delle misure adottate da ordinanze regionali e Dpcm»
- Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, in un'intervista a La Stampa: «Prima di invocare lockdown nazionali, aspettiamo di vedere l'effetto delle misure adottate da ordinanze regionali e Dpcm»
- «Se l'R con t sale sopra 2», prosegue Sileri, «la capacità di tracciamento e la tenuta della rete ospedaliera potrebbero rendere necessarie chiusure locali»
- E sottolinea come anche le code al drive-in per i tamponi possano essere occasioni di contagio: «Vedo una corsa ingiustificata al tampone. Prima serve la quarantena, altrimenti si rischia di non rilevare il virus e di infettare i propri familiari»
«Non c'è un numero preciso» per far scattare il lockdown, ma «se l'R con t sale sopra 2 è poi facile che la capacità di tracciamento e la tenuta della rete ospedaliera siano tali da imporre delle chiusure. Che potrebbero essere necessarie in alcune località. Non credo in tutta Italia».
Così il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri in un'intervista a La Stampa, ricordando che «prima di invocare lockdown nazionali, che sinceramente non vedo all'orizzonte, aspettiamo ancora 10-14 giorni per vedere l'effetto delle misure adottate da ordinanze regionali e Dpcm». Su palestre e piscine, Sileri ha precisato che «si sta lavorando a protocolli di sicurezza più rigidi e contemporaneamente stiamo controllando siano applicati quelli già esistenti. Ma come anche per i ristoranti, io dico che si può andare in sicurezza se si rispettano le regole e se si sanziona sul serio chi non lo fa».
E prosegue: «Vedo una corsa troppe volte ingiustificata al tampone. Se hai avuto un contatto stretto devi metterti in quarantena per 10 giorni e poi fare il test. Facendolo prima si rischia di non rilevare il virus che è ancora in incubazione e di infettare i propri familiari», ricordando che anche le code al drive-in per i tamponi possono essere occasioni di contagio. «Ora» - ha aggiunto - «la cosa più importante è limitare la crescita dei contagi, far sì che la curva pur salendo lo faccia lentamente, senza far collassare le terapie intensive. Intanto dobbiamo anche evitare il ricorso al ricovero quando non è necessario».
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