Da un punto di vista strategico la nota vaticana ha ottenuto il risultato contrario: il 63 per cento di chi stava seguendo la vicenda adesso è ancora più a favore della legge. Per il 28 per cento bisognerebbe rivedere il Concordato. Il 51 per cento ritiene in generale che in quanto stato straniero non si dovrebbe occupare delle leggi italiane
Fino a due giorni fa nessuno pensava al Concordato, ma adesso che è finito al centro dello scontro tra Vaticano e parlamento come arma contro il disegno di legge Zan, più di un italiano su quattro che segue il ddl contro l’omotransfobia pensa che sia ora di cambiare gli accordi tra stato e chiesa. Si legge nel sondaggio condotto da Gpf Inspiring Research su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta (di età 18-64 anni).
Il disegno di legge Zan è al centro delle polemiche ormai da mesi. Da una parte un dato che colpisce è che dopo l’ostruzionismo della Lega al Senato, il discorso del rapper e influencer Fedez a favore della legge durante il concerto del Primo maggio, e infine il messaggio vaticano al ministero degli esteri, esistono ancora quattro italiani su dieci che non sanno di cosa si parla. Ma quelli che lo sanno sono comunque la maggioranza, e non ci sono dubbi che non abbiano apprezzato l’ultima mossa della chiesa.
A favore
Chi conosce il disegno di legge, è marcatamente a favore: 74 per cento. Quasi tutti quelli che lo stavano seguendo (l’85 per cento di loro) hanno letto la notizia del Corriere della sera sul tentativo di ingerenza da parte del Vaticano. E quasi tutti – 82 per cento - non hanno gradito il tentativo.
Il 60 per cento di chi è a favore del ddl Zan ritiene che la chiesa non dovesse intervenire. Anche tra i contrari, ci sono gli scontenti: il 14 per cento del campione non apprezza il disegno di legge ma non ritiene che la chiesa abbia fatto bene.
Solo l’11 per cento dichiara di essere contro il ddl Zan e di avere apprezzato la mossa del Vaticano. Anche se c’è un 14 per cento, che pur essendo a favore della legge, pensa che l’intervento del papa sia lecito.
La motivazione
Dietro il fastidio, la motivazione è quasi nazionalista. Che il Vaticano, in quanto stato straniero, non possa in alcun modo intromettersi nelle leggi italiane, lo pensa il 51 per cento del campione che ha seguito le vicende del disegno di legge Zan. A questi si aggiunge un 36 per cento che pensa che il Vaticano dovrebbe dare una indicazione ai suoi fedeli, ma non intromettersi in decisioni legislative italiane. Solo il 16 per cento ritiene che lo stato retto da papa Francesco abbia diritto a intromettersi.
Ancora più a favore
Dopo la nota, chi era favore del disegno di legge adesso lo è ancora di più. Il 35 per cento ancora una volta perché ritiene che uno stato straniero non debba intervenire in queste questioni. Il 28 per cento pensa a una contromossa e non solo è ancora più pro, ma pensa che quello che ha fatto lo stato vaticano dovrebbe portare il parlamento a rivedere il Concordato. Solo l’8 per cento invece sposa la posizione della chiesa.
Progressisti e conservatori
Il sondaggio ha svolto un’analisi socioculturale. I posizionamenti sulla mappa dell’analisi hanno mostrato che chi è più propenso verso l'innovazione, – soprattutto nella sfera privata – è risultato maggiormente sensibile al tema dell'ingerenza, verso cui ha posizioni contrarie.
Sono gli stessi che appoggiano con più entusiasmo il disegno di legge e hanno una maggior conoscenza generale della presa di posizione vaticana.
Di converso, chi è a sfavore del decreto e a favore dell'ingerenza è caratterizzato dalla vicinanza alla tradizione e alla religione in un’ottica fideistica.
L'intervento vaticano, nella maggior parte dei casi, riporta la società, sembra aver spostato “l'asticella” nel senso di un incremento di sostenitori del decreto. Non sappiamo come questo abbia influito sulla tradizione e sulla religione, toccherà alla chiesa fare i conti.
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