La sospensione della libera circolazione in area Schengen, unilateralmente operata dall’Italia al confine con la Slovenia e poi confermata da altri paesi della UE (o almeno richiesta alla Commissione), è sbagliata e controproducente sotto almeno tre profili – empirico, di politica concreta, di etica. Sotto un profilo empirico: assumiamo pure che accessi facili consentano l’ingresso di elementi potenzialmente radicali. Ma la storia del terrorismo islamico in Europa mostra che la radicalizzazione coinvolge anche, e forse soprattutto, chi già risiede in Europa con regolari permessi di soggiorno, e talvolta addirittura cittadini europei, come ha sostenuto su questo giornale Youssef Hassan Holgado, sulla base dei dati a disposizione.
Nel film Unthinkable (2010, diretto da Gregor Jorda, con Samuel L. Jackson, Carrie-Anne Moss e Michael Sheen), un terrorista islamico mette tre bombe atomiche in altrettante città degli Stati Uniti. Il film racconta i tentativi dell’FBI di indurlo a confessare la posizione delle bombe, ricorrendo anche alla tortura. Il terrorista è un cittadino statunitense convertitosi all’Islam, e poi radicalizzatosi.
Sotto il profilo della politica concreta, la decisione di restringere la circolazione in Europa è una netta perdita per i paesi costieri, compreso il nostro. Infatti, mentre le frontiere interne, una volta sospeso Schengen, saranno sicuramente meno permeabili, le frontiere esterne dell’Europa rimarranno sempre piuttosto porose. Le coste dell’Europa, infatti, sono molto più difficili da controllare che le frontiere interne. Inoltre, l’incentivo a provare a forzare i confini marittimi dell’Europa rimarrà sempre alto. Chi entra in Europa fuggendo dai vari inferni dell’Africa migliorerà comunque la propria posizione, anche se non potrà più così facilmente raggiungere il nord del continente. E, comunque, una volta approdato in Italia, il migrante potrà sempre sperare in altre falle, o aspettare che la libera circolazione ritorni. Dunque, questo provvedimento porterà più migranti in Italia, o comunque porterà i migranti che comunque arriverebbero a rimanere di più nel nostro paese, il che è il contrario di quanto il governo vorrebbe.
Ma l’aspetto più grave, perché onnipervasivo, è quello etico. Chiudendo la libera circolazione, si mettono a repentaglio libertà ed eguaglianza, e non solo dei migranti. I migranti rimarranno consegnati a una vita più povera di quella che avrebbero potuto avere venendo in Europa. Ma anche gli europei ci perderanno. O meglio alcuni europei perderanno più di altri. Innanzitutto per le questioni empiriche con cui ho aperto quest’articolo. Gli europei degli Stati costieri subiranno i maggiori costi sociali eventuali dell’immigrazione. Inoltre, gli europei che vogliono viaggiare per lavoro con regolarità avranno più difficoltà degli europei che possono rimanere stanziali. Gli europei che traggono guadagni dall’indotto della mobilità inter-europea, che riguardi studenti, lavoratori stagionali, turisti e categorie simili potrebbero avere minori profitti. Come
Restringere la circolazione, infine, non soltanto calpesta la libertà dei migranti di spostarsi e il loro tentativo di accedere a una vita migliore, attenuando le diseguaglianze che separano gli Stati del mondo. Limita anche la libertà dei cittadini europei, perché anche per questi ultimi la circolazione sarà plausibilmente più difficile. In realtà, le restrizioni all’immigrazione sono sempre un limite anche della libertà dei cittadini degli Stati-destinazione. Che ci siano meno immigrati significa che c’è meno libertà di impresa, meno libertà di intrattenere relazioni con persone di cultura e provenienza diversa, meno libertà di vivere in un mondo inclusivo e vario. Se abbiamo a cuore la libertà, dovremmo temere i controlli eccessivi dell’immigrazione e le restrizioni alla circolazione delle persone. Che la destra al governo voglia limitare l’immigrazione la dice lunga su quanto la libertà non sia un valore ad essa caro, nonostante i proclami.
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