Il report dell’Organizzazione mondiale della sanità elaborato nel 2020 rivelava che l’Italia non aggiornava il piano pandemico dal 2006 e il numero due dell’Oms, Ranieri Guerra, era entrato in allarme avvertendo il ministero. Quel report è stato poi ritirato
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha confermato di aver ricevuto una mail prima del ritiro del report Oms che puntava il dito contro l’Italia per non aver aggiornato il piano pandemico: «La mail di Guerra ci informava del report pubblicato e del dibattito interno in corso, le scelte sono dell’Oms e non nostre». Lo ha detto a Mezz’Ora in più rispondendo a diretta domanda della presentatrice, Lucia Annunziata. La mancanza relativa al piano è in fase di accertamento da parte della procura di Bergamo che indaga per pandemia colposa.
A quanto scoperto dalla trasmissione Report e così come sarà reso noto nel servizio in onda lunedì sera, Il 14 maggio 2020 Ranieri Guerra, il numero due dell’Oms, annunciava al ministero il dossier critico sull’Italia, e chiedeva scusa. Il piano era fermo dal 2006. Guerra, ex dirigente del ministero sarebbe direttamente coinvolto poiché era a capo a capo della prevenzione sanitaria tra il 2014 e il 2017, ma non solo. Come si legge nella rogatoria della procura inviata all’Oms e riportato da Domani, il 17 maggio aveva scritto al presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro: «Dovremmo anche vedere cosa fare coi miei scemi di Venezia. Come sai ho fatto ritirare quel maledetto rapporto».
Speranza ha preso le distanze: «Solo l’Oms decide cosa pubblicare, non sono scelte che competono al governo italiano. Ovviamente avevamo un rapporto costante. Ho fiducia nella procura e apparirà la piena trasparenza del nostro ministero». Il ministro ha tenuto a ricordare che il suo ministero si è occupato del recente aggiornamento del piano, approvato a gennaio 2021. Speranza è pronto a riferire in parlamento: «Io sono sempre disponibile a chiarire le cose da come le ho viste, – ha concluso - ma evitiamo di portare la materia in un conflitto politico che non porta lontano e spesso porta a parole d’odio. Sulla pandemia il paese deve essere unito».
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