Sono passate settimane, ma di conferenze stampa annunciate sui suoi affari in Arabia Saudita non c’è traccia (non consideriamo la sua surreale “auto-intervista”). Biden però ha reso noto un clamoroso report della Cia che indica il principe Mohammed bin Salman come il mandante del rapimento, dell’omicidio e dello smembramento del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.
- Matteo Renzi aveva promesso che, una volta superata la crisi di governo da lui stesso innescata, avrebbe chiarito davanti all’opinione pubblica i suoi rapporti economici con il regime dell’Arabia Saudita.
- Sono passate settimane, ma di spiegazioni e di conferenze stampa annunciate non c’è traccia (non consideriamo la surreale auto-intervista pubblicata ieri sera). Renzi puntava sulla memoria a breve termine, patologia di cui soffre il paese e gran parte dei media mainstream.
- Stavolta, però, lo stratega di Italia viva ha fatto male i calcoli. Non immaginando che il nuovo presidente americano, Joe Biden, ordinasse così presto la declassificazione di un clamoroso report della Cia, che indica proprio nel principe ereditario Mohammed bin Salman il mandante del rapimento, dell’omicidio e dello smembramento del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.
Matteo Renzi aveva promesso che, una volta superata la crisi di governo da lui stesso innescata, avrebbe chiarito davanti all’opinione pubblica i suoi rapporti economici con il regime dell’Arabia Saudita. Sono passate settimane, ma di spiegazioni e di conferenze stampa annunciate non c’è traccia (non consideriamo la sureale auto-intervista pubblicata ieri sera). Nessuno stupore: il senatore di Rignano sperava che la faccenda della sua intervista a Mohammed bin Salman e del cachet da 80mila dollari l’anno come membro del board del FII Institute di Riad finisse nel dimenticatoio.
Renzi puntava sulla memoria a breve termine, patologia di cui soffre il paese e gran parte dei media mainstream. Stavolta, però, lo stratega di Italia viva ha fatto male i calcoli. Non immaginando che il nuovo presidente americano, Joe Biden, ordinasse così presto la declassificazione di un clamoroso report della Cia, che indica proprio nel principe ereditario Mohammed bin Salman il mandante del rapimento, dell’omicidio e dello smembramento del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.
Al netto delle ripercussioni geopolitiche dei nuovi equilibri tra Washington e la monarchia wahabita, il documento dell’intelligence statunitense riapre lo scandalo anche a Roma. Un mese fa l’ex presidente del Consiglio, mentre questo giornale raccontava i suoi stupefacenti legami mediorientali, ha detto infatti ai suoi fedelissimi di non aver nulla da rimproverarsi, che il «rinascimento» dell’Arabia è fatto «indiscutibile», aggiungendo pure che Mbs «è un mio amico personale: non ho nessuna intenzione di dimettermi da alcunché».
Ora la denuncia della Cia, messa nero su bianco, dovrebbe persuadere Renzi a fare, in tempi brevissimi, un passo indietro. Anche se manca una legge o un regolamento parlamentare che regoli doppi incarichi di questo tipo, questioni di etica e di opportunità politica lo obbligherebbero a lasciare seduta stante la poltrona della fondazione FII, finanziata dal fondo sovrano controllato proprio da uomini di Bin Salman. C’è un’altra opzione, se il rignanese vuole continuare a tenere conferenze e farsi stipendiare da tirannie straniere: quella di dimettersi da senatore della Repubblica.
Il conflitto d’interessi è evidente, ed è inutile ricordare la necessità, per un rappresentante delle istituzioni stipendiato dai cittadini, di difendere la sicurezza e l’interesse nazionale e non quello di teocrazie illiberali che ti tengono a libro paga. Secondo la Costituzione i parlamentari hanno il dovere di adempiere le funzioni pubbliche «con disciplina e onore». Non vi è nulla di onorevole nel favorire la propaganda di una principe sanguinario, soprattutto se si ricavano prebende e voli su jet privati.
Fino a qualche giorno fa Renzi ha giocato sull’assenza – in Usa, ma non solo – di prese di posizioni ufficiali sull’omicidio Khashoggi. Dopo il rapporto degli 007 di Langley sarà assai difficile partecipare senza imbarazzi ai lavori del board a Riad o omaggiare Bin Salman facendo finta di nulla. Talvolta, pecunia olet: sarebbe assai dignitoso rinunciarvi.
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