- Ora che l’accordo sul futuro del Movimento 5 stelle ai piani alti si è trovato, il testo passa agli iscritti. O almeno passerà, perché dei termini del compromesso tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte si sa ancora pochissimo.
- È probabile che lo spunto per scendere a patti i maggiorenti del M5s l’hanno visto nella vicenda della riforma Cartabia, quando, di fronte a un netto cambio di linea dei propri ministri dopo una telefonata del fondatore, numerosi eletti avevano ventilato l’addio al governo Draghi.
- Contemporaneamente, Conte deve aver compreso che un suo addio avrebbe mandato all’aria la faticosa mediazione col Pd a cui aveva lavorato.
Ora che l’accordo sul futuro del Movimento 5 stelle ai piani alti si è trovato, il testo passa agli iscritti. O almeno passerà, perché dei termini del compromesso tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte si sa ancora pochissimo.
È probabile che lo spunto per scendere a patti i maggiorenti del M5s l’hanno visto nella vicenda della riforma Cartabia, quando, di fronte a un netto cambio di linea dei propri ministri dopo una telefonata del fondatore, numerosi eletti avevano ventilato l’addio al governo Draghi.
Contemporaneamente, Conte deve aver compreso che un suo addio avrebbe mandato all’aria la faticosa mediazione col Pd a cui aveva lavorato. A garantire per il nuovo statuto su quel fronte ha fatto la sua parte Luigi Di Maio, mentre per incastonare l’intesa nella geografia del governo Draghi è intervenuto il ministro dell’Agricoltura e capodelegazione grillino Stefano Patuanelli. A partire da questi punti fermi i sette mediatori hanno elaborato un testo riservatissimo.
Quel che è certo è che dovrà essere approvato dagli iscritti su SkyVote, la nuova piattaforma individuata dai vertici del M5s dopo lo strappo con Rousseau: «Mi hanno cercato negli ultimi giorni e siamo pronti ad avviare la votazione quando dal Movimento ce lo chiederanno», dice Giovanni Di Sotto, amministratore delegato dell’azienda. Il voto potrebbe essere lanciato già in settimana, poi vanno messe in conto due settimane per i tempi tecnici necessari a organizzarlo.
Stavolta, per evitare i problemi che erano sorti nel rapporto con Rousseau, l’accordo per l’utilizzo dei dati degli iscritti è stato elaborato preventivamente e, come sottolinea più volte Di Sotto, non c’è nessun legame politico tra piattaforma e Movimento né SkyVote disporrà dei dati degli iscritti in momenti diversi dalle votazioni, quando serviranno esclusivamente per verificare l’identità di chi accede per votare. Insomma, Di Sotto fornirà soltanto il luogo virtuale in cui avviene il voto, per poi restituire dati e risultati delle consultazioni al Movimento, così come schede elettorali e urne non rimangono nelle scuole dopo le votazioni nella vita reale.
La struttura
Per quanto riguarderà l’organigramma del nuovo Movimento, per il momento circolano solo indiscrezioni.
Rimangono punti fermi come l’elezione della segreteria di Conte, il fu comitato direttivo di antica memoria deciso dagli iscritti agli Stati generali dell’anno scorso.
Chi ha seguito da vicino la trattativa spiega che però alcuni esponenti del Movimento saranno membri di diritto: si parla perlopiù di figure come i capigruppo o il capodelegazione in Europa. Lo spazio di manovra per il neopresidente si restringe, a lui rimarranno da scegliere poche caselle, sicuramente i vicepresidenti.
D’altro canto, Grillo, che da garante sarà custode dei valori dell’azione politica avrà il potere di nominare i membri di Comitato di garanzia e Collegio dei probiviri, composti ciascuno da tre persone, senza bisogno di nessun tipo di convalida da parte degli iscritti. Non è un potere da poco: questi organismi decidono di questioni di rilievo, come i regolamenti interni, le norme per la presentazione delle candidature a tutti i livelli ma anche le espulsioni.
E poi, a meno che non si intervenga nel nuovo statuto, il presidente del Comitato è di diritto capo politico reggente nel caso in cui il leader dovesse venir meno per qualche motivo: esattamente la situazione che si è verificata nell’avvicendamento tra Di Maio e Vito Crimi a inizio 2020.
Se quindi sulla carta Conte sembra essersi guadagnato nuovi margini di manovra, nella realtà dei fatti il potere di Grillo è rimasto pressoché intatto. Ha dovuto cedere sulla linea della comunicazione e la gestione della politica estera, ma non è detto che l’ex comico non torni a dire la sua, affiancato dagli organismi che secondo lo statuto restano a sua disposizione.
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