- Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che «Ii patto di stabilità ha dimostrato già in passato la propria flessibilità, e nel quadro di queste regole decideremo come agire in futuro».
- Un annuncio piuttosto freddo dopo che lui e Mario Draghi avevano annunciato di voler parlare con un’unica voce sui grandi dossier europei, come la difesa comune.
- Dopo l’incontro sono state rivelati pochi dettagli sul “piano di azione” che i due paesi vogliono concludere nei prossimi mesi. I due leader hanno però annunciato di aver scelto gli ambiti che il documento toccherà.
Sulle regole europee del debito il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz non si sbilancia. «Il patto di stabilità ha dimostrato già in passato la propria flessibilità, e nel quadro di queste regole decideremo come agire in futuro», ha detto durante la conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi.
Ma è l’unico passaggio che non dimostra armonia totale tra i due capi di governo: la sovrapposizione di interessi si concretizzerà nei prossimi mesi in un accordo bilaterale, un «piano d’azione», come l’ha chiamato il cancelliere. Il documento è l’ennesima prova del fatto che la nuova diplomazia europea si fonda sugli accordi bilaterali.
Il patto di stabilità
Anche le parole del cancelliere, piuttosto timide rispetto alla promessa dei due leader di «parlare con una voce sola» in Europa, potrebbero infatti mutare in una posizione più vicina agli interessi italiani.
Scholz al momento non sembra disponibile a fare concessioni sul dossier più importante del dopo pandemia, ma da quel che si legge nel contratto di governo negoziato dalla coalizione semaforo ci si può aspettare una linea più morbida di quella che ha caratterizzato gli anni di Angela Merkel.
Anche il ministro delle Finanze, il falco liberale Christian Lindner, ha aveva detto che la Germania è responsabile non solo per la stabilità, ma anche per la coesione dell’eurozona, ma anche quella per la sua coesione.
In Germania ci si interroga su quale sarà il compromesso di Scholz per ottenere il consenso dei paesi cosiddetti frugali e accontentare le richieste dell’asse franco-italiano. Draghi ed Emmanuel Macron non hanno nascosto la propria ambizione di cambiare le regole dell’indebitamento. Con l’appoggio di Berlino, il progetto potrebbe arrivare vicino al traguardo.
Ad alimentare l’ipotesi che la posizione di ieri sia soltanto un passaggio intermedio in attesa che le trattative si facciano serie c’è anche l’annuncio del governo di Berlino sulla scelta del prossimo presidente della Bundesbank. Dopo che il falco Jens Weidmann ha lasciato il posto prima della scadenza naturale del suo mandato, Lindner ha proposto Joachim Nagel, già nel direttivo della Bundesbank e attualmente alla Banca dei regolamenti internazionali.
La scelta viene letta a Berlino come il desiderio di cambiare finalmente l’immagine della banca centrale, perno dell’austerità degli anni Dieci. I due capi di governo hanno trovato già l’intesa su un altro argomento che a lungo rimandato da Merkel: la difesa comune europea.
Il valore del trattato
Nell’attesa di dirimere le ultime divergenze di opinioni sulle questioni del debito, Scholz e Draghi fanno a gara per elogiare il progresso di integrazione dei rapporti tra i due paesi.
Il cancelliere si spertica in complimenti alla competenza di Draghi e alla buona performance dell’Italia nella campagna vaccinale; il presidente del Consiglio ricambia ribadendo la profondità delle relazioni tra Italia e Germania. Questione di immagine, certo, ma l’intesa tra i due leader, esattamente come quella tra Draghi e Macron, non è finta.
Le tre figure più rilevanti nell’Europa che verrà possono contare su affinità caratteriali e frequentazioni pregresse che facilitano l’elaborazione dei tre documenti che metteranno i nuovi legami per iscritto.
Il “piano d’azione” sembra l’ultimo tratto che chiuderà il triangolo tra Roma, Parigi e Berlino. Mentre Draghi e Macron hanno firmato solo di recente il trattato del Quirinale, Germania e Francia sono legate storicamente dal trattato dell’Eliseo, poi rinnovato e intensificato da quello di Aquisgrana.
Del documento che dovrebbe coprire «l’intera gamma di questioni comuni bilaterali, europee e internazionali», secondo le parole del portavoce di Scholz, è ancora ignota la forma.
«Sapere qual è il punto finale, se un trattato, un memorandum, è un po’ troppo presto», ha detto Draghi. L’unica notizia certa è che dovrebbe trattarsi di un’intesa meno ampia ma più dettagliata del trattato del Quirinale.
Resta il fatto che a livello europeo un rapporto tra i tre leader dei paesi più influenti, cementato anche da intese personali, sposterebbe più a sud l’asse dell’Europa. Qualunque cosa succeda sulla strada per il Quirinale a gennaio e in Francia alle elezioni presidenziali di aprile.
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