Mezzo milione di euro in più nei prossimi tre anni per la comunicazione della Camera. Sotto la guida del presidente, il leghista Lorenzo Fontana, l’immagine è considerata fondamentale. E così la cifra dedicata alla maxi voce della comunicazione istituzionale fa segnare un balzo rispetto alla precedente legislatura. Per il 2023 sfonderà il tetto dei tre milioni di euro, passando dai 2.970.000 euro dell’anno in corso a 3.345.000 euro del 2023. Un’impennata del 12 per cento.

Nello specifico il capitolo dedicato ai «servizi per la comunicazione esterna» (uno dei pezzi di quella più generale della comunicazione istituzionale), legata prettamente all’immagine dell’istituzione e del presidente che la guida, supera la soglia del milione di euro, passando da 965mila euro a un milione 185mila euro. L’incremento è messo nero su bianco sul progetto di bilancio di Montecitorio, visionato da Domani, per il prossimo anno.

Spinta comunicativa

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Il maggiore sforzo economico su questo ambito non si fermerà negli anni successivi: nel 2024 la comunicazione istituzionale, che include pure la produzione informatica di atti e documenti parlamentari (che vedrà lievitare i costi di 150mila euro) e i servizi fotografici (per cui è in conto una spesa di 160mila euro), sarà di tre milioni e 600mila euro.

Nel 2025 la scalata proseguirà, attestandosi sulla somma di tre milioni e 800mila euro. Un incremento di 830mila euro rapportato a quanto speso nell’ultimo anno di presidenza di Roberto Fico. Insomma, Fontana ci tiene a veicolare i messaggi della Camera all’esterno.

Dalla previsione del bilancio emergono altri elementi, che smentiscono la tesi della diminuzione dei costi in relazione alla riduzione del numero dei parlamentari. Certo, c’è un risparmio di 59 milioni di euro per le minori indennità corrisposte.

Eppure il costo sarà complessivamente superiore in confronto al 2022. Il collegio dei questori, nella relazione di presentazione del documento, scrive: «Rispetto al dato del 2022, considerato al netto della spesa per acquisto di immobili, nel 2023 si registra un aumento della spesa totale, di 2,4 milioni di euro».

Ci sono ulteriori punti da considerare: l’incremento potrebbe essere superiore se dovesse esserci un ancora più massiccio rincaro della bolletta energetica, oggi stimato in 11 milioni e mezzo di euro, e in generale dei prezzi per i vari servizi, dalla pulizia alla ristorazione.

Inoltre, nel bilancio non è ancora compreso l’impiego di risorse per le commissioni di inchiesta, che verosimilmente saranno istituite nei prossimi mesi, a cominciare dall’Antimafia.

Nel precedente bilancio il finanziamento di questi organismi ammontava a oltre un milione e 200mila euro. Infine, il progetto di previsione per il 2023 beneficia del risparmio di un milione di euro circa legato alla verifica dei risultati elettorali, che si è tenuta nell’anno in corso.

Risorse ai gruppi

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Il ridotto numero di deputati non ha avuto un impatto nemmeno sulle risorse destinate ai gruppi, fissate in 30 milioni e 870mila euro. La dotazione resterà intatta fino al 2025.

Il collegio dei questori ha sostenuto che «non sussiste alcun automatismo tra la riduzione del numero dei deputati e l’entità del finanziamento a favore dei gruppi», ritenendo che l’attività richiesta «non ne risulta modificata».

Nessun beneficio poi sul fronte delle pensioni per gli ex deputati. Spicca, anzi, l’aumento «di 13,5 milioni di euro per quanto concerne i trattamenti previdenziali dei deputati cessati dal mandato, anche per effetto della conclusione della XVIII legislatura».

La dinamica di crescita è destinata a durare negli anni a seguire, con +4,4 milioni di euro per il 2024. Il costo passerà dai 147 milioni e 400mila euro del 2023 a 155 milioni e 770mila euro del 2025. Dati che smontano il mito dei risparmi grazie alla battaglia sui vitalizi: la furia antipolitica non ha migliorato il bilancio.

Il quadro per i prossimi anni consegna, perciò, un’istituzione che dovrà fronteggiare un rialzo dei costi generali, a fronte di un calo di quelli per il funzionamento di Montecitorio.

Peggiorerà la tendenza che vede le spese previdenziali per i dipendenti in pensione molto più alte rispetto al pagamento degli stipendi di chi è in attività.

Gli emolumenti per il personale saranno di 159 milioni di euro rispetto ai 175 milioni attuali. Di contro, il pagamento delle pensioni agli ex lavoratori fa registrare un aumento, con un esborso aggiuntivo stimato in 15 milioni e 900mila euro, raggiungendo la vetta dei 298 milioni. E fino al 2025 l’impennata proseguirà fino a 318 milioni di euro.

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