Il ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla crisi in medio oriente ha spiegato la strategia del governo per individuare e riportare in Italia i connazionali. C’è attesa per la votazione successiva delle mozioni: naufragata l'opzione del testo unitario, sembra che le opposizioni si divideranno con tre testi diversi
Dieci italiani, tra cui una bambina di un anno. Il numero degli italiani a Gaza è basso, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nelle comunicazioni di fronte alla Camera ha condannato l’aggressione di Hamas, «unico responsabile di una folle spirale di violenza» e ha illustrato la situazione degli italiani, in parte già rimpatriati, ancora in Israele. Il numero totale di connazionali sul territorio, ha detto Tajani, è difficile da stimare. «Non abbiamo notizie esatte e certe degli italiani presenti» nell'area degli scontri tra Israele ed estremisti palestinesi di Hamas «perché molti non sono registrati nelle app» legate al ministero degli Esteri: «Riteniamo che siano circa 1.000 che si aggiungono ai 18.000» di cui si ha certezza e «stiamo lavorando per rimpatriarli tutti».
Non ci sono invece notizie certe sulla coppia di italiani dispersi: si teme che possano essere tra gli ostaggi rapiti.
Tajani ha anche segnalato il rischio di destabilizzazione dell’Iran e una preoccupazione per il ruolo dell’Iran nella crisi. È anche intervenuto sui fondi umanitari che l’Italia destina da anni alla Palestina e che FdI ambisce a ridurre drasticamente, come già successo in altri paesi europei – quelli dell’Unione europea rimangono per ora in piedi grazie all’opposizione di alcuni paesi –, segnalando l’importanza di destinare i soldi a fini umanitari. «Per quanto riguarda gli aiuti, ci sono state dichiarazioni contradditorie: per quanto riguarda gli aiuti italiani, verificheremo che siano effettivamente utilizzati a fini umanitari e non per altri scopi».
La mozione
Tajani segue in maniera pedissequa la linea di solidarietà a Israele dell’Unione europea, che inizialmente sarebbe dovuta precipitare anche in una mozione unitaria. Un’opzione che sarebbe però naufragata di fronte all’opposizione di Fratelli d’Italia, che puntava a tenere una linea ancora più filoisraeliana: in mattinata, il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari aveva sottolineato in un'intervista come la sinistra fosse «contraria» a una mozione parlamentare che andava in questa direzione già proposta in passato da Fratelli d’Italia. Prima del suo intervento, Tajani spiegava che si stava ancora lavorando a un testo condiviso, ma che si trovi un compromesso sembra ormai improbabile.
Impossibile per le opposizioni seguire la maggioranza su un terreno che non tenga conto dei civili di entrambe le parti, come vorrebbe FdI: attualmente sembra più probabile vengano presentati quattro testi diversi dalle opposizioni, uno di Movimento 5 stelle, Pd e Avs, uno di Iv e Azione e uno di Più Europa.
«Sono due i punti principali della risoluzione unitaria della maggioranza sul Medio Oriente: serve una soluzione diplomatica per evitare che ci sia una escalation» e «stop a finanziamenti e fondi, che sotto mentite spoglie, servono invece a procurare armi». Lo ha detto il capogruppo di Fi alla Camera, Paolo Barelli, parlando a Montecitorio. Nel testo, ha spiegato Barelli, «rinnoviamo la condanna più ferma a ogni forma di antisemitismo» e la risoluzione impegna il governo ad «agire per evitare che arrivino fondi a Hamas che possano essere utilizzati per finanziare attacchi terroristici e incitare all'odio verso Israele». Nella mozione di maggioranza si chiede al governo di evitare che arrivino fondi ad Hamas senza nessun distinguo per quanto riguarda gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese.
Nel documento del fu terzo polo si fa riferimento a una ferma condanna dell’attacco di Hamas, che secondo il testo nega il diritto all’esistenza di Israele. Si chiede al governo di impegnarsi per evitare l’escalation militare e fornire aiuti umanitari alle popolazioni colpite.
Più Europa, da parte sua, glissa sulle eventuali responsabilità del governo israeliano nella situazione e chiede al governo di «riconoscere a Israele il diritto di esistere e difendersi secondo il diritto internazionale nel rispetto di quello umanitario» e a «fornire supporto e aiuti umanitari alle popolazioni colpite, verificando che nessuna forma di finanziamento e sostegno possa supportare indirettamente l’attività di organizzazioni terroristiche».
Il centrosinistra chiede il sostegno alle iniziative per ottenere la liberazione degli ostaggi e lavorare per «riaffermare il diritto di Israele e Palestina alla coesistenza sulla base dello spirito e delle condizioni proposte dagli accordi di Oslo per l’obiettivo dei “due popoli e due stati”». Punto cruciale, la richiesta di tutelare la popolazione, «anche attraverso l’apertura di corridoi umanitari», elemento importante per il Movimento 5 stelle, che chiedeva di tenere conto anche delle conseguenze della reazione israeliana all’attacco di Hamas.
Il governo ha dato parere favorevole a tutti i testi: per quella di M5s e Pd, però, vorrebbe vedere rimossa la premessa che riguarda le «iniziative unilaterali da entrambe le parti, come i continui attacchi missilistici provenienti da Gaza e l’allargamento, sostenuto direttamente e indirettamente dal governo israeliano in carica, degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania».
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