Il sindaco ha comunicato in una riunione informale dopo il Cda la volontà di scegliere come nuovo sovrintendente il candidato sostenuto dal ministro della Cultura. Via anche il direttore musicale Chailly, arriva Gatti
Sarà Fortunato Ortombina il prossimo sovrintendente del teatro alla Scala. Almeno secondo i desiderata del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e del sindaco di Milano Beppe Sala. La soluzione, anticipata da Domani e presentata in una riunione informale dopo l’incontro del consiglio d’amministrazione di lunedì 11 marzo, soddisfa entrambi per motivi differenti. Il ministro riesce a presidiare una delle caselle più importanti del sistema culturale italiano con un uomo non ostile al centrodestra e guadagna un credito con Forza Italia, che ha grande interesse a sostenere Ortombina.
Il dirigente ha accolto il figlio della ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati come direttore d’orchestra al teatro la Fenice di Venezia dov’è sovrintendente dal 2017 e direttore artistico dal 2007, ma il candidato di Sangiuliano è forte anche del sostegno del ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’ex direttore del Tg2 ottiene anche che il sovrintendente torni a essere un italiano, una priorità per il ministro, e che Dominique Meyer non ottenga un rinnovo, neanche parziale, del mandato.
Per Sala è importante risolvere l’impasse che blocca la successione ormai da mesi: la decisione deve arrivare presto. Rispetto alla prassi, comune e ministero sono già in considerevole ritardo, considerato che Meyer lascerà Milano a fine febbraio 2025 e in genere il successore si sceglie almeno un anno prima della scadenza. Secondo gli addetti ai lavori le tempistiche si sono ormai allungate in maniera eccessiva e il teatro ne è stato danneggiato, ma rompere gli indugi per scegliere Ortombina è stata una soluzione che nell’azienda operistica hanno apprezzato in pochi, nonostante il dirigente sia già stato coordinatore artistico del teatro.
Da quando Ortombina lavorava a Milano all’inizio degli anni Duemila, segnalano dal teatro, parecchio è cambiato. Insieme al nuovo sovrintendente, che ha alle spalle anche esperienze al teatro Regio di Parma, al Regio di Torino e al San Carlo di Napoli, dovrebbe arrivare anche un nuovo direttore musicale al posto di Riccardo Chailly: dall’ambiente scaligero evocano il nome di Daniele Gatti, in scadenza come direttore principale al Maggio fiorentino.
A contribuire a sbloccare la situazione è stato l’intervento del consigliere d’amministrazione Giovanni Bazoli, suocero di Sala: il finanziere ha confermato il suo ruolo da kingmaker e può ora contare sulla riconoscenza di Sangiuliano. Il sindaco, da parte sua, cedendo al ministro e accettando il candidato della destra si è assicurato una sponda per quanto riguarda i prossimi rinnovi delle nomine culturali a Milano (in particolare quella del Piccolo) e un rapporto non ostile con il centrodestra in generale.
Il buon clima gli sarà molto utile nel caso in cui dovesse decidere di tentare la successione di Antonio Decaro alla guida dell’Anci. L’associazione è orientata per la maggioranza verso il centrosinistra, ma Sala ha comunque bisogno di un’entratura che potrebbe essersi guadagnato con questo patto.
Il dibattito
Nell’ambiente scaligero non ci si aspettava una mossa del sindaco se non tra qualche settimana, e l’accelerazione a cui i consiglieri hanno assistito dopo una riunione il cui ordine del giorno era addirittura vuoto è stata del tutto inaspettata. Il sindaco ha deciso di mettere subito le carte in tavola e ha proposto Ortombina come erede di Meyer: una scelta che – racconta chi c’era – ha scatenato un dibattito accalorato proprio per la caratura del nome, che tanti continuano a considerare debole. Per altro nessuno si aspettava, fino allo scorso fine settimana, che Sala potesse cedere alle insistenze del ministro: accettare un candidato imposto da Roma non sembrava nell’ordine delle possibilità e il sindaco aveva già posto il suo veto – ritrovandosi già in quell’occasione d’accordo col ministro – sull’opportunità di portare a Milano Carlo Fuortes.
«Perché accettare l’imposizione da parte del governo di un sovrintendente considerato per altro meno brillante di lui?», è il ragionamento che filtrava da palazzo Marino. Tanto più dopo che Ortombina si è “compromesso” agli occhi del mondo culturale di sinistra accogliendo Casellati jr. Poi, però, il vento è cambiato. E in consiglio d’amministrazione tutti sanno che alla prossima riunione – in programma a breve, anche se non è ancora stata calendarizzata – la decisione presa da Sala e Sangiuliano durante una cena avvenuta una decina di giorni fa quasi certamente sarà ratificata.
I dubbi dei consiglieri sul nome del nuovo sovrintendente potrebbero però essere in parte compensati dal fatto che le figure dirigenziali del teatro dall’anno prossimo saranno più di una. A differenza dell’èra Meyer, quando direttore artistico e direttore generale erano stati cancellati e i loro poteri accentrati nel ruolo del sovrintendente, sotto Ortombina quei ruoli dovrebbero essere ripristinati. Intanto lascerà il suo posto da direttore artistico a Venezia. Magari a Beatrice Venezi.
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