Dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Fanpage in cui Durigon dice che «quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi». I Cinque stelle, a partire dall’ex ministro Toninelli, hanno chiesto le sue dimissioni. I leghisti attaccano i pentastellati sulle dichiarazioni di Macina riguardanti il caso del figlio di Beppe Grillo, e continuano a difendere il loro uomo
È arrivato fino alla Camera il polverone che ha seguito la pubblicazione della video inchiesta di Fanpage sulla figura del sottosegretario all’Economia Claudio Durigon. L’ultima seduta è stata caratterizzata da toni accesi e rissa sfiorata tra i deputati del Movimento cinque stelle e quelli della Lega. I grillini chiedono le dimissioni di Durigon, i leghisti, invece, attaccano la loro sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina.
Ma da dove nasce lo scontro? Nella prima puntata dell’inchiesta Follow the money emerge come Durigon, il coordinatore del partito di Salvini nel Lazio, parlando con un altro soggetto si dice tranquillo sulle indagini riguardo l’inchiesta sui 49 milioni spesi dal partito e dice: «Quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi». Un’affermazione imbarazzante secondo la quale sarebbe stata la Lega a scegliere il generale della Guardia di finanza che indaga sulle loro casse.
La richiesta di dimissioni
Immediata la polemica attorno alla figura dell’ex vicesegretario generale del sindacato di destra Ugl, organizzazione che nell’inchiesta emerge come non abbia una gestione chiara e trasparente riguardo agli iscritti. Tra i primi a chiedere spiegazioni ci sono, appunto, i deputati del Movimento cinque stelle. Eugenio Saitta in aula ha chiesto l’intervento del ministro Franco «perché qui c’è bisogno di chiarezza, di trasparenza e di tutelare lo stesso ministero dell’Economia». Altri promettono interrogazioni parlamentari, mentre in senato l’ex ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha chiesto le dimissioni del sottosegretario leghista originario di Latina: «Durigon non può più rappresentare il governo italiano. Quanto emerge dal video-inchiesta di Fanpage non lascia spazio a dubbi. In attesa che possa intervenire anche la magistratura, già oggi possiamo dire che il nostro principio costituzionale di “disciplina ed onore” che un rappresentante delle istituzione come lui deve seguire sia venuto meno. Questo basta e avanza perché Durigon si dimetta dal delicato quanto importante ruolo di sottosegretario all’Economia». Timida invece la risposta del Partito democratico, su Twitter Majorino scrive: «Ma come fa #Durigon a stare al suo posto?».
La reazione leghista
Le risposte degli esponenti del partito di Salvini non si sono fatte attendere e sono state dirette alla sottosegretaria pentastellata Anna Macina, che qualche giorno fa aveva messo in dubbio l’integrità dell’avvocata Giulia Bongiorno. Quest’ultima difende sia la presunta vittima di stupro del caso in cui è coinvolto Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento, sia il segretario Matteo Salvini nei casi della Open Arms e Gregoretti. In un’intervista al Corriere, Macina ha giustificato le dichiarazioni di Beppe Grillo dopo la pubblicazione del video in cui prende le difese del figlio e ha affermato che la legale avrebbe fatto vedere a Matteo Salvini gli atti delle indagini in modo tale da poterli usare per fini politici contro il Movimento. Un’accusa pesante e a cui la Bongiorno ha risposto annunciando una denuncia.
Se non arrivano le dimissioni, cosa a cui ora non starebbe pensando Durigon, l’altro percorso per rimuovere il leghista dalla sua carica è la mozione di sfiducia. Dalla Lega nel frattempo fanno sapere che il sottosegretario al Mef, Claudio Durigon, è tranquillamente al lavoro e ha già presentato una decina di querele contro le inchieste uscite sul suo conto. Domani aveva già documentato i legami sospetti dell’uomo di Salvini nel suo feudo di Latina. Stando alle carte degli inquirenti, Natan Altomare noto esponente criminale della cittadina ha confermato di aver pagato le spese di una festa della Lega e Durigon durante la campagna elettorale del 2018 e di aver aiutato quest’ultimo a farsi eleggere. In cambio avrebbe desiderato un ruolo per ripulire la sua immagine. Contattato da Domani, Durigon dice: «Altomare condivideva la nostra stessa passione politica e ci siamo ritrovati nella campagna elettorale, non conosco i dettagli personali».
All’inchiesta sulle connessioni opache e poco trasparenti a Latina si aggiungono le ultime dichiarazioni sulle indagini riguardo ai 49 milioni. Tutti ne chiedono le dimissioni, Salvini invece continua a tenersi stretto il suo uomo.
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