Si è conclusa dopo solo un anno, con le dimissioni in massa per giusta causa di tutta la redazione, l’esperienza della redazione di Hollywood Reporter Roma. Nove giornalisti si sono dimessi dal 1° luglio dopo che per mesi non venivano pagati da Brainstore Media, società editrice del magazine.

Lo hanno annunciato gli stessi redattori, con un comunicato in cui hanno spiegato le loro condizioni di lavoro degli ultimi tempi: «I giornalisti di The Hollywood Reporter Roma hanno preso una decisione estremamente sofferta, per non dire drammatica. Da mesi non ottengono lo stipendio, da mesi la società editrice di Thr Roma appare incapace di offrire una qualsivoglia prospettiva realistica alla testata. Per mesi hanno continuato a lavorare e a realizzare con passione un giornale in condizioni che si sono fatte via via proibitive. È per questo che hanno deciso – tutti insieme – di dimettersi per giusta causa».

I giornalisti hanno provato fino all’ultimo a intavolare delle trattative con la società Brainstore Media dell’editore Gian Marco Sandri, che da inizio 2024 non pagava gli stipendi ai dipendenti. L’editore non si è fatto sentire in nessun modo, neanche dopo la pubblicazione del comunicato. Ora, non è chiaro se sarà messa in piedi una nuova redazione, oppure l’esperienza di The Hollywood reporter Roma si conclude così.

Interpellato da Il Post, Sandri ha detto di aver investito circa due milioni di euro nel progetto. «Ciò che nel comunicato è visto come pericolo, è invece spending review», ha aggiunto.

Come nasce la testata

La testata è l’edizione estera del celebre magazine americano The Hollywood Reporter e si occupa del mondo dello spettacolo. Nel 2023 dagli Stati Uniti decidono di dare vita a due edizioni estere, una in Giappone e una in Italia. Quest’ultima è stata annunciata in pompa magna il 21 aprile 2023 anche per via della direzione editoriale assunta dalla giornalista e scrittrice Concita De Gregorio, già direttrice dell’Unità. Inizialmente il corpo redazionale era formato da cinque giornalisti, ai quali poi si sono aggiunti anche dei collaboratori in pianta stabile. 

All’edizione online si sono aggiunti anche tre numeri cartacei. Il primo pubblicato in occasione del festival del cinema di Venezia, gli altri per il festival del cinema di Roma e di Berlino.

A febbraio De Gregorio decise di non rinnovare la sua permanenza all’interno della redazione, salutando tutti con un messaggio: «Abbiamo formato una redazione di giovani e giovanissimi, ragazzi formidabili, abbiamo chiamato a collaborare le migliori firme e i più promettenti talenti che ringrazio per la fiducia che ci hanno accordato. Considero il mio lavoro di avviamento terminato. La nave non solo è varata, ma ha preso il largo».

Il suo posto è stato preso dal suo vice, Boris Sollazzo, che su Facebook ha scritto le motivazioni delle sue dimissioni: «Ho accettato questa direzione solo per spirito di servizio, per proteggere i posti di lavoro e un progetto di valore, per difenderli. Lo stesso motivo per cui ora me ne vado. Perché non è più possibile farlo».

E ha aggiunto: «Nonostante terremoti, difficoltà e affini, abbiamo lavorato bene e uniti. Così tanto che anche l'ultima sofferta (e che io sappia mai avvenuta prima) decisione l'abbiamo presa insieme. Andarcene, per difendere il nostro lavoro, la nostra dignità. Questo come giornalista, uomo e direttore mi rende orgoglioso».

La solidarietà

Sul caso diversi sindacati hanno espresso solidarietà alla redazione. Tra i primi c’è l’Usigrai che nel comunicato scrive: «La situazione dell’editoria nel nostro paese si fa sempre più pesante, fra crisi industriali ed editori in conflitto di interessi, come il gruppo controllato da un parlamentare della Lega che vorrebbe acquistare dall'Eni (quindi dallo stato) una fonte di informazione primaria come l'Agi. Solo l'indipendenza e l'autonomia dagli interessi della politica, caratteristiche che mancano in Rai, possono garantire un'informazione libera e autorevole».

Anche Associazione Stampa Romana «esprime solidarietà ai colleghi di The Hollywood reporter che oggi si sono dimessi tutti per giusta causa: per mesi hanno lavorato con abnegazione per tenere in vita in Italia, con un prodotto di qualità, la prestigiosa testata americana».

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