Fermate in poche ore le navi di Open Arms e di Sea Eye. Per il decreto promosso dal governo a inizio anno, sono colpevoli di salvataggi. La premier: «Fermare i viaggi della speranza»
È tornata la guerra alle Ong. L’accusa a Giorgia Meloni e al suo governo arriva da Elly Schlein. Per la segretaria del Pd l’esecutivo ha creato il «reato di solidarietà». Meloni ha risposto: «Facciamo applicare leggi e principi che esistono da sempre in ogni stato» per non agevolare l’immigrazione illegale e favorire la tratta di esseri umani. Anche se nessuna di queste colpe riguarda le due Ong che sono state bloccate.
Una dopo l’altra sono state fermate la nave di Open Arms e di Sea Eye. Per il decreto promosso dal governo Meloni all’inizio dell’anno, entrambe sono colpevoli di ripetuti salvataggi di migranti nel Mediterraneo, invece di fermarsi a una sola operazione.
La segretaria del Pd ha chiesto: «Ci dicano: quelle persone in pericolo andavano forse abbandonate in mare?». E in un lungo post di Facebook ha commentato: «Non credo ci sia altro da aggiungere di fronte ad un governo che ritiene una colpa salvare vite e non un dovere morale. Forse solo una parola: disumano».
Non è mancato il riferimento al decreto Cutro, nato dopo il naufragio in cui hanno perso la vita almeno 94 persone al largo della Calabria: «Serve più rispetto per quei morti».
Di tutt’altro avviso Meloni: «Solidarietà è fermare i viaggi della speranza e le morti in mare. Perché contribuire ad arricchire chi organizza la tratta degli esseri umani non ha nulla a che fare con le parole solidarietà e umanità». Non una parola sul soccorso in mare.
Ferme
La scena dei blocchi si ripete a turno con tutte le Ong, e adesso che i naufragi sono aumentati diventa più frequente. La Open Arms ha portato due giorni fa in salvo a Carrara 195 persone, soccorse in tre diverse operazioni.
La Sea Eye 4, dopo che il suo equipaggio ha salvato 114 vite umane, sempre in tre operazioni, è approdata a Salerno. Ma la legge vieta i salvataggi ripetuti, e così le sono arrivate multe e fermo amministrativo per 20 giorni. Per loro, invece, lasciare le persone in mare a rischiare la vita è incostituzionale.
Solo lunedì era toccato alla Aurora di Sea Watch. Ha comunicato l'impossibilità di raggiungere il porto di Trapani, per l’esecutivo ha «messo in pericolo la sicurezza delle persone soccorse» perché non si è coordinata con la Tunisia per riportarli indietro. E dopo essere approdata a Lampedusa è stata fermata.
Per la segretaria del Pd «si fa la guerra alle Ong che stanno solo sopperendo alla grave assenza di una missione istituzionale Ue», mentre in Europa nessuno si fa valere. Su Meloni arriva il sospetto della propaganda. Per il dem Marco Simiani, che prepara un’interrogazione, il governo sta tentando in questo modo di recuperare coerenza, visto che la Guardia Costiera italiana prima ha chiesto aiuto per effettuare i salvataggi e adesso invece va contro le associazioni.
Le contraddizioni
Anche sul fronte accoglienza, il governo continua a contraddirsi. Quattro giorni fa “fonti” del ministero dell’interno hanno definito «surreale la polemica sollevata da alcuni sindaci, soprattutto del Pd» e ha chiuso all’ipotesi di incontrare i rappresentanti dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani.
Ma adesso il ministero dell’Interno ha deciso di mandare avanti il commissario all’emergenza, Valerio Valenti. In una lettera al Foglio lui stesso ha confermato che l’1 settembre risponderà alla chiamata di due sindaci di sinistra: Matteo Lepore di Bologna e Gian Carlo Muzzarelli di Modena. Entrambi hanno in carico il doppio dei minori migranti rispetto all’anno scorso.
Le proteste
La mossa contro le Ong arriva dopo le recenti proteste dei sindaci che a dispetto delle «fonti» del Viminale hanno coinvolto i partiti di maggioranza.
Le leggi promosse dal governo Meloni nulla possono per fermare i viaggi con il mare piatto, e niente fanno per rendere più semplice l’accoglienza, così una parte della Lega ormai ha ripudiato Piantedosi, anche se in passato è stato il capo di Gabinetto del ministro Matteo Salvini.
Il sindaco di Legnago, epicentro della ribellione in Veneto, Graziano Lorenzetti, ha detto a Domani che per lui Piantedosi è «un tecnico», ed «è più un fratellino» (d’Italia, ndr). Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha avvertito di non fare propaganda su questi temi, per poi prendersela con il presidente dell’Emilia Romagna del Pd Stefano Bonaccini.
In questo momento di difficoltà per la destra, l’azione del governo torna ad attingere agli slogan di salviniana memoria e mima il “blocco navale” più volte promesso da Meloni.
Nel ritorno al passato della maggioranza, non è un caso che la segretaria Pd abbia fatto stilisticamente eco a sé stessa e al primo dibattito avuto con la premier a marzo: «Sul piano sociale, la vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità».
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