- Il ministro Abodi vuole modificare il modello di ripartizione delle risorse pubbliche alle federazioni, centralizzando le operazioni presso il suo dipartimento a Palazzo Chigi. «Nessun accentramento, solo una razionalizzazione dei compiti», dice a Domani.
- La riforma sarà attuata senza cambiare la legge, ma con una diversa interpretazione della normativa in vigore. Sport e Salute, la società voluta da Giorgetti per limitare i poteri del Coni, sarebbe fortemente ridimensionata e svuotata del compito di cassaforte dello sport.
- Il Coni di Malagò si batte da anni per riacquisire centralità nella distribuzione delle risorse, operando d’intesa con il ministero dello sport.
Poteri rafforzati e accentrati sulla gestione delle risorse, costi quel che costi. Il ministro dello sport, Andrea Abodi, è pronto a sfidare il collega, numero uno dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Come? Vuole portare sotto il controllo del “suo” dipartimento dello sport, a Palazzo Chigi, la cassa delle federazioni e degli organismi sportivi. Così da decidere come elargire le risorse fin dal prossimo anno.
Dal 2024 vuole sottrarre il compito alla società Sport e salute, fondata nel 2018, sotto la spinta dell’allora sottosegretario Giorgetti, in asse con Luigi Di Maio, che da vicepremier riuscì a pilotare la nomina di Vito Cozzoli, suo uomo di fiducia, al comando dalla società.
Lo scopo principale era proprio quello di erogare i contributi pubblici agli enti federali con un ulteriore obiettivo, più politico, fissato da Giorgetti: la limitazione dei poteri del suo avversario Giovanni Malagò, presidente del Coni, uomo forte dello sport tricolore. Missione compiuta. Almeno fino a oggi.
L’ultima ripartizione è stata stabilita lo scorso dicembre dal consiglio di amministrazione della società: in totale sono stati distribuiti 295 milioni e 238 mila euro, seguendo il criterio del 60 per cento per il “peso” dei risultati sportivi, 30 per cento per l’incidenza della pratica sportiva e la promozione dello sport e 10 per cento per l’efficientamento dei costi.
Nuovo modello
Sport e salute, con il nuovo regime prospettato da Abodi, è destinata a trasformarsi in una mera esecutrice di volontà altrui: la funzione sarà quella di far partire materialmente i bonifici, perdendo potere decisionale. Poco più di una scatola vuota.
Conserverebbe giusto la dimensione sociale, ossia la promozione dell’attività sportiva come strumento di aggregazione e di tutela della salute, come recita il nome della società. Poca roba per chi oggi dispensa centinaia di milioni di euro, avendo acquisito un ruolo centrale.
Il ministro non è orientato a mettere nero su bianco una riforma per rivedere la legge in vigore. Insomma, non ci sarà un apposito provvedimento né un emendamento a uno dei testi in esame in Parlamento. «Basta una diversa interpretazione della normativa in vigore», è la tesi che confermano a Domani dal dipartimento dello sport.
Inizialmente era stato valutato un intervento sul decreto Pubblica amministrazione 2, che ha iniziato da poco l'iter parlamentare, che include un’ampia parte relativa allo sport. Ma, salvo cambiamenti in corso d’opera, Abodi tirerà dritto senza atti ad hoc. Del resto fin dal suo insediamento ha sostenuto la necessità di «pensare a un nuovo modello di distribuzione delle risorse».
Il pressing del Coni
Il Coni è un attore - per ora spettatore - molto interessato. Punta ad avere almeno un ruolo consultivo stretto con il recupero della centralità perduta dopo la riforma del 2018. Dal ministero l’orientamento resta quello di accentrare la gestione dei fondi, potenziando il ruolo del comitato olimpico su altri punti: il miglioramento delle infrastrutture e su tutto quello che attiene allo sport agonistico. Il pressing di Malagò è comunque in atto.
Non gli va giù la marginalizzazione sulla gestione della cassa per i contributi alle federazioni. Il numero uno del Coni si accontenterebbe di avere maggiore voce in capitolo, con una procedura che preveda «l’intesa». Accettando che i fondi restino sotto l’egida del dipartimento. Abodi respinge con Domani le accuse di centralizzazione: «È solo una razionalizzazione dei compiti, ogni organismo avrebbe una propria peculiarità».
In ogni caso i buoni rapporti tra il ministro e Malagò facilitano comunque un consulto informale.
Il progetto partirebbe dal gennaio del prossimo anno. Le erogazioni di settembre faranno in ogni caso capo a Sport e salute. Tutto fatto? Non proprio. Gli interlocutori attendono al varco Abodi. Su tutti il ministro dell’Economia Giorgetti, che non sarebbe stato adeguatamente informato di questo cambiamento.
Lo svuotamento di Sport e salute non è di certo un’opzione gradita al numero uno del Mef, anche perché nel frattempo la società attende le nomine del presidente e dell’amministratore delegato dopo il cambio della governance deciso dal governo nei mesi scorsi.
La riunione è stata fissata l'11 luglio. Si profila quindi uno scontro interno all’esecutivo, nonostante nei giorni scorsi avesse preso forma l’ipotesi di un asse Abodi-Giorgetti. Le posizioni sono invece distanti. Da Sport e salute non arriva alcun commento ufficiale. La posizione è attestata su quella «di attesa» della decisione ufficiale, mostrando fiducia. La società, negli anni, ha acquisito le competenze in materia.
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