Il birrificio dei parenti del cardinale licenziato è stato finanziato da Antonio Mosquito. Nel 2013 la Segreteria di Stato aveva tentato di investire in una sua società petrolifera 250 milioni di dollari. La replica di Mario Becciu: «Con Mosquito firmato un contratto regalare. Il progetto della birra aiuterà persone con lo spettro dell’autismo»
- Nel 2019 la società Angel’s dei fratelli del cardinale Becciu, al centro dell’inchiesta vaticana che ha costretto il porporato a dimettersi, ha ricevuto un finanziamento da 1,5 milioni di euro dal petroliere angolano Mosquito
- Il finanziere africano è amico di Becciu, che è stato nunzio in Angola per otto anni. Nel 2013 una lettera riservata evidenzia come la Segreteria di Stato voleva investire 250 milioni di euro in un piattaforme petrolifere insieme alla spa di Mosquito
- «Tutto regolare, il contratto con Mosquito è stato anche depositato in banca», spiega Mario Becciu. Che aggiunge che finora al birrificio sono arrivati 800 mila euro. «Aiuteremo gli autistici»
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Cardinal Angelo Becciu talks to journalists during press conference in Rome, Friday, Sept. 25, 2020. The powerful head of the Vatican's saint-making office, Cardinal Angelo Becciu, has resigned from the post and renounced his rights as a cardinal amid a financial scandal that has reportedly implicated him indirectly. (AP Photo/Gregorio Borgia)
«Angelo, i tuoi fratelli hanno aperto un birrificio con il tuo nome, la Angel's. Questi sono fatti vostri. Il problema non è nemmeno che collaborino con la Caritas. Ma so che dietro il birrificio c'è il petroliere Antonio Mosquito. Ha finanziato i tuoi parenti con 1,5 milioni di euro. Mosquito è un tuo amico, nel 2013 hai tentato di investire nelle sue società petrolifere 250 milioni di dollari della Santa Sede. Ecco, questo non va bene». Tre giorni fa Papa Francesco, snocciolando al cardinale Angelo Becciu le sue rimostranze come fossero grani di un rosario, non ha fatto giri di parole. E ha spiegato che uno dei motivi per cui lo licenziava, togliendogli la carica di prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e ogni diritto cardinalizio, riguardava l'affaire della birra dei fratelli.
Non tanto per i rapporti tra la srl e la Caritas, ma – come ha scoperto Domani - per una sovvenzione gigantesca arrivata qualche mese fa da un imprenditore africano vicino al cardinale. Mr Mosquito, infatti, non è un imprenditore qualunque. Ma il proprietario della Falcon Oil, una società a cui nel gennaio del 2013 Becciu aveva deciso di girare 250 milioni di euro affinché la Segreteria di Stato potesse investire in una piattaforma petrolifera (nel blocco offshore denominato 15/06) al largo delle coste del paese africano.
La storia inizia quasi otto anni fa. Angelo Becciu è da poco sostituto della Segreteria di Stato guidata da Tarcisio Bertone, ed l’uomo che decide quali sono gli investimenti migliori da fare con i fondi extrabilancio gestiti dal suo ufficio. Si tratta del tesoro segreto del Vaticano, una provvista che l'anno scorso – da documenti ufficiali dell’inchiesta – è stata valutata 650 milioni di euro, provenienti in gran parte dalla beneficenza e l'Obolo di San Pietro.
La lettera segreta
Il 7 gennaio 2013, un mese prima delle dimissioni di Benedetto XVI, Becciu scrive a Enrico Crasso, al tempo potente manager di Credit Suisse (l'istituto che storicamente gestisce gli investimenti del Palazzo Apostolico) e persona oggi attenzionata dagli investigatori. «Illustrissimo signore, l'operazione richiede un impegno finanziario stimato complessivamente in circa 250 milioni di dollari, necessario per realizzare le infrastrutture che la società Falcon Oil dovrà corrispondere al Consorzio (composto dalla spa di Mosquito e per il 40 per cento a testa dall'Eni e dalla società statale Sonangol, ndr) per lo sfruttamento del giacimento petrolifero presente in Angola» scrive Becciu. «A seguito di ulteriori verifiche che dovranno comunque essere completate, siamo orientati a partecipare all'operazione proposta con Falcon Oil e gli altri azionisti».
Becciu conosce bene Mosquito: dal 2001 al 2009 è stato infatti nunzio nel paese africano, e con il finanziere ha stretto un rapporto di fiducia. L'affare, però, salta a pochi passi dal traguardo: Becciu e Crasso decidono di fare una due diligence sul deel per capirne i rischi e i profitti possibili, e chiamano come advisor un pool di esperti della Capital Investment. Una società di Raffaele Mincione, che per il lavoro prenderà dal Vaticano, sempre attraverso Credit Suisse, una fee di mezzo milione.
È così che Mincione per la prima volta entra in contatto con la Santa Sede. Dopo un anno di lavoro sul dossier, Mincione dà disco rosso: dice a Crasso e Becciu che l'investimento sul petrolio angolano sarebbe del tutto «antieconomico», e che Mosquito non sarebbe solido dal punto di vista finanziario. E così nel 2014 il finanziere – dismessi i vestiti del consulente e indossata la grisaglia del raider - propone a Becciu e ai suoi fedelissimi, monsignor Alberto Perlasca e Fabrizio Tirabassi in primis, di abbandonare il progetto delle piattaforme e di investire gli stessi 250 milioni in una Sicav in Lussemburgo, l'Athena, gestita dalla sua holding WRM. L’obiettivo finale è noto: vendere al Vaticano il 45 per cento di un palazzo al centro di Londra, al 60 di Sloane Avenue, che lui aveva comprato due anni prima a prezzo vantaggioso. È la compravendita che ha dato il via all'inchiesta che ora sta facendo traballare il Cupolone.
Il nome di Mosquito è dunque da tempo cerchiato in rosso sui taccuini degli investigatori vicini al dossier. Non perché sia indagato. Ma perché l'origine del terremoto finanziario è iniziato proprio con il tentato investimento nella sua Falcon Oil. Pochi giorni fa, la grande sorpresa: gli investigatori scoprono che il petroliere su cui Becciu voleva puntare le fiches vaticane ha deciso di puntare direttamente sui Becciu.
Il birrificio Angel's, srl controllata al 95 per cento da Mario e al 5 per cento da Francesco, con un capitale sociale di 10 mila euro, ha ricevuto infatti un finanziamento da 1,5 milioni da Mr Mosquito in persona. Gli investigatori stanno cercando ora di capire se sia tutto legittimo, o se l'affare nasconda invece qualche ombra.
«Aiuteremo gli autistici»
Vedremo. Ma dall'entourage del cardinale dicono che Becciu, quando era sostituto alla Segreteria di Stato, non ha mai investito un centesimo dei soldi vaticani nella Falcon Oil o in altre attività di Antonio, e che il business del petrolio era per la Segreteria di Stato solo un'ipotesi poi tramontata. Non solo: il fratello Mario avrebbe conosciuto Mosquito in un viaggio in Angola, e i rapporti tra i due si sarebbero intensificati senza alcuna mediazione del cardinale.
Contattato, Mario – che è pure psicologo - dice di aver presentato lui a Mosquito un progetto, «per il quale stavo cercando finanziamenti per l'inclusione sociale di soggetti con disturbi cognitivi, specificatamente dello spettro autistico». Da farsi attraverso «la filiera della birra». Mosquito avrebbe creduto nel business, tanto da firmare con il birrificio «un contratto di associazione in partecipazione» da 1,5 milioni. Secondo il fratello del porporato «del tutto regolare, e pure depositato in banca». Finora al birrificio sono già arrivati 800 mila euro. Come mai, però, con tutti questi mezzi a disposizione, la srl fa solo distribuzione e non produce direttamente l'oro biondo? «Abbiamo iniziato una produzione minima della birra “Pollicina” presso un altro birrificio, perché trovare i locali per il progetto è difficile. Poi il Covid ha bloccato tutto».
Insomma, nulla di strano: anche se la società Angel's, nata nel 2018, significa letteralmente “di Angelo”, il cardinale Becciu «non c'entra nulla», e gli investimenti milionari di Mosquito a favore della società che vuole aiutare gli autistici «non sono affatto collegati» al progetto della Santa Sede sul petrolio angolano. Il problema, per Becciu, e che Francesco su Mosquito, le birre per aiutare gli autistici e i denari girati alla cooperativa sarda di un altro fratello, Tonino, ha ancora molti, troppi dubbi.
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