Mentre si discute sul caro affitti, con gli universitari che si accampano fuori dalle università, la maggioranza decide di dare la delega al governo per legiferare sul voto “a distanza” durante le elezioni. Per l’opposizione è solo un modo per affossare la riforma
La protesta delle tende, con gli studenti che si accampano per ribellarsi contro il costo degli affitti, si incrocia con un’altra questione che è ora in secondo piano, ma che si riaccende a ogni elezione. È la possibilità di votare da “fuori sede”, lontano dal comune di residenza: finora è praticamente impossibile riuscirci e gli universitari devono accontentarsi di alcuni sconti sui treni e gli aerei di bandiera, per tornare a casa durante le elezioni politiche. O diventare, loro malgrado, astenuti involontari.
Ora c’è però una novità, visto che la commissione Affari costituzionali, con un emendamento della maggioranza, ha affidato al governo il compito di legiferare in materia. La scelta politica è giudicata con toni diversi: per Fratelli d’Italia è un importante passo in avanti verso il diritto al voto. Per l’opposizione è l’ennesimo ritardo che rischia di accumularsi su questo tema.
Per Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra, si tratta di una «delega-truffa». «Dopo aver scippato la nostra proposta sul voto dei fuori sede, la destra pretende una delega governativa senza nessun paletto temporale, come impone la Costituzione. Non era mai accaduto prima».
Un problema di delega
Secondo Zanella, più che garantire un diritto in più agli universitari – e a tutti coloro che sono lontani dalla residenza per motivi di studio, cura o lavoro – il governo starebbe cercando di depotenziare il parlamento, dando più potere al governo. O, quanto meno, l’effetto sarebbe di tenere nel cassetto la questione, senza mai arrivare a una vera svolta oltre agli annunci.
Se sarà così ce lo dirà il tempo, ma per ora Wanda Ferro di Fratelli d’Italia, sottosegretaria all’Interno, respinge l’accusa: «È falso e strumentale sostenere che la maggioranza voglia affossare il provvedimento». Esisteva già una proposta di legge, voluta da Marianna Madia, ma secondo la sottosegretaria non affrontava una serie di questioni tecniche che ora dovranno essere approfondite.
Ma la mancanza di garanzie sul tempo necessario per questo lavoro è esattamente la preoccupazione dell’opposizione, in questo riunita in un vero campo largo. Lo hanno detto mercoledì in una conferenza stampa alla Camera. Con Zanella c’erano anche la stessa Madia, Riccardo Magi (+Europa), Valentina Grippo (Terzo polo) e Vittoria Baldino (Movimento 5 stelle). Ma anche alcune associazioni, come quella degli studenti dell’Udu (l’associazione studentesca vicina alla Cgil, fra le promotrici della protesta delle tende) e The Good Lobby Italia.
Nel resto d’Europa
È da anni che gli studenti, e alcuni comitati nati proprio con questa priorità, denunciano la vacanza di democrazia per chi non può esprimere il proprio voto. Secondo alcune stime, lo scorso 25 settembre circa 5 milioni di potenziali elettori hanno rischiato di finire involontariamente fra gli astenuti.
Il ritardo italiano è ancora più difficile da giustificare se si guarda al contesto europeo. In Spagna, Lussemburgo, Germania, Irlanda, Austria, Ungheria, Slovenia, Regno Unito e Polonia si vota per corrispondenza. In Francia, Belgio, Polonia, Paesi Bassi e Svezia si vota per delega: chi è lontano può scegliere un’altra persona che voterà al posto suo.
In Danimarca, e in altri paesi europei, si è scelta la formula del “voto anticipato”. Chi ha ragione di voler votare lontano da casa può fare richiesta di accedere a un turno riservato, che si tiene in genere il giorno prima. Un’ultima possibilità, adottata per esempio dall’Estonia, è il voto elettronico.
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