A scrutinio quasi concluso, il presidente uscente va verso la riconferma. Fratelli d’Italia cresce tantissimo, ma il vincitore è un salviniano che nei prossimi cinque anni dovrà tenere conto degli equilibri e delle possibili divisioni
Non è un caso se Matteo Salvini nei giorni scorsi ha girato ovunque in Trentino, mentre Giorgia Meloni ha inviato solo un video messaggio. La vittoria di Maurizio Fugatti, che ha raggiunto il 51 per cento delle preferenze, è innanzitutto un successo per Salvini, o almeno così potrà rivenderlo. Solo poi anche di Fratelli d’Italia (che è cresciuta tantissimo e ha accettato la coalizione dopo qualche mese in cui era stata tentata di andare da sola).
Se si mettono insieme Lega (13 per cento) e la civica del presidente (10), si raggiunge il 23 per cento dei voti. Fratelli d’Italia da sola raggiunge il 12 per cento, in forte crescita rispetto all’1,45 per cento di cinque anni fa. Ogni considerazione è comunque ancora parziale, visto che al momento sono state scrutinate metà delle sezioni.
La vittoria di Fugatti
Fugatti è uno dei presidenti di provincia tradizionalmente più salviniani, già sottosegretario alla Salute nel Conte I. Nella sua coalizione ci sono anche gli autonomisti (Patt), che cinque anni fa stavano all’opposizione e che sono scesi dal 12 all’8 per cento. È anche la riconferma di un metodo, già tentato nel resto del nord est, di affiancare una civica al partito nazionale.
Dall’altra parte, il Pd diventa virtualmente il primo partito (con il 16 per cento), salendo del 3 per cento circa e superando la Lega. Ma va considerato il 10 per cento della civica di Fugatti, che cinque anni fa non esisteva.
E c’è un altro dato da considerare: i voti dati al solo presidente. Oggi sono quasi 9 mila. Cinque anni fa, erano stati solo 3.677.
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