- Arriva in parlamento il più grande dei tanti conflitti di interesse del sindaco-imprenditore di Venezia, Luigi Brugnaro: il progetto che utilizzando lo strumento del piano per la mobilità sostenibile Venezia 2030 dirotterà parte dei flussi turistici che entrano in città nei terreni oggi di proprietà di una società riconducibile all’imprenditore sindaco, come ricostruito da Domani.
- La senatrice Orietta Vanin e altri sedici senatori del Movimento 5 stelle hanno presentato una interrogazione parlamentare per chiedere conto al governo, se sono a conoscenza di quello che sta succedendo.
- L’interrogazione è rivolta in particolare alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e a quello della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, veneziano come Brugnaro.
Arriva in parlamento il più grande dei tanti conflitti di interesse del sindaco-imprenditore di Venezia, Luigi Brugnaro: il progetto che utilizzando lo strumento del piano per la mobilità sostenibile Venezia 2030 dirotterà parte dei flussi turistici che entrano in città nei terreni oggi di proprietà di una società riconducibile all’imprenditore sindaco Luigi Brugnaro, come ricostruito ieri da Domani.
La senatrice Orietta Vanin e altri sedici senatori del Movimento 5 stelle hanno presentato una interrogazione parlamentare per chiedere conto al governo, se sono a conoscenza di quello che sta succedendo in città e della situazione di conflitto di interesse e quali iniziative intendano prendere «per dare corso alle opportune verifiche secondo i principi di trasparenza, correttezza e buon andamento dell’attività amministrativa».
L’interrogazione è rivolta in particolare alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e a quello della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, veneziano come Brugnaro.
Come abbiamo raccontato ieri, la giunta veneziana ha inserito all’interno del piano destinato a ridisegnare il sistema degli accessi alla città patrimonio dell’umanità per i prossimi decenni, un terminal “terra mare” che andrà a valorizzare i terreni di proprietà del sindaco portando lì 9.600 persone al giorno.
Da anni Brugnaro sta cercando di cambiare la destinazione d’uso dell’area di cui è proprietario tramite la società Porta di Venezia. Come dice il nome dell’impresa, l’idea di Brugnaro imprenditore è sempre stata quella di trasformarlo in uno dei principali accessi alla città.
Quest’estate il comune ha pubblicato il bando di gara per realizzare il progetto di fattibilità del terminal che si chiama terra mare perché da una parte accoglierà centinaia di bus turistici, passeggeri di tram e treni con una nuova stazione ferroviaria ad hoc, e dall’altra sarà un approdo per la navigazione turistica, con tanto di scavo di un nuovo canale nel delicatissimo ecosistema lagunare. Ma questo è solo uno dei conflitti di interessi del sindaco. Durante la pandemia, per esempio, l’amministrazione ha affidato senza gara servizi di linea per oltre mezzo milione di euro a una società di trasporto privato, Alilaguna, che è sponsor della sua squadra di basket.
Le nomine in arrivo
La senatrice Vanin che si occupa da anni delle speculazioni in corso sulla Laguna spiega che di fronte a quello che sta succedendo a Venezia, le prossime scelte dell’esecutivo saranno fondamentali: «Ora il governo dovrà nominare il nuovo responsabile dell’autorità della laguna, che secondo il decreto approvato a luglio riunirà in sé i poteri sul porto e quelli del magistrato delle acque, che rappresenta il governo. Ora quello che serve è un uomo dello stato, integerrimo e libero dagli interessi dalle lobby».
Anche il senatore democratico Andrea Ferrazzi, membro della commissione Ambiente e vicepresidente della commissione Ecomafie chiede un intervento del governo: «Io come altri ci siamo battuti per destinare fondi alla città su cui il governo sta investendo svariati miliardi. Ma gli elementi che sono emersi con la vostra inchiesta sono inquietanti, io devo dire che ipotetici conflitti di interesse di questa portata non li ho visti nemmeno nel mio ruolo nella commissione Ecomafie: trust ciechi che non lo sono, o valorizzazioni di terreni con modifiche di destinato di uso di terreni del sindaco, con atti dell’amministrazione del sindaco stesso. Un paese come il nostro non può permettersi che questo accada».
Luigi D’Alpaos, professore di idraulica all’università di Padova, è un esperto del sistema lagunare: ne ha studiato la morfodinamica dalla fine degli anni Settanta. È a lui che il ministro Enrico Giovannini si è rivolto per chiedere un parere sul decreto Grandi navi. Ora di fronte al nuovo piano e all’atteggiamento dell’amministrazione Brugnaro dice: «Questi sono yuppie, non hanno cultura, né informazione. La laguna è un pretesto per attrarre finanziamenti, e si pensa che sia la laguna a doversi adattare alle navi e non i trasporti alla laguna. Ora probabilmente si andrà verso un nuovo scavo del canale Vittorio Emanuele, ma è più quello che i politici non dicono che quello che dicono».
Il Fai si ribella
Oltre alle voci di politici ed esperti ad appellarsi al governo sono anche organizzazioni come il Fai che si sono sempre battute per la strenua difesa dei residenti: «L’interesse privato sta distruggendo la città», dice la capo delegazione di Venezia Francesca Barbini. «Come avete scritto è in corso una dismissione del trasporto pubblico per i cittadini e si sta facendo strame di tutto quello per cui il Fai si batte che non è solo la tutela del patrimonio artistico, ma anche cultura storia, la vita sociale della città e l’ambiente». La speranza di Barbini è che l’esecutivo intervenga dove non intervengono gli enti locali. Del resto, racconta, la Farnesina «ci ha aiutati a essere ascoltati dall’Unesco, dopo che nel 2015 l’ufficio locale ci aveva escluso dalle interlocuzioni del comitato di pilotaggio su Venezia». L’ufficio dell’Unesco a livello locale, caso praticamente unico, è all’interno dell’amministrazione comunale.
© Riproduzione riservata