Lega, Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle: l’ultima settimana ha causato parecchie fibrillazioni alle forze politiche. Mentre la polvere si posa sull’elezione del Quirinale, nei partiti si affilano in coltelli in vista della resa dei conti
L’elezione di Sergio Mattarella per un secondo mandato e la settimana di trattative che l’hanno preceduta sono state un terremoto per molti partiti. Ora che le votazioni sono terminate inizierà la resa dei conti per quelle forze politiche e quei leader che hanno avuto la performance peggiore in questi giorni.
«Non c’è più un centrodestra»
Giorgia Meloni è Fratelli d’Italia sono gli unici a non essere usciti troppo male da questa settimana. Meloni è stata la prima leader della coalizione a parlare della necessità di un “presidente patriota”, cioè proveniente dal mondo della destra. È stata sconfitta, ma è rimasta coerente fino all’ultimo e il candidato di bandiera che ha presentato, l’ex magistrato Carlo Nordio, ha raccolto in ogni votazione più voti di quelli a disposizione di Meloni, segno che la sua linea è apprezzata trasversalmente nel centrodestra.
Grazie a questi risultati può quindi attaccare duramente Matteo Salvini, leader del partito più grande della coalizione, a cui Meloni si sostituirebbe volentieri. Così, in un’intervista pubblicata questa mattina dal Corriere, quando le chiedono se esista ancora un’alleanza di centrodestra, Meloni risponde: «In questo momento no».
La colpa è di Salvini, che si è mosso in autonomia senza consultare né lei né il suo partito. «Non l'ho capito, lo trovo incomprensibile», dice Meloni. Poi specifica di non averci ancora parlato e aggiunge «non credo ci sia molto da chiarire». Non esclude che la coalizione abbia ancora un futuro, e ricorda che le 14 regioni e i numerosi comuni in cui governano insieme non sono a rischio, anche se precisa che l’alleanza va «ricostruita».
Salvini e la Lega
Meloni alza il volume dei suoi attacchi contro Salvini e contro la maggioranza di governo con l’obiettivo di strappare alla Lega la leadership della coalizione. Ma anche nel partito di Salvini c’è “maretta”, come si dice in gergo.
È ancora oggetto di interpretazione la mossa del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, consigliere di Salvini ma, secondo i giornali, suo eterno e potenziale rivale. Ieri, il ministro ha detto che in futuro potrebbe dimettersi e che, in ogni caso, l’elezione di Mattarella avrà degli effetti sulla composizione del governo Draghi. Il suo potrebbe essere un tentativo di liberarsi le mani in attesa di uno scontro interno, oppure un tentativo di contrattare maggiore influenza della Lega sul governo, come vorrebbe lo stesso Salvini.
Ma non c’è dubbio che Salvini sia conscio di aver subito uno scacco e di dover al più presto dare messaggi rassicuranti. Oggi ha fatto sapere che a breve verrà convocato un Consiglio federale della Lega dove sarà fatta «una profonda riflessione sul centrodestra dopo quanto successo a proposito di Quirinale e i troppi voti mancati per la presidente Casellati».
Movimento 5 stelle
Se nel centrodestra lo scontro aperto è tra le due principali forze della coalizione, mentre quello nella Lega è ancora sotterraneo e forse non verrà mai alla luce, nel Movimento 5 stelle c’è invece aria di resa dei conti tra le due principali figure di leader.
Nel corso della settimana è emersa in maniera sempre più evidente la frattura insanabile tra il capo politico Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. In diversi momenti, i due hanno condotto trattative parallele, caldeggiato candidati differenti e utilizzato i voti dei grandi elettori del partito per giocarsi a vicenda tiri mancini.
A uscirne meglio, secondo tutte le principali ricostruzioni, è stato Di Maio, che ha mostrato chiaramente quanto poco Conte controlli i parlamentari del partito. Tenendosi defilato, inoltre, Di Maio ha evitato i diversi scivoloni nei quali è incorso il suo capo politico, la cui iperattività ha molto irritato gli alleati del Pd.
Di Maio ha lanciato la sua bomba ieri sera, dopo la proclamazione della vittoria di Mattarella, parlando apertamente della necessità di un «confronto politico» interno al Movimento, una frase che suona particolarmente minacciosa sulle sue labbra, visto che Di Maio è sempre stato attentissimo a non mostrare apertamente le sue intenzioni.
Il messaggio è arrivato a destinazione, visto che oggi Conte ha risposto con toni altrettanto duri. «Anche lui era in cabina di regia», ha detto, lasciando intendere che il ministro degli Esteri condivide le sue stesse responsabilità per quanto accaduto in questi giorni.
Come si può risolvere questo scontro è difficile da dire. Beppe Grillo, che è ancora molto influente sul Movimento, anche se non quanto in passato, sembra essere dalla parte di Conte. Una possibilità discussa dagli addetti ai lavori è quella di una vera e propria scissione di Di Maio e i suoi. O forse, più semplicemente, il logoramento di Conte proseguirà fino a che per il capo politico non avrà altra scelta che dare le dimissioni.
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