- Tra aiuti militari ed economici, l’Afghanistan ha ricevuto negli anni centinaia di miliardi di dollari in aiuti, ma è rimasto un paese povero e diseguale.
- Le città hanno conosciuto un certo sviluppo, ma la campagna è rimasta povera e un sistema corrotto ha dirottato gran parte degli aiuti.
- Secondo storici e ong, la corruzione pervasiva e un sistema di aiuti mal congegnato hanno contribuito al successo della coalizione guidata dai Talebani.
Dopo venti anni di guerra e una spesa militare e in aiuti internazionali stimata in più di 2mila miliardi di dollari, l’Afghanistan continua a restare un paese estremamente povero e corrotto, in fondo a tutte le principali classifiche di sviluppo umano.
Quello economico è un lato poco raccontato della crisi afgana, ma secondo alcuni si tratta di uno degli elementi più importanti per comprendere la rapida vittoria della coalizione guidata dai Talebani.
Diseguaglianze afgane
«Quello che alla fine mantiene in vita il movimento dei Talebani è la miseria della campagna afgana e la rabbia nei confronti della corruzione pervasiva e delle ingiustizie subìte da così tanti giovani afgani», ha scritto pochi giorni fa lo storico dell’economia Adam Tooze.
In un articolo pubblicato sulla sua newsletter subito prima dell’inizio dell’ultima offensiva dei Talebani, Tooze ha raccolto i principali indicatori economici disponibili sul paese e ne è uscito un quadro drammatico. «La caratteristica che meglio definisce l’Afghanistan moderno – scrive – è uno sviluppo diseguale ed enormi diseguaglianze sociali. Le sei maggiori città del paese sono un mondo a parte rispetto alle altre 28 province».
Sono essenzialmente le prime, le grandi città, ad aver goduto del relativo sviluppo economico vissuto dal paese da quando vent’anni fa è stato rovesciato il regime dei talebani.
In questo periodo, il Pil è triplicato e anche se si tratta di un indicatore non particolarmente affidabile (l’Afghanistan non è una moderna economia integrata, ma piuttosto una serie di mercati isolati con tenui collegamenti gli uni con altri), ci sono comunque molti altri indicatori di sviluppo che hanno registrato segnali positivi.
L’aspettativa di vita, in particolare quella femminile, è aumentata, mentre è scesa la mortalità infantile. È aumentata la percentuale di studenti, metà della popolazione possiede un telefono cellulare e il settore energetico è cresciuto molto.
La capitale, Kabul, una città in rovina dopo anni di guerra civile, si è trasformata in una metropoli da sei milioni di abitanti con palazzi alti decine di piani e strade trafficate.
Ma soltanto pochissimi afgani, una parte della popolazione urbana e chi godeva di connessioni politiche, hanno ricevuto i benefici di questo sviluppo.
Oggi, oltre metà degli abitanti del paese continua a vivere sotto la soglia di povertà e mentre le città sono cresciute, il 60 per cento degli afghani vive in aree rurali e si mantiene con l’agricoltura, un settore nel quale i miglioramenti nella produttività sono stati praticamente impercettibili.
Gli aiuti
È difficile sopravvalutare l’impatto degli aiuti internazionali sull’economia afgana. Dieci anni fa, gli aiuti erano pari al 50 per cento del Pil del paese e nel 2019 erano pari a circa un quarto. Contando gli aiuti di tutti i tipi, compresi quelli militari, per diversi anni il volume delle sovvenzioni internazionali è stato superiore all’intera ricchezza prodotta annualmente nel paese.
È naturale che l’andamento dell’economia afgana sia sostanzialmente agganciato al ciclo degli aiuti. Il Pil è cresciuto quando gli aiuti sono aumentati insieme al numero di truppe dispiegate, che ha raggiunto il culmine tra 2010 e 2011 e ha rallentato per poi fermarsi a partire dal 2015, quando con l’inizio del ritiro degli americani anche il flusso degli aiuti a iniziato a disseccarsi. Visto che nel frattempo la popolazione afgana continua ad aumentare, questo significa che da almeno cinque anni il reddito pro capite a disposizione della popolazione continua a calare.
Nonostante questi e altri gravi problemi economici del paese, la proporzione tra aiuti militari ed economici è stata complessivamente pari a circa dieci ad uno. Le spese militari del governo afgano, nel frattempo, ammontavano a un terzo del budget pubblico, dieci volte la media dei paesi con uno sviluppo economico simile.
Anche degli aiuti esplicitamente destinati alla ricostruzione del paese e al sostegno economico, la popolazione ha visto poco o nulla.
Secondo un rapporto pubblicato dall’ispettorato generale per la ricostruzione in Afghanistan (Sigar), un comitato indipendente del governo americano, tra 2002 e 2013 il 40 per cento degli aiuti per scopi civili è sparito in corruzione o è finito nelle mani degli insorti. In tutto, dei 63 miliardi di dollari spesi tra 2002 e 2020, 19 miliardi si sono persi per strada.La corruzione
Secondo la maggior parte degli osservatori, il problema principale in questi anni è stata la corruzione pervasiva, presente anche ai livelli più alti della classe dirigente afgana, che grazie al flusso di aiuti ha comprato vaste proprietà nei paesi del Golfo. A questo problema, sostengono numerose ong, Stati Uniti ed Europa non avrebbero mai dedicato sufficiente attenzione.
Secondo l’ong Transparency International, l’Afghanistan è il 177esimo paese su 180 per corruzione percepita, mentre per la Banca mondiale la corruzione è uno dei principali «ostacoli alla fornitura di servizi essenziali» inoltre «facilita la produzione e il traffico di stupefacenti e alimenta l’instabilità del paese».
Fin dalla loro ascesa nei primi anni Novanta, i Talebani hanno promesso di portare stabilità, sicurezza e leggi dure, ma uguali per tutti (almeno per i maschi). All’epoca, lo sfondo delle loro promesse era un paese devastato dalla guerra con l’Unione Sovietica e dai conflitti tra i signori della guerra. Oggi, è il mancato sviluppo che la democrazia e il sostegno di americani ed europei avrebbero dovuto portare.
Il futuro del loro regime dipenderà almeno in parte dalla capacità di mantenere questi impegni. Per molti afgani, infatti, più che la sharia o il diritto di voto, il problema più urgente rimane il cibo, il lavoro e un tetto sopra la testa.
Il popolo afghano negli ultimi quaranta anni ha vissuto sofferenze inimmaginabili. Solo nel 2021 circa 550mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Sono donne e bambini a pagare il prezzo più alto. Unhcr ed Emergency sono ancora in Afghanistan per aiutarli. Ognuno può dare il proprio contributo con una donazione, bastano pochi click.
Per donare a Unhcr: dona.unhcr.it/campagna/afghanistan
Per donare a Emergency: sostieni.emergency.it/dona-ora
© Riproduzione riservata