L’emittente televisiva Al Jazeera è entrata in possesso di un video che rappresenta la prima prova che le autorità egiziane monitoravano le attività di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso al Cairo a fine gennaio 2016 e trovato morto pochi giorni dopo
L’emittente televisiva Al Jazeera è entrata in possesso di un video. È la prima prova che le autorità egiziane monitoravano le attività di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso al Cairo a fine gennaio 2016 e trovato morto pochi giorni dopo. La registrazione è agli atti della procura di Roma. Il video di 25 secondi riprende due ufficiali egiziani. Il primo, Aser Kamal, dà indicazioni al secondo, Mohammed Abdullah, su come sorvegliare Regeni che si trovava in Egitto per un lavoro di ricerca sui sindacati del paese. Nella conversazione Abdullah si riferisca «a un ragazzo giovane» dicendo: «Posso continuare a registrarlo o lasciare perdere. Mi serve solo che qualcuno che mi dica cosa fare». Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha detto ad Al Jazeera di volere l’interruzione delle relazioni diplomatiche tra l’Egitto e l’Italia
Le accuse della procura di Roma
La procura di Roma ha chiuso le indagini sul caso Regeni il 10 dicembre e ha individuato come responsabili dell’omicidio quattro agenti segreti egiziani che sono accusati di sequestro di persona. Inoltre, uno degli 007 è stato accusato di omicidio aggravato. La procura ha invece chiesto l’archiviazione per un quinto egiziano su cui non sarebbero stati raccolti abbastanza elementi. Prima di rendere pubbliche le accuse il procuratore di Roma, Michele Prestipino, si era incontrato con il procuratore generale egiziano. Al termine dell’incontro i due avevano diffuso una nota che prendeva atto delle «posizioni inconciliabili» delle due procure sul caso. Secondo le autorità egiziane, gli elementi raccolti dai magistrati italiani non sarebbero sufficienti a mettere in stato di accusa gli agenti egiziani e i responsabili dell’omicidio sarebbero quindi «ignoti».
Lo scontro politico
Sul caso Regeni è stata anche avviata una commissione d’inchiesta parlamentare presieduta dal deputato di Leu, Erasmo Palazzotto. Nel corso dei lavori della commissione si è verificato uno scontro tra Palazzotto e Matteo Renzi che all’epoca dei fatti era premier. Secondo Renzi, non è vero che le autorità egiziane non abbiano collaborato con l’Italia per giungere alla verità sull’omicidio del giovane ricercatore. Una posizione criticata da Palazzotto che ha prolungato i lavori della commissione accusando Renzi di non avere portato elementi concreti a supporto della sua tesi.
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