- A distanza di 5 anni dalla morte della deputata laburista Joe Cox, il conservatore sir David Amess, è stato accoltellato venerdì 15 ottobre nel primo pomeriggio nella sua circoscrizione elettorale in Essex.
- La Gran Bretagna oggi è diventato un paese in cui se fai il politico rischi di morire violentemente?
- Anche se si trattasse, come è molto probabile, di un atto perpetrato da una singola persona come nel caso di Joe Cox, possiamo davvero archiviare la vicenda come un gesto isolato? Oppure le responsabilità politiche e culturali sono forse più lunghe e larghe?.
Un altro parlamentare del Regno Unito è stato accoltellato. A distanza di 5 anni dalla morte della deputata laburista Joe Cox. Un conservatore questa volta, sir David Amess, deceduto venerdì 15 ottobre nel primo pomeriggio nella sua circoscrizione elettorale in Essex, a sud-est di Londra dove stava tenendo la propria political surgery, i consueti incontri coi cittadini locali che soltanto da poche settimane si possono svolgere di nuovo in presenza.
Il presunto aggressore è stato arrestato: un uomo di 25 anni accusato di aver ripetutamente colpito il deputato, il cui movente tuttavia non risulta essere ancora chiaro.
Fra i primi commenti arrivati dopo la notizia dell’attentato, quello del marito di Joe Cox, uccisa nel giugno 2016 durante la campagna referendaria per la Brexit da un 53enne ultranazionalista con simpatie neo-naziste.
Come Jo Cox
Le circostanze della morte dei due deputati appaiono drammaticamente simili, tanto quanto diverse e contrapposte erano le loro posizioni: europeista e impegnata in progetti di solidarietà e inclusione, soprattutto nei confronti dei profughi, la laburista Cox; vigorosamente anti-europeista, cattolico anti-abortista e contrario all’estensione dei diritti LGTB, il conservatore Amess.
Cox era una giovane deputata, al suo primo mandato dopo aver lavorato per anni nel mondo delle Ong, molto popolare e con la speranza di una carriera importante davanti.
Amess era un politico di lungo corso, entrato per la prima volta a Westminster nel 1983 assieme a Tony Blair e Jeremy Corbyn; non un volto noto, rimasto quasi sempre nelle file indietro del partito ma che vantava una militanza e una esperienza del conservatorismo lunga oltre 40 anni. Estremi uniti nel dramma della violenza e che pongono oggi domande serie e profonde sullo stato del paese e del sistema democratico britannico.
Tutto estremo
La Gran Bretagna oggi è diventato un paese in cui se fai il politico rischi di morire accoltellato? L’estrema polarizzazione degli ultimi anni, esaltata dai toni esasperati del confronto sulla Brexit e inasprita dalla pandemia rischia di prendere il sopravvento e trasformare la tradizione del sistema liberal-democratico di Westminster in un guscio vuoto?
Non conosciamo ancora i motivi dell’aggressione, ma abbiamo visto molti episodi di violenza verbale nei confronti dei deputati, soprattutto quelli contrari alla Brexit; episodi tollerati dalla polizia e dal dibattito pubblico che sono diventati una sorta di nuova normalità. Una normalità che si è intensificata nelle manifestazioni no-vax e contro le restrizioni del lockdown. Questa degenerazione era prevedibile? Di chi sono le responsabilità?
Ovvio, è troppo presto per cercare di dare razionalità alla morte violenta di un rappresentante eletto del parlamento per mano di un suo concittadino. Come è altrettanto presto per le retoriche sull’attacco alla democrazia e la inevitabile richiesta di misure straordinarie. Oggi è il giorno del cordoglio. Ma qualche domanda dobbiamo iniziare a porla.
Il ricorso alla violenza ha qualche relazione con la radicalizzazione dello scontro politico iniziata con l’antagonismo europeo? Può avere a che fare con la sedimentazione di un discorso ipersemplificato e costruito attorno al paradigma dei ‘nemici’ politici e dello schema dello scontro di civiltà?
Anche se si trattasse, come è molto probabile, di un atto perpetrato da un ‘pazzo solitario’ come nel caso di Joe Cox, possiamo davvero archiviare la vicenda come un gesto isolato? Oppure le responsabilità politiche e culturali sono forse più lunghe e larghe?
E forse vanno cercate nelle pieghe di una cultura politica che ha esaltato il conflitto e non il confronto, la faciloneria e non la complessità, gli slogan e non l’analisi. E questo vale sia per la destra che la sinistra britannica.
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