- Ken Paxton, politico prima teapartista e poi trumpiano, è accusato di una lunga serie di malversazioni, dall’abuso d’ufficio all’appropriazione indebita, fino alle pressioni su un donatore per fare assumere la sua amante.
- Il procuratore generale ha negato le accuse, ma il suo partito non gli ha creduto: ben 60 repubblicani su 83 alla Camera statale del Texas hanno votato per la sua messa in stato di accusa.
- Nonostante la difesa di Donald Trump sui social, è probabile che Paxton venga rimosso, una rarità assoluta anche a livello locale.
Un pezzo maggioritario del partito repubblicano ha deciso di dire basta al sostegno incondizionato a un suo esponente decidendo di rimuoverlo dall’incarico. Non è accaduto a livello federale, ma in Texas, dove il procuratore generale Ken Paxton è stato sospeso dal suo incarico dopo un processo di impeachment avvenuto nella Camera statale.
La notizia è che la macchina dell’incriminazione non è stata messa in moto dai democratici, che nelle assemblee locali sono una minoranza, ma dai repubblicani guidati dallo speaker Dade Phelan. L’incriminazione di Paxton è stata votata a larga maggioranza: 121 favorevoli, dei quali 60 repubblicani, contro 23 contrari. Ora Paxton è sospeso dal suo incarico in attesa del processo per venti capi d’imputazione.
Prima di Trump
Ben prima di Donald Trump, Paxton ha incarnato quel mix di estremismo politico e di spregiudicatezza nel gestire i propri affari privati che è diventata una caratteristica distintiva di molti esponenti del mondo Maga. Quando si è candidato nel 2014 aveva già problemi giudiziari legati a una vendita di titoli azionari fatta a cavallo delle elezioni: aveva omesso agli acquirenti il suo essere a libro paga dei venditori.
La cosa però non aveva sconvolto gli elettori che lo avevano tranquillamente eletto procuratore generale, ovverosia il primo uomo di legge dello stato. Un conflitto di interessi che non lo infastidiva e che lui descriveva come «una montatura dei moderati» repubblicani che non sopportavano la sua ascesa.
Già, perché ben prima di Trump, Paxton rappresentava anche l’ala radicale dei cosiddetti Tea Party che all’epoca voleva rivoluzionare il vecchio partito repubblicano ritenuto troppo centrista e compromesso con il potere di Washington. Il processo per quella che una giuria ha giudicato appropriazione indebita è ancora in corso, ma ciò non ha impedito a Paxton di essere rieletto nel 2018 e nel 2022, dopo un’adeguata trasformazione in un trumpiano di stretta osservanza.
Non uno qualunque, ma un autentico campione della giurisprudenza ultraconservatrice: del resto poteva già vantare un biennio di attacchi costanti a due leggi dell’amministrazione Obama, la riforma sanitaria dell’Obamacare, da lui ritenuta incostituzionale, e il programma che garantiva la protezione umanitaria per i figli minorenni dei migranti irregolari.
Nel dicembre 2020 Paxton, in rappresentanza del Texas, è stato il principale ricorrente tra una dozzina di altri stati conservatori di fronte alla Corte suprema per danni subiti dai “brogli” avvenuti in altri stati. Ricorso cestinato dall’Alta corte senza nemmeno ascoltare le ragioni di chi lo aveva proposto. Questo però ha trasformato il procuratore generale del Texas nel preferito di Trump.
Nel frattempo alcuni dipendenti del Dipartimento di giustizia del Texas lo avevano accusato di malversazioni, corruzione e abuso d’ufficio per varie vicende, tra cui alcuni favori fatti a un suo donatore, l’immobiliarista di Austin Nate Paul. Paxton avrebbe mobilitato personale alle dipendenze dello stato per aiutarlo con alcune pendenze giudiziarie. Paul avrebbe ricambiato ristrutturando la casa del procuratore e assumendo alle sue dipendenze una donna di San Antonio che avrebbe avuto una relazione extraconiugale con Paxton, il quale era scocciato di dover guidare dalla capitale del Texas fino a San Antonio per vederla ogni volta.
Difesa e accusa
Per difendersi dagli scandali il procuratore ha usato il solito copione: è un piano diabolico dei nemici interni repubblicani invidiosi della sua ascesa politica. Tesi sposata anche da Trump, che lo ha difeso pubblicamente con numerosi post sul suo Truth Social, e anche dal senatore Ted Cruz.
Il governatore Greg Abbott, predecessore di Paxton nella carica di procuratore generale, è invece rimasto in silenzio sulla vicenda, prendendosi gli insulti di Trump che lo ha definito sarcasticamente «disperso in combattimento».
Abbott però sa che larga parte del partito è stufa di un candidato come Paxton e lo vede come un politico corrotto e senza scrupoli, con buone chance di essere incriminato anche dal Senato dove, per ironia della sorte, siede anche sua moglie Angela Allen. Il procuratore generale sarebbe solo il secondo politico a essere rimosso con un impeachment in Texas, dopo il governatore dem segregazionista James Ferguson, rimosso nel 1917. Il quale però seppe rientrare in carica facendo eleggere sua moglie governatrice nel 1924, una delle prime d’America.
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