Il 20 agosto in Guatemala si è tenuto il secondo turno delle elezioni presidenziali, che ha sancito la vittoria di Bernardo Arévalo contro il presidente in carica Alejandro Giammattei.

Anche in Ecuador i cittadini sono stati chiamati alle urne per scegliere il prossimo presidente: nessuno dei candidati ha raggiunto però la maggioranza richiesta e, per questo, si andrà al ballottaggio.

Le elezioni in Guatemala

Arévalo è riuscito inaspettatamente a vincere le elezioni presidenziali.

Nei primi mesi dell’anno i sondaggi locali davano il partito di Arévalo, Semilla, al 3 per cento, ma col passare del tempo Arévalo è riuscito a convincere tantissimi elettori.

Al ballottaggio il leader di Semilla ha ottenuto il 59,1 per cento dei voti, superando la sua sfidante, Sandra Torres, che si è fermata al 36,1 per cento.

Dunque, è stata una campagna elettorale sorprendente quella di Arévalo, che in pochi mesi è riuscito a persuadere molti cittadini, diventando presidente del Guatemala.

Le percentuali ottenute al primo turno da tutti gli sfidanti per la corsa elettorale erano molto basse: un ruolo fondamentale lo ha avuto l’astensionismo, che ha toccato il 40 per cento degli aventi diritto.  Uno dei tanti segnali dell’indebolimento della democrazia guatemalteca. 

Il candidato anti-establishment

Una delle caratteristiche che hanno agevolato la vittoria di Bernardo Arévalo è sicuramente quella di essere una novità nel panorama politico del Guatemala.

La novità non risiede tanto nel suo personaggio, che ha già avuto incarichi politici, quanto più nelle sue idee e nel suo approccio politico.

Arévalo, infatti, si è fin da subito posto come il candidato che più di tutti, forse l’unico, avrebbe potuto spazzare via la corruzione.

Lo stato della democrazia del Guatemala è infatti molto fragile a causa dell’altissimo tasso di corruzione che c’è tra i funzionari statali e tra i rappresentati politici.

Proprio sulla lotta alla corruzione Arévalo ha deciso di basare il suo programma elettorale e questo lo ha distinto dai suoi competitori.

Infatti, Arévalo è leader di un partito di sinistra progressista che però non ha differenze molto marcate con Unità nazionale della speranza, il partito di Torres. 

Ciò che veramente ha reso unico il programma politico di Arévalo è stato quindi  il suo impegno nella lotta alla corruzione: un impegno che evidentemente è gradito ai cittadini guatemaltechi, che alle elezioni hanno dimostrato di volere una discontinuità rispetto ai governi passati.

Un segnale di quanto Arévalo sia inviso alla classe dirigente guatemalteca è arrivato fra il primo e il secondo turno delle elezioni, quando la Commissione elettorale ha tentato di escludere Semilla dalla competizione per presunte irregolarità nella presentazione della documentazione elettorale.

La Corte costituzionale ha però bloccato il procedimento della Commissione, facendo così partecipare Arévalo.

«Faremo semplicemente alleanze con tutte le persone che sono contro la corruzione. Abbiamo detto che non faremo alleanze con i corrotti, i criminali e gli autoritari violenti. Da lì, intendiamo costruire con tutti. Ora, ovviamente, sarà una situazione estremamente difficile perché la cooptazione dello Stato ha raggiunto livelli profondi» ha detto Arévalo.

Non sarà però affatto semplice per il futuro presidente formare una coalizione di governo e sarà ancora più difficile liberare il Guatemala dalla corruzione.

Infatti, Semilla controlla solamente 23 seggi parlamentari su 160 e i partiti a cui Arévalo vorrebbe sottrarre influenza controllano ancora il parlamento.

Il ballottaggio in Ecuador

Il 20 agosto, in un clima molto incerto, si sono tenute le elezioni presidenziali in Ecuador.

Infatti, il presidente Guillermo Lasso, per scongiurare il pericolo dell’impeachment, ha sciolto le Camere e indetto elezioni prima della fine naturale della legislatura. 

Così, domenica scorsa i cittadini ecuadoregni sono stati chiamati alle urne. 

Le elezioni si sono però svolte in periodo molto teso per la politica ecuadoregna, infatti il 10 agosto è stato assassinato uno dei candidati alla presidenza, Fernando Villavicencio.

Il primo turno delle elezioni non è stato però decisivo: nessuno dei candidati è riuscito a ottenere più del 50 per cento dei voti o il 40 per cento unito a un distacco di dieci punti percentuali dal candidato arrivato secondo, come stabilisce la Costituzione.

Al primo turno elettorale la candidata che ha ottenuto più voti è stata Luisa Gonzalez, leader del partito di sinistra Movimiento Revoluciòn Ciudadana, che si è intestata il 33 per cento dei voti.

A sfidare Gonzalez al ballottaggio sarà l’imprenditore Daniel Noboa Azin, che ha ottenuto il 24 per cento dei voti.

Noboa è il candidato del partito centrista Ecuatoriano Unido ed è figlio di un celebre imprenditore multimilionario attivo nel settore della coltivazione delle banane, un settore che in Ecuador ha forti legami con la politica.

APN

Dunque, la campagna elettorale prosegue ed è necessario aspettare il 15 ottobre per avere il nome del prossimo presidente dell’Ecuador.

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