La base conservatrice, o almeno quel che ne rimane e che ha voluto esprimere una preferenza, ha preferito Kemi Badenoch rispetto a Robert Jenrick. L’affluenza alle primarie è stata molto bassa, con la nuova leader che dovrà ridare compattezza al partito e sfidare Farage
A esattamente 120 giorni dalle dimissioni di Rishi Sunak come leader del partito conservatore, Keir Starmer ha ufficialmente un nuovo rivale: Kemi Badenoch. Nell’ultimo turno delle primarie, la parlamentare Tory ed ex ministra per il Commercio è stata la più votata dagli iscritti del partito, con 53mila preferenze (57 per cento), vincendo in maniera netta - ma non schiacciante - su Robert Jenrick, ex ministro per l’Immigrazione, che ha raccolto 41mila voti (43 per cento).
Le primarie e l’affluenza
La base conservatrice, o almeno quel che ne rimane e che ha voluto esprimere una preferenza, ha parlato. Sui 131mila aventi diritto di voto, l’affluenza è stata la più bassa dal 1998, 72,8 per cento. Gli inviti al voto degli scorsi giorni non sono bastati ad arginare una prevista scarsa partecipazione. Alla fine, i voti sono stati solo 95mila. Numeri che confermano il crollo dei Tories, considerando che solo due anni fa, quando la sfida era tra Sunak e Liz Truss, le preferenze furono 142mila.
Non ha aiutato il fatto che a rimanere fino all’ultimo in sfida siano stati due esponenti dell’ala più a destra del partito, quindi ritenuti simili. Per di più, come mostrato da un sondaggio YouGov, sono due figure poco apprezzate, se non sconosciute, dall’opinione pubblica britannica.
L’esclusione a sorpresa dell’ex ministro dell’Interno James Cleverly, figura più centrista, ha causato un appiattimento del dibattito, con Jenrick e Badenoch che si sono dovuti impegnare per diversificare le proprie posizioni.
È stata la stessa Badenoch, nel suo discorso post vittoria, ad ammettere che su quasi tutto con il suo sfidante ci fosse comunanza di vedute, auspicando per Jenrick un ruolo centrale nel partito nei prossimi anni. Una delle rare questioni su cui hanno espresso differenze è stata l’adesione alla Cedu, organo che ha ostacolato il piano Ruanda. Per Jenrick Londra deve uscirne per portare avanti la linea dura sull’immigrazione, per Badenoch, invece, l’uscita non è una priorità.
L’unità del partito
Il lungo, lunghissimo, periodo che i Tories si sono presi per scegliere il successore è servito anche per digerire il disastro elettorale e dimostrare di aver preso coscienza delle laceranti divisioni interne, tra i motivi della debacle dello scorso luglio. La sfida per Badenoch, che si ispira a Margaret Thatcher (che sorpresa!) ed è laureata in ingegneria informatica, sarà proprio quella di ridare compattezza al partito. Non sarà facile visto che in pratica è stata votata dal 40 per cento degli iscritti ed è stata sostenuta solo da un terzo dei parlamentari Tories.
L’unità è stato l’elemento ricercato anche durante le primarie, nelle quali i conservatori hanno vietato attacchi personali tra candidati. Un modo per provare a fare fronte comune, ora che il partito è scivolato all’opposizione del governo laburista. E proprio il contesto, ossia un futuro costellato da battaglie politiche per mettere in difficoltà l’ampia maggioranza parlamentare di Starmer, ha portato gli iscritti Tories a puntare su Badenoch.
La 44enne ex ministra è stata percepita come la più adatta per calarsi nel ruolo di leader dell’opposizione. Brexiteer, ma non simpatica ai circoli più intransigenti sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, paladina anti-woke da figlia di genitori nigeriani e prima donna nera leader di un partito a Westminster, Badenoch ha incentrato la sua campagna sull’esigenza di un profondo rinnovamento del partito. Un cambio di rotta, in realtà, già imposto dai deputati conservatori, cioè i protagonisti delle fasi iniziali delle primarie, quando la sfida è stata indirizzata su due figure radicali.
L’unità del partito sarà preservata anche in altro modo. Il ‘Conservative 1922 Committee’, l’organismo che si occupa della gestione interna dei Tories, ha infatti annunciato la modifica del meccanismo per far cadere il proprio leader.
Il voto di sfiducia, infatti, finora si può chiedere con la firma del 15 per cento dei deputati conservatori. La soglia, però, sarà alzata al 33 per cento. Quindi per scalzare Badenoch serviranno almeno 40 parlamentari pronti a sfidarla.
Il futuro dei Tories
I Tories, con Badenoch, proveranno a recuperare terreno sui laburisti non scoprendo il fianco all’avanzata di Reform, il movimento di Nigel Farage che alle elezioni di luglio ha conquistato voti e seggi superando a destra i conservatori. Guardare a destra, senza però perdere troppo terreno al centro ai danni di LibDem e Labour.
Su questo fronte saranno fondamentali le figure moderate del partito, come Cleverly e Tom Tugendhat. «Il compito che ci attende è arduo, ma semplice. La nostra prima responsabilità è di chiedere conto a questo governo laburista», ha esordito Badenoch, mentre il secondo sarà quello di avere «un piano chiaro per cambiare questo paese».
Nel suo breve primo intervento come leader, Badenoch ha ribadito l’importanza di fare autocritica, pur vagamente e senza sbilanciarsi: «Per essere ascoltati, dobbiamo essere onesti sul fatto che abbiamo commesso degli errori». Farage non è sembrato intimorito. Anzi. Per lui la nomina di Badenoch non cambierà nulla. Il problema per Farage è che il «brand dei conservatori» sia finito, per questo con il suo Reform aspira a diventare la vera alternativa ai laburisti.
Ci sono però timidi segnali a favore dei Tories. Sunak ha passato il testimone dopo due anni complicati ma in un momento potenzialmente e paradossalmente positivo per il partito. Tra tasse e difficoltà economiche, la legge di bilancio presentata dai laburisti può dare slancio ai conservatori, come dimostrato dallo stesso Sunak pochi giorni fa con il suo energico intervento dai banchi delle opposizioni.
Venerdì, ultimo giorno della leadership di Sunak, per la prima volta dopo anni un sondaggio - condotto da Bmg Research - ha indicato un sorpasso dei conservatori ai danni dei laburisti, a soli quattro mesi di distanza dal voto. Pur prendendolo con cautela, è una beffa per Sunak e una conferma delle difficoltà di Starmer.
Ad ogni modo, Sunak è stato ringraziato dagli ambienti Tories per aver guidato il partito in un periodo complicato. Lui stesso ha definito Badenoch «una leader superba» che «rinnoverà il partito, difenderà i valori conservatori e condurrà la lotta al Labour». Un messaggio concluso con un appello all’unità.
Stesso tono usato dall’altro ex leader britannico Boris Johnson che, nel presentare il suo nuovo libro, non ha escluso un ritorno in campo, scenario su cui nel Regno Unito si scommette non poco.
Anche Starmer si è congratulato con la sua rivale. «La nomina della prima leader nera di un partito di Westminster è un momento di orgoglio per il nostro paese. Non vedo l'ora di collaborare con lei e il suo partito nell'interesse del popolo britannico», ha scritto il premier sui social. Nel più classico degli schemi politici, mentre il leader laburista si congratulava pubblicamente, altri esponenti - come la presidente Ellie Reeves - hanno criticato Badenoch e i conservatori «incapaci di cambiare».
I laburisti sono già partiti all’attacco. Pur essendo una figura giovane che punta a rinnovare, a Badenoch si possono già imputare uscite poco diplomatiche ed esperienze di governo fallimentari. Insieme alla svolta a destra dei Tories, sono le ragioni per cui nei circoli laburisti la scelta di Badenoch non è dispiaciuta.
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