Non è andata come sperava per il premier Benjamin Netanyahu sul fronte delle sue cause ancora in corso. Il tribunale distrettuale di Gerusalemme ha respinto la richiesta del primo ministro di posticipare di dieci settimane l'inizio della sua testimonianza nel processo in cui è coinvolto, affermando che ha già avuto cinque mesi per prepararsi.

Il team di difesa di Netanyahu aveva dichiarato che il primo ministro non era in grado di prepararsi a causa dei tempi stretti necessari per gestire una guerra su più fronti. Il tribunale ha affermato di aver concesso a Netanyahu un lungo periodo per la preparazione della testimonianza quando, a luglio, aveva fissato la data del 2 dicembre. Ora gli avvocati del premier potrebbero eccepire che il tribunale non è luogo sicuro contro i razzi di Hezbollah.

Le vittorie di Bibi sul terreno, come scrive la Cnn, sono state ottenute almeno in parte grazie a una tattica dilatoria. Il premier si è rifiutato di istituire una commissione nazionale d’inchiesta sul 7 ottobre e soprattutto non ha voluto delineare un piano coerente per il governo e la sicurezza a Gaza il giorno dopo la fine della guerra.

Nel frattempo il Qatar si è ritirato dal ruolo di mediatore e della tregua a Gaza non si parla più dopo il licenziamento del ministro Gallant che voleva trovare un accordo su tregua e ostaggi. Così il conflitto si dilata temporalmente e geograficamente e l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe concedere altro tempo prezioso alla tattica dilatoria del premier israeliano inseguito dai processi.

L'Iran rinvia attacco a Israele

Fonti iraniane hanno riferito a Sky News che l'Iran starebbe rimandando il suo attacco a Israele in attesa di avviare negoziati con il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Intanto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha affermato che «i canali di comunicazione con gli Stati Uniti sono ancora aperti, una settimana dopo l'elezione di Trump a presidente», come riferiscono i media israeliani.

«L'Iran ha relazioni di lunga data con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea), ma allo stesso tempo ci sono differenze, soprattutto sul tipo di interazioni con l'agenzia», ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, riferendosi alla visita del direttore dell'Aiea Rafael Grossi a Teheran, avvenuta ieri ma di cui pochi si aspettano novità di rilievo.

Nuovo video di un ostaggio 

La Jihad islamica palestinese ha pubblicato un nuovo video che mostra il giovane ostaggio Sasha Trufanov. Da quando è stato catturato, il 7 ottobre 2023, il giovane è stato ripreso in altre due precedenti occasioni. In questo caso, non è chiaro quando il video sia stato realizzato: l'ostaggio dice di avere 28 anni ma la pubblicazione è avvenuta due giorni dopo il suo 29/mo compleanno, il secondo in detenzione.

Il Pentagono: dura risposta agli Houthi

Il Pentagono ha annunciato che ci sarà una «dura risposta agli Houthi in seguito all’attacco a navi militari americane avvenute martedì. I ribelli Houthi dello Yemen hanno preso di mira martedì due cacciatorpediniere statunitensi con droni e missili mentre transitavano nello stretto di Bab al-Mandab, ma le navi da guerra hanno respinto gli attacchi», ha fatto sapere il Pentagono.

Gli Huothi hanno iniziato a colpire le navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden nel novembre 2023, come conseguenza della devastante guerra di Israele a Gaza, che i gruppi militanti di diversi Paesi hanno citato come giustificazione per gli attacchi.

Le navi da guerra statunitensi «sono state attaccate da almeno otto sistemi aerei unidirezionali senza equipaggio, cinque missili balistici antinave e tre missili da crociera antinave, che sono stati ingaggiati e sconfitti con successo», ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Pentagono, il maggior generale Pat Ryder.

«Le navi non sono state danneggiate, nessun ferito», ha aggiunto Ryder a proposito degli attacchi.

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