Il presidente eletto è chiamato a espandere la democrazia, non a restaurare l’inerzia del passato nel nome di un ritorno alla “normalità”. Chi pensa di archiviare il trumpismo semplicemente isolando con un cordone sanitario i populisti di destra è destinato a disperdere il proprio capitale politico. È l’errore che molti critici di Trump hanno commesso in questi anni: limitarsi a proporre un mito alternativo
- Un numero da record di americani si è unito nel rifiuto del trumpismo. Questi elettori non erano uniti dall’amore ma dall’orrore. La domanda sul presente degli Stati Uniti è se si possa fare politica solo con la paura.
- Biden dovrà contribuire a migliorare le condizioni di vita, di salute e di istruzione della popolazione, per rappresentare in modo significativo i suoi elettori e non tornare all’inerzia del passato.
- La storia americana presenta modelli di continuità e di cambiamento nazionale e globale. Pensare all’autoritarismo fascista come un’aberrazione, e non come a espressione di forti tendenze locali e globali, può rappresentare un ostacolo al lavoro di ricostruzione democratica che è necessario per sradicarle.
Gli storici del futuro avranno molto da dire su come il trumpismo, una forma estrema di populismo di destra, abbia avvicinato il populismo al fascismo e alla dittatura, ma saranno oggetto di ricerca anche il come e il perché Donald Trump sia stato respinto in modo schiacciante alla fine del 2020. Un numero da record di americani, più di 81 milioni di cittadini, si è unito nel rifiuto del trumpismo.
Parafrasando lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, questi elettori non erano uniti dall’amore ma dall’orrore. La domanda sul presente degli Stati Uniti e sul futuro di paesi come il Brasile, l’India, El Salvador o l’Ungheria è dunque se si possa fare politica solo con la paura.
Le crisi di Biden
Da una parte Biden si trova ad affrontare una crisi sanitaria ed economica senza precedenti. Dall’altra, il presidente eletto deve risolvere una crisi politica che, in certi termini, si è già vista in passato. Come ricostruire la democrazia e generare sostegno all’interno di un fronte elettorale popolare che ha eletto Biden perché non era Trump? Per Biden non basterà essere onesto, non essere razzista e discriminatorio o semplicemente evitare lo scandalo permanente, le continue bugie e la totale manipolazione del panorama dei social media (Twitter in particolare) e la demonizzazione trumpiana dei media.
Biden dovrà espandere la democrazia. Dovrà contribuire a migliorare le condizioni di vita, di salute e di istruzione della popolazione, per rappresentare in modo significativo i suoi elettori e non tornare all’inerzia del passato. Un cordone sanitario, come il caso della Francia mostra ad esempio nelle candidature Marine di Le Pen, non è sufficiente per mantenere un sostegno a lungo termine.
A dire il vero, molti anti trumpisti hanno messo in guardia sul pericolo dittatoriale e sul rischio di fascismo rappresentato dal trumpismo, ma spesso queste critiche hanno proposto un mito alternativo, una versione idealizzata dell’eccezionalismo storico, l’idea di una normalità rispetto a Trump che, in effetti, non è mai stato troppo normale.
La tecnocrazia di Clinton e Obama
Anche l’era precedente a Trump ha avuto varie forme di elitarismo. Bill Clinton e Barack Obama hanno assegnato un ruolo predominante alla tecnocrazia. Altre caratteristiche sono state l’uso massiccio delle forze di polizia e le tattiche di criminalizzazione da parte di Bill Clinton e la sua deregolamentazione di Wall Street e delle banche, o la mancanza di azione o addirittura l’adozione di misure a volte regressive dell’amministrazione Obama nei confronti degli immigrati, la continuità della repressione poliziesca (dobbiamo qui ricordare il famigerato crime bill del 1994) e il raccapricciante aumento dell’incarcerazione di massa (soprattutto per le minoranze), la privatizzazione dell’istruzione pubblica attraverso la promozione delle charter school e molti altri problemi che hanno alienato molti cittadini dal Partito democratico.
Se l’amministrazione Biden decide di considerare il trumpismo semplicemente come una parentesi, assisteremo a un calo del grande sostegno che Biden ha ottenuto. Lo stesso stesso può accadere se Biden non appoggia l’operato della giustizia nelle indagini sulle possibili azioni criminali del leader populista uscente.
Lo stesso criterio vale per la futura politica estera di Biden e per la riconfigurazione o meno del rapporto tra Stati Uniti e leader democratici e autoritari. Sotto il trumpismo, i primi furono relegati, mentre i secondi furono sdoganati e spesso glorificati.
Sotto Biden è prevedibile un riavvicinamento all’Unione europea, ma cosa accadrà ai complici di Trump a livello globale? Quale sarà la politica di Biden contro il trumpismo tropicale di Jair Bolsonaro in Brasile? Quali saranno le sue azioni nei confronti della dittatura di Nicolás Maduro in Venezuela o dell’Arabia Saudita?
L’immobilismo è impraticabile
Non fare nulla non è un’opzione praticabile. C’è sempre la possibilità però che Donald Trump non scompaia dalla scena, ricordando alla maggioranza dei cittadini il fallimento del suo governo. Soltanto un presidente americano, Grover Cleveland, perdette la sua rielezione nel 1888, ma poi sconfisse il presidente Benjamin Harrison, che lo aveva battuto, e ritornò alla Casa Bianca dopo quattro anni.
A differenza di Trump però, Cleveland ottenne la maggioranza del voto popolare in tutte e tre le elezioni presidenziali, mentre Trump è sempre stato un presidente rifiutato dalla maggioranza.
Ad ogni modo, Trump può concedere a Biden qualche mese di breve tregua, una pausa da quello che occorre fare. Il fatto stesso che Trump e in misura sempre minore il Partito repubblicano stiano ancora negando il risultato democratico delle elezioni dovrebbe essere un monito contro la tentazione di dichiarare i quattro anni scorsi una mera parentesi in una democrazia altresì sana.
La democrazia americana deve essere migliorata ed espansa in termini sociali, economici e politici. Dopo la fine delle dittature della Guerra fredda nell’America Latina, come era successo in Europa dopo la fine dei regimi fascisti nel 1945, queste posizioni di “parentesi” sostenute da molti, inclusi intellettuali di alto livello, si sono rivelate sbagliate e ingenue, come varie forme di autoritarismo e xenofobia hanno continuato e continuano a riemerge su entrambe le sponde dell’Atlantico.
La storia americana, come qualsiasi altra storia, presenta modelli di continuità e di cambiamento nazionale e globale. Pensare al fascismo o all’autoritarismo fascista come un’aberrazione, e non come a espressioni di forti tendenze locali e globali, può rappresentare un grande ostacolo al lavoro di ricostruzione democratica che è necessario per sradicarle.
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