I presidenti degli Stati Uniti e dell’Ucraina concordano sul rispondere all’escalation militare russa con le armi diplomatiche. Ma se la Russia attacca, la reazione sarà «rapida e decisa». Martedì il cancelliere tedesco Scholz incontrerà a Mosca Putin
Se la Russia aggredirà l’Ucraina, gli Stati Uniti, insieme agli alleati e ai partner, «risponderanno in modo rapido e deciso». È quanto ha assicurato il presidente americano Joe Biden al presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, nel corso della telefonata che hanno avuto nel pomeriggio.
A riferirlo è la Casa Bianca, che ha dichiarato che entrambi i presidenti si sono detti d'accordo «sull'importanza di continuare a perseguire la diplomazia e la dissuasione in risposta al rafforzamento militare della Russia al confine con l'Ucraina».
La telefonata era stata annunciata oggi dal portavoce del leader ucraino, Sergiy Nikiforov, che aveva sottolineando come al centro del colloquio ci sarebbe stata «la situazione della sicurezza e gli attuali sforzi diplomatico per una de-escalation».
Intanto, due aerei americani carichi di materiale bellico destinato a rafforzare le difese ucraine sono atterrati oggi a Kiev. Ad annunciarlo è stata l'ambasciata statunitense in Ucraina. Una fornitura di missili antiaerei Stinger è giunta dalla Lituania, secondo quanto ha affermato la prima ministra lituana, Ingrida Simonyte.
La chiamata tra Washington e Kiev è arrivata oggi dopo quella di ieri, 12 febbraio, tra la Casa Bianca e il Cremlino, lasciando però tesa la situazione in Ucraina. Il tanto atteso colloquio di ieri tra Joe Biden e Vladimir Putin era durato poco più di un’ora e, secondo quanto riferito dagli Stati Uniti, è terminato con i due leader fermi nelle loro rispettive posizioni, ma ufficialmente interessati a mandare avanti il dialogo.
La posizione della Germania
Ora, la prossima occasione per proseguire le trattative sarà martedì prossimo, quando il cancelliere tedesco Olaf Scholz volerà a Mosca per incontrare Putin. Secondo quanto riferisce l’edizione domenicale della Bild, Scholz si sarebbe consultato anche con Angela Merkel: l’ex cancelliera durante i suoi quattro mandati è riuscita a costruire un rapporto di stima reciproca con il presidente russo. Intanto, il governo tedesco si espone nella controversia diplomatica: «Può essere che siamo a un passo dalla guerra in Europa», ha detto il vicecancelliere Robert Habeck.
È stato più netto il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, rieletto oggi, nel suo discorso di insediamento. «Siamo nel bel mezzo di un rischio di conflitto militare, di una guerra in Europa orientale ed è la Russia a esserne responsabile» ha detto Steinmeier. Il presidente si è rivolto più volte a Putin invitandolo a «non sottovalutare la forza della democrazia». In uno dei passaggi del suo discorso ha detto: «Mi appello al presidente Putin: allenti il cappio intorno al collo dell'Ucraina e cerchiamo insieme un cammino che preservi la pace in Europa».
La telefonata Biden-Putin
Quanto alla telefonata tra Washington e Mosca di ieri, la Casa Bianca ha riferito che Biden «è stato chiaro» nel dire a Putin che «gli Stati Uniti restano pronti a impegnarsi nella diplomazia, in pieno coordinamento con alleati e partner, ma sono ugualmente pronti per altri scenari». Il presidente americano ha anche affermato che «un'invasione russa dell'Ucraina porterebbe grande sofferenza umana», inducendo gli Stati Uniti, i loro Alleati e i partner a rispondere «in modo deciso», con «costi rapidi e severi per la Russia».
La sintesi della Casa Bianca, è stata che il confronto tra i due presidenti non ha «portato nessun cambiamento fondamentale nella dinamica che si sta sviluppando ormai da diverse settimane» e che non è chiaro se Putin abbia o meno preso una decisione finale su un'azione militare.
Anche Mosca, attraverso Yury Ushakov, consigliere per la politica estera del Cremlino, ha fatto sapere che i presidenti «si sono detti d'accordo nel proseguire il dialogo a tutti i livelli». Tuttavia, dopo l’apertura è arrivata la stoccata che ha irrigidito i toni: «L'isteria» degli Stati Uniti, ha detto il consigliere Ushakov, «ha raggiunto il suo culmine».
La chiamata è iniziata alle 17.04 italiane di sabato 12 febbraio, su pressione degli Stati Uniti. Putin avrebbe voluto che si fosse svolta lunedì, ma Biden ha spinto per anticiparla dopo che i servizi segreti americana avrebbero avuto prove di un’imminente invasione russa dell’Ucraina, presumibilmente fissata per mercoledì 16 febbraio.
Le trattative Usa-Russia
Prima di parlare con Biden, Putin ha avuto una telefonata con il presidente francese Emmanuel Macron, anche in questo caso un nulla di fatto. In un riepilogo, il Cremlino ha parlato di «pochi progressi» verso il raffreddamento delle tensioni.
Oltre alla chiamata tra i due presidenti russo e americano, ieri si sono avuti colloqui anche tra i rappresentati degli Esteri e della Difesa. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha sentito il suo omologo russo Sergey Lavrov. Lo avrebbe avvertito che «un'aggressione russa sarebbe stata accolta con una risposta transatlantica risoluta, massiccia e unita».
Parallelamente il ministero della Difesa russo ha convocato l'addetto militare dell'ambasciata americana, per chiedere spiegazioni dopo che la Difesa russa aveva rilevato la presenza di un sottomarino americano in acque russe, vicino alle Isole Curili nel Pacifico. Il sottomarino, secondo quanto riferito dal ministero, sarebbe stato allontanato dalla marina russa, dopo l’uso, da parte di quest’ultima, di «mezzi appropriati», non meglio specificati. Gli Stati Uniti hanno negato le affermazioni russe, affermando che i sottomarini americani si muovono solo in acque internazionali.
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