In una città famosa in tutto il mondo per le decorazioni natalizie, i teatri e il Capodanno a Times Square, quello del 2020 sarà sicuramente ricordato come un Natale diverso dagli altri. Pochi giorni fa il sindaco, Bill de Blasio, ha annunciato che dopo Natale la città sarà costretta ad un nuovo lockdown. Intanto non tutti i quartieri della città sono stati colpiti dal Covid-19 e dalla recessione allo stesso modo
- In una città come New York, famosa in tutto il mondo per le decorazioni natalizie, i teatri e il Capodanno a Times Square, quello del 2020 sarà sicuramente ricordato come un Natale diverso dagli altri.
- Pochi giorni fa il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha annunciato che dopo Natale la città sarà costretta ad un nuovo lockdown. Nelle ultime settimane il numero di positivi e di decessi è pericolosamente salito, e in alcuni ospedali le terapie intensive sono già occupate al 90 per cento.
- Non tutti i quartieri della città sono stati colpiti dal Covid-19 allo stesso modo. In alcuni quartieri come West Farms, nel Bronx, dove gli abitanti avevano pochi risparmi e facevano già fatica ad arrivare a fine mese, la recessione ha colpito duramente.
La vita di un uomo è capace di toccare quella di tanti altri», dice l’angelo Clarence a George Bailey il protagonista di La vita è meravigliosa, il capolavoro del 1946 diretto da Frank Capra. George ha perso tutti i suoi soldi e rischia la prigione per un crimine che non ha commesso. Solo e disperato, decide di togliersi la vita la notte di Natale, gettandosi da un ponte. A Clarence che è stato mandato dal cielo per salvarlo e guadagnarsi un paio d’ali, George dice che sarebbe stato meglio se non fosse mai nato. E allora l’angelo gli mostra quale sarebbe stata la vita della sua famiglia, dei suoi amici e della sua città (appena fuori New York) se lui non fosse mai nato e non avesse potuto aiutarli. «Ricordati George», dice Clarence, «nessun uomo è un fallito se ha degli amici». La vita è meravigliosa è il film di Natale che tutti gli americani hanno visto almeno una volta in tv. Ed è forse il film che più di ogni altro aiuta a descrivere lo stato d’animo di questo paese con il Natale alle porte.
Il secondo lockdown
Pochi giorni fa il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha annunciato che dopo Natale la città sarà costretta ad un nuovo lockdown. Nelle ultime settimane il numero di positivi e di decessi è pericolosamente salito, e in alcuni ospedali le terapie intensive sono già occupate al 90 per cento. Le scuole qui hanno riaperto solo per sei settimane all’inizio dell’autunno, prima di chiudere di nuovo a metà novembre tra le proteste dei genitori. I ristoranti sopravvissuti alla prima ondata da qualche giorno possono fare solo asporto e servizio all’esterno del locale. C’è molto pessimismo tra i ristoratori sulla possibilità di resistere a un secondo lockdown. Quasi 5mila ristoranti sono già falliti e i due terzi dei proprietari ancora in attività pensa di non riuscire a superare l’inverno.
I teatri sono chiusi dallo scorso marzo, così come le sale cinematografiche, mentre i musei che avevano riaperto alla fine di agosto saranno costretti a nuove chiusure. In una città come New York, famosa in tutto il mondo per le decorazioni natalizie, gli spettacoli di Broadway, le Rockettes di Radio City e la festa di Capodanno a Times Square, quello del 2020 sarà sicuramente ricordato come un Natale diverso dagli altri. Almeno però, dopo un autunno incredibilmente caldo, è arrivato il primo Nor’easter dall’Atlantico e ha portato la neve in città. Le strade e i parchi si sono riempiti delle grida dei bambini sugli slittini e, per qualche ora, tutti hanno potuto godere di un po’ di normalità.
La buona notizia
La buona notizia è che proprio a New York sono iniziate da qualche giorno le vaccinazioni del personale medico-sanitario. In generale c’è ancora molto scetticismo tra gli americani sul vaccino. Il 42 per cento ha dichiarato in un sondaggio Gallup di non volersi vaccinare. La scorsa settimana compravo dei biscotti natalizi per i miei figli, quelli allo zenzero fatti a forma di omino, e un signore si è avvicinato per dirmi che il vaccino contiene mercurio e parti di feti morti, che Bill Gates è un criminale, e che se ci tengo alla salute dei miei figli non devo assolutamente farli vaccinare. E questo accade a New York, una città che ha avuto 25mila morti, e che lo scorso novembre ha esultato in strada per la vittoria di Joe Biden alle presidenziali (negli stati che hanno votato Trump molti cittadini sono ancora scettici sulla pericolosità del virus). Il presidente eletto ha promesso di farsi vaccinare in diretta televisiva, appena arriverà il suo turno, per cercare di rassicurare la popolazione su sicurezza ed efficacia dei vaccini.
Non tutti i quartieri della città di New York sono stati colpiti dal Covid allo stesso modo. In alcune aeree del Queens, per esempio, quelle più povere, densamente popolate e multietniche, uno studio condotto con i test sierologici ha rivelato che più del 50 per cento degli abitanti ha contratto l’infezione. Oggi alcuni ospedali del Queens, del Bronx e di Staten Island registrano ancora una volta un’impennata nel numero di ospedalizzazioni e decessi. Il virus ha colpito maggiormente afroamericani e ispanici che si sono ammalati e sono morti più dei cittadini bianchi.
La crisi economica
Anche la crisi economica generata dalla pandemia ha colpito la città in modo diverso. Per centinaia di migliaia di professionisti il tenore di vita non è cambiato, anzi è addirittura migliorato grazie agli andamenti di Borsa – l’indice Dow Jones è cresciuto del 60 per cento dallo scorso marzo. Secondo il Wall Street Journal, a livello nazionale, i lavoratori in possesso di un diploma di laurea erano già stati tutti riassunti a settembre dopo i licenziamenti di inizio anno. Ma la maggior parte dei lavoratori americani non ha una laurea e non può lavorare da remoto. In alcuni quartieri di New York come West Farms, nel Bronx, dove gli abitanti avevano pochi risparmi e facevano già fatica ad arrivare a fine mese, la recessione ha colpito duramente. Camerieri, autisti, cuochi, commessi, addetti alle pulizie, badanti hanno perso il lavoro a causa della pandemia e ora faticano a pagare l’affitto e a saldare i conti delle carte di credito.
Secondo il New York Times, a West Farms il tasso di disoccupazione è al 26 per cento contro il 13 per cento del resto della città (ma nel quartiere di Manhattan dove vivo la disoccupazione è solo al 5 per cento). A West Farms molti sperano di ricevere presto gli aiuti del nuovo pacchetto da 900 miliardi di dollari su cui si discute in questi giorni al Congresso.
Alla fine del film, i concittadini di George Bailey fanno una colletta per raccogliere i soldi che ha perso ed evitargli la prigione. Il loro è un gesto di riconoscenza nei confronti del protagonista che per tutta la vita si è speso per il bene della città. George allora accantona l’idea del suicidio e torna a casa per passare il Natale in famiglia, mentre l’angelo Clarence vola in paradiso dopo essersi guadagnato un paio d’ali. Un lieto fine degno di una favola di Natale con un insegnamento per tutti: la vita è meravigliosa solo se riusciamo a fare la differenza nelle vite degli altri. In questi giorni che precedono il Natale, molte persone sono sole e disperate come il protagonista del film di Capra. Non è solo a causa del Covid. Milioni di persone in questa città, una delle più ricche del mondo, vivono da sempre sotto la soglia di povertà. I newyorkesi riusciranno a salvarsi dal virus e dalla recessione solo se, almeno questa volta, non lasceranno soli i loro concittadini.
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