Nella notte la Russia ha bombardato uno dei principali porti ucraini sul Mar Nero Nel frattempo, l’accordo per l’esportazioni di grano è in bilico: se non sarà rinnovato entro lunedì prossimo decine di paesi rischiano la carestia
L’esplosione è risuonata nel cielo di Mykolaiv prima che le sirene avessero il tempo di entrare in azione quando in Italia era da poco passata la mezzanotte. Non ci sono stati feriti nell’attacco che avrebbe colpito una generica «infrastruttura», dicono gli ucraini. Secondo il comandante in capo dell’aviazione, a colpire la città sarebbe stato un missile balistico Iskander, velocissimo e preciso, un segno che i russi avevano in mente un obiettivo ben preciso da colpire e che spiegherebbe anche il ritardo delle sirene.
L’attacco contro uno dei principali porti commerciali ancora controllati dall’Ucraina è un pessimo segnale per il futuro dell’accordo sul grano tra Russia e Ucraina negoziato un anno fa dalla Turchia che consente all’Ucraina di esportare cereali e che da un anno ha contribuito a contenere i prezzi del grano e ad evitare crisi alimentari in numerosi paesi in via di sviluppo. L’accordo scadrà il prossimo 17 luglio e il Cremlino ha già fatto sapere che non vede margini per un rinnovo dell’accordo.
L’accordo
L’Ucraina è uno dei principali paesi produttori di cereali al mondo e le sue esportazioni, che passano dai numerosi porti del Mar Nero, sono vitali per le forniture alimentari di numerosi paesi del Medio Oriente e dell’Africa.
L’inizio dell’invasione lo scorso febbraio ha interrotto la circolazione di navi mercantili e ha bloccato nei porti ucraini oltre 20 milioni di tonnellate di grano, causando un’impennata del 30 per cento dei prezzi. Secondo le Nazioni Unite, oltre 44 milioni di persone rischiavano la fame in 38 paesi diversi.
L’accordo tra Ucraina e Russia mediato da Onu e Turchia dello scorso luglio ha consentito la riprese delle esportazioni e in un anno oltre 30 milioni di tonnellate di grano, cereali e altri generi alimentari hanno lasciato i porti ancora sotto controllo ucraino come Odessa, Chornomorsk e Yuzhne.
Da allora, l’accordo è stato continuamente rinnovato, in genere di due mesi in due mesi. Ma nelle ultime settimane, le possibilità di un nuovo rinnovo sembrano sempre più esigue. In cambio di una nuova proroga il Cremlino chiede che vengano agevolate le esportazioni russe di cibo e fertilizzanti. Non ci sono sanzioni che colpiscono in modo specifico il settore agroalimentare della Russia, ma quelle finanziarie rendono complicate le esportazioni internazionali. Nelle ultime ore sono in corso colloquio frenetici per cercare di salvare l’accordo, ma i diplomatici sono pessimisti.
Mykolaiv
L’accordo ha un’importanza particolare per la città Mykolaiv. Fondata alla fine del ‘700 dal favorito dell’imperatrice Caterina, Grigorij Potëmkin, per due secoli è stata una delle principali basi navali della Russia zarista e poi dell’Unione sovietica. Oggi è una città industriale di quasi mezzo milione di abitanti che si affaccia sull’estuario del fiume Bug. «Qui chi non si occupa di grano lavora nei cantieri navali», dice Igor Stepanov, impiegato nel piccolo e curato museo della marina cittadino.
L’industria militare è ancora centrale per Mykolaiv anche se ha subito un duro colpo dopo la caduta dell’Unione sovietica e poi a causa dell’invasione. Del glorioso passato navale oggi rimangono carcasse di grandi navi semiarruginite, come il relitto della Hetman Sahaydachniy, l’ammiraglia della flotta ucraina autoaffondata nel febbraio 2022 quando sembrava che la città potesse cadere da un momento all’altro in mano russa.
Accanto al relitto che affiora dall’acqua oggi incombono gli enormi silos e gli elevatori di grano della Nibulon, una delle principali società agricole ucraine e l’unica a disporre di una flotta e di un intero cantiere navale. Con una capacità di 2,5 milioni di tonnellate di grano l’anno, il terminal di Mykolaiv è il secondo dell’Ucraina dopo quello di Odessa.
Nonostante la sua ampia capacità e la sua ubicazione strategica all’estuario di un fiume che attraversa le zone più fertili dell’Ucraina, fino ad oggi non una tonnellate di grano ha lasciato il porto. I russi controllano la penisola di Kinburn che blocca l’uscita dall’estuario del Bug e Kiev li accusa di bombardare regolarmente lo stretto per impedire che il porto di Mykolaiv venga incluso nell’accordo. A parte i primi mesi di guerra, la città vera e propria invece era stata risparmiata. Almeno fino a ieri.
Fino a questo momento, gli ucraini non hanno rivelato dove è caduto il missile, di solito un segno che a essere colpito era un obiettivo sensibile. Ma di certo questo attacco, definito dal capo dell’aviazione «inaspettato» non è un buon segno per il futuro dell’accordo. Secondo l’agenzia russa Ria Novosti, l’unica speranza di rinnovo è ormai un confronto diretto tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan.
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