- La città diventata simbolo dei crimini di guerra russi è tornata alla normalità: le macerie sono spariti, abitazioni ed edifici pubblici sono stati riparati e gli abitanti sono tornati.
- Una pioggia di aiuti internazionali è arrivata in questo sobborgo benestante, dove almeno 450 persone sono state uccise nel corso dell’occupazione russa.
- Ma la ricostruzione non è uniforme. Nella vicina Borodyanka i grandi palazzoni sovietici sono ancora in rovina. Nel frattempo, esperti e Ong mettono in guardia sui rischi di corruzione.
A poco più di un anno dalla liberazione di Bucha, ogni traccia della guerra sembra essere stata spazzata via da questo benestante sobborgo della capitale ucraina Kiev. Dove giacevano auto carbonizzate e corpi con le mani legate dietro la schiena ora ci sono viali alberati, villette dalle facciate ridipinte di fresco e caffè alla moda. Secondo l’amministrazione cittadina, sono stati riparati quasi metà dei 2mila edifici o altri elementi infrastrutturali danneggiati nel conflitto. Oggi Bucha è tornata a essere quella che un giornalista ucraino ha definito la “Beverly Hills” di Kiev.
Le ferite subite dagli umani sono più difficili da riparare. «Ci vorranno decenni prima che i nostri cittadini potranno passare sopra le memorie di quello che gli è accaduto», dice il sindaco di Bucha, Anatolii Fedoruk. «Nella nostra comunità, quasi ogni famiglia è stata toccata dai massacri». Oltre 450 civili sono stati uccisi a Bucha, la maggior parte durante l’occupazione russa iniziata alla fine di febbraio 2022 e terminata il primo aprile con la liberazione della città. Di queste, almeno 73 sono state uccise deliberatamente dai soldati russi, molti dopo essere stati torturati e accusati di essere informatori dell’esercito ucraino, nazisti o ex militari.
Con i cimiteri intorno alla città inaccessibili per via dei combattimenti, molti di loro sono stati sepolti nel parco intorno alla chiesa di Sant’Andrea. I primi a essere stati sepolti sono stati chiusi in sacchi neri e deposti in una fossa scavata da medici e infermieri del vicino ospedale. Quando l’ospedale è stato evacuato e i soldati russi hanno iniziato a sparare a chiunque si muovesse per strada, le altre vittime sono state gettate in una seconda fossa così come venivano trovate per strada.
All’interno, la chiesa è completamente spoglia. I lavori, iniziati prima dell’invasione, non sono ancora stati ultimati e nella furia di ricostruire case e strade, nessuno ha avuto il tempo da dedicare agli edifici di culto. La grande navata a pianta greca è occupata da una mostra fotografica dedicata all’occupazione russa. Un grande televisore mostra il progetto di trasformazione della chiesa in un memoriale dedicato al massacro. «È un progetto di architetti locali per creare uno spazio pubblico che comprende una ricostruzione sotterranea che mostri ai visitatori com’era la vita a Bucha durante l’occupazione», dice Darya Kostenko, manager dell’Istituto per lo sviluppo della città di Bucha.
Pioggia di soldi
I fondi per costruire il memoriale non sono stati ancora raccolti, ma Kostenko ha pochi dubbi sul fatto che prima o poi si troveranno. Il massacro ha avuto l’effetto di trasformare Bucha in una delle città più famose dell’Ucraina e gli aiuti stanno arrivando da tutto il mondo. Privati, fondazioni e istituzioni internazionali hanno già donato alla città 600 milioni di hryvnje, circa 15 milioni di euro.
Soltanto una parte dei 4,5 miliardi di hryvnje che il sindaco stima siano necessarie per completare la ricostruzione. Oggi dice che la città ha già completato il 30 per cento delle decine di progetti di cofinanziati a livello internazionale. Dieci milioni di hryvnje sono arrivate dalla fondazione Cesvi di Bergamo, gemellata con Bucha, per ricostruire un asilo e altri per finanziarie il supporto psicologico agli abitanti traumatizzati dall’invasione.
Basta spostarsi di pochi chilometri per trovare una situazione piuttosto diversa. «Non abbiamo abbastanza risorse per la ricostruzione. I soldi del governo ucraino sono pochi e quelli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti non bastano», dice Tamara Burenko, consigliera comunale di Irpin, la città gemella di Bucha.
Mentre Bucha è stata sottoposta a un mese di brutale occupazione, Irpin, poco più a sud, è stata per settimane al centro del fronte. Circa il 70 per cento degli edifici di Irpin è stato danneggiato. Arrivando in città da Bucha, attraversando quello che un anno fa era il fronte che divideva russi e ucraini, si vedono ancora palazzi completamente sventrati in attesa di essere demoliti. Anche qui gli aiuti internazionali stanno iniziano ad arrivare. Un incontro sulla ricostruzione è stato organizzato ad ottobre a Milano, con la partecipazione dell’architetto Stefano Boeri. Ma gli investimenti ancora non tengono il passo con la scala dei danni. «Abbiamo avuto meno morti di Bucha, ma molta più distruzione», dice Burenko.
Più a nord, la situazione è ancora peggiore. A Borodyanka le villette di Bucha e i moderni condomini di Irpin lasciano il posto a vecchi palazzoni sovietici e strade piene di buche. Gli edifici amministrativi, dal municipio alla stazione di polizia, sono ancora inagibili e il comune deve condividere gli spazi con l’unica scuola ancora funzionante della città. Lo stipendio medio in città è di 200 euro, meno della metà di quanto di quanto si guadagna a Bucha ed Irpin. «Il governo ci dà 50 euro al mese, di ricostruzione non abbiamo ancora sentito parlare», dice Vassilj, un ex saldatore in pensione che abitava in uno dei palazzi sventati diventati il simbolo della città.
Timori di corruzione
Con l’arrivo di così tanti soldi per la ricostruzione, esperti ucraini e internazionali avvertono da tempo dei rischi di corruzione. Nel 2021, l’Ucraina era il secondo paese in Europa dopo la Russia nell’indice di corruzione percepita di Transparency International. «La corruzione può far perdere all’Ucraina la pace», titolava un articolo nell’ultimo numero della rivista Foreign Policy. «I partner internazionali devono stare attenti a non dare risorse agli oligarchi», ha scritto l’autore dell’articolo Francis Shin, un esperto di corruzione e cleptocrazia.
Il sindaco di Bucha Fedoruk, nel frattempo, celebra i successi della ricostruzione e si prepara a festeggiare il completamento dei lavori il prossimo anno, quando celebrerà il suo 25esimo anno alla guida della cittadina. Eletto per la prima volta nel 1998, Fedoruk è un veterano della politica ucraina, passato dal filorusso Partito delle regioni, quello del presidente Yanukovich cacciato dalla rivoluzione Maidan, a Servitore del popolo, il movimento di Volodymyr Zelensky, con cui è stato rieletto per la quinta volta nel 2020.
Sospeso dal suo incarico per due mesi nel 2016 per via di alcuni sospetti di abuso d’ufficio e corruzione, le indagini nei suoi confronti non sono mai proseguite e nel frattempo Fedoruk è comparso in alcune classifiche dei migliori sindaci ucraini. Nel bene o nel male, saranno quelli come lui a guidare la prima fase della ricostruzione del paese.
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